Ma come fai a saperlo?

La risposta è (quasi) sempre la stessa: l'avrò letto da qualche parte...

Ma perché stupirsene?

Glamour | Workshop 4

Luogo: una discoteca (ovviamente chiusa, c'eravamo solo noi).

Modella: una bellissima ragazza della Repubblica Ceca (e di dove, se no?)

Tema: Sposa sexy, ispirata da un vecchio servizio di Playboy (anni 90 o addirittura anni 80).

Abbiamo sfruttato un paio di ambienti interni, un divano in pelle rossa, una bella sala con uno specchio enorme, luci con ombrellino e controluce per far risaltare i capelli e i lineamenti. La modella non aveva bisogno di particolari indicazioni (!).

Purtroppo le foto pubblicabili non sono molte ;-) Comunque, è stato il primo workshop che mi ha davvero soddisfatto (astenersi commenti maliziosi!).

La gallery è qui: http://donnifoto.zenfolio.com/ws4

Non

Non dire quello che pensi. Dì quello che gli altri si aspettano di sentire.
Non dire cose troppo intelligenti. Non saranno capite.
Non fare discorsi impegnati. Nessuno ha voglia di usare il cervello a meno che non sia strettamente necessario.
Non essere sarcastico o provocatore. Non tutti apprezzano.
Non scherzare per e-mail. L'altro potrebbe non cogliere (specialmente se usa Lotus Notes e non vede le faccine).
Non dire cose serie usando la chat. La comunicazione non verbale aiuta.
Non essere totalmente sincero. La sincerità non sempre paga.
Non fare constatazioni asettiche. Saranno comunque interpretate pro o contro (sicuramente contro).
Non fare domande. Possono essere interpretate negativamente.
Non limitarti ai fatti. Fai come gli altri. Interpreta.
Non esprimere giudizi negativi. Quello che piace agli altri piace anche a te.
Non prendere posizione. Quello che decidono gli altri vale anche per te.
Non arrabbiarti anche se hai ragione.
Non avere ragione. Se hai ragione, agli altri darà fastidio.
Non far notare agli altri quando sbagliano. Sembrerai saccente.
Non dare consigli non richiesti. Sembrerai ancora saccente.
Non precisare. Benvenuto nel mondo dell'approssimazione.
Non c'è nulla di cui complimentarsi. Fai complimenti gratuiti ogni tanto.
Non essere totalmente onesto. Sii più paraculo. Racconta più palle.
Non pensare troppo. Vivrai più sereno.
Non cercare di distinguerti. Cosa ti fa pensare di poterlo fare? Adeguati alla massa.
Non inveire contro gli altri. Anche tu fai parte degli altri.
Non essere troppo razionale. Sii più istintivo ogni tanto. Spock non è sexy.
Non essere te stesso.
Non essere.
Non.
.

Steve Jobs

Mi ha sorpreso molto, alla morte di Steve Jobs, il clamore mediatico che si è creato. Io pensavo che Jobs fosse conosciuto dagli addetti ai lavori o poco più, ma evidentemente mi sbagliavo. Tutti i telegiornali gli hanno dedicato ampio spazio, alcuni addirittura dei servizi speciali. Sicuramente negli ultimi anni, in cui teneva regolarmente i suoi keynote per lanciare i nuovi prodotti Apple (con la famosa frase "One more thing..."), la sua fama era cresciuta, ma non ricordo di averlo mai visto in nessuna trasmissione televisiva generalista. Diciamo che quando è morto si è creata (chissà perché) un po' di follia collettiva ed è partita la santificazione. Certo, la statura del personaggio non si discute (pur con qualche ombra quà e là) però davvero mi ha sorpreso la reazione del pubblico. Abbiamo sempre più bisogno di eroi?

Comunque, anche io ho riflettuto, come tutti, sul se e quanto avesse influenzato la mia vita. Non direttamente, ho pensato, dato che non ho mai avuto un prodotto Apple. Ovvio che l'abbia fatto indirettamente, dato che ha condizionato in larga parte lo sviluppo dell'industria dei personal computer, e negli ultimi anni della musica e della telefonia. Pur senza inventare nulla da zero, ma portando a essere realmente fruibili dalla massa invenzioni di altri (che comunque rimane un merito enorme, sia chiaro).

Poi mi è venuto in mente un episodio, la cui importanza avevo sottovalutato fino a oggi, e ve lo voglio raccontare. Quand'ero piccolo, ogni estate andavamo al mare con la mia famiglia, e ci fermavamo qualche giorno al paese dove è nato mio padre. Ovviamente si passava il tempo in un tour di saluti a parenti e conoscenti. Tra i parenti c'era una zia di mio padre, che aveva una villa bellissima. Un giorno la andiamo a trovare (non mi ricordo quanti anni avessi) e nel patio, sul classico tavolo bianco da giardino, vedo uno strano cubotto grigio con un piccolo monitor bianco e nero incorporato, la tastiera davanti, e uno strano affarino sulla destra. Ancora non lo sapevo, ma era un Macintosh. Il primo Mac, quello originale. Cosa ci faceva lì? Era di Marcello, il marito di una delle figlie, che se l'era portato per lavorare anche durante le vacanze. Marcello mi fece vedere come funzionava. Mi fece vedere come poteva disegnare sul piccolo schermo muovendo il piccolo affarino che teneva con la mano destra. Mi fece vedere come portando l'icona del floppy sul cestino, questo veniva espulso. Mi fece vedere come poteva scrivere e impaginare, e poi stampare, e la stampa era uguale a quello che si vedeva a video. E tante altre cose. Io ero letteralmente stupefatto.

Nei giorni seguenti, praticamente tutti i giorni chiedevo a mio padre di andare a trovare la zia. Volevo rivedere quel cubotto magico. Un paio di volte mi accontentò, ma entrambe le volte Marcello non c'era, e io rimasi deluso.

Ripensandoci adesso, credo che sia partito tutto da lì. La mia passione per i computer è nata in quel momento. Cominciai a interessarmene, a leggere riviste, e iniziai a spaccare i maroni a mio padre finché non mi comprò il Commodore 64. E poi l'Amiga. E poi...

Quindi, caro Steve, alla fine hai influenzato anche la mia vita. E non poco, a pensarci bene. Chissà cosa farei oggi, senza quell'episodio. Magari il bancario, o il magazziniere, o chi lo sa. Magari sarebbe meglio, o peggio, chi lo sa. Per cui ti ringrazio, io come milioni di altri.

Sono d'accordo


"Un blog non è scrivere; sono graffiti con la punteggiatura."

Dr. Sussman - Contagion

Sotto casa

Grazie ad un'anonima commentatrice (grazie!), sono venuto a conoscenza di questo bellissimo corto che rappresenta un'autentica chicca, nonché un vero colpo di genio. Descrive la difficoltà di trovare parcheggio vicino a casa, in una grande città, e di come il trovarlo ti possa cambiare la vita. Azzeccatissimi anche gli attori (lui sembra proprio il classico consulente medio con la Focus aziendale, lei la classica fighetta milanese che lavora per un'agenzia pubblicitaria).

"Sotto casa? Amore mio...
Voglio un bambino.
Che cosa?
Voglio diventare papà."

Piccolo capolavoro. Dedicato a tutti i milanesi.

(500) -> 1

Forse avevi ragione tu. Forse non dovevo guardarlo. Però mi è piaciuto.
In tre o quattro scene, ho rivisto me stesso. Uguale. Ma uguale uguale.
Devo prendere atto che quell'unicità, non era tale.
Però la scena dell'Ikea, semplicemente geniale.
A me manca ancora il finale, però. O forse solo una parte.
Meglio non sapere. Finché potrò.

Devo cambiare una lampadina...

Cosa devi fare oggi? Niente, cambiare una lampadina. Solo che quella lampadina non è quella del salotto... è a più di 500 metri d'altezza! Guardatevi questo video di due tecnici che si arrampicano su un'antenna alta più delle torri gemelle. Salgono, salgono, salgono, e sembra non finire mai, e diventa sempre più stretta, sempre più piccola. All'inizio sono all'interno della struttura, ma poi si devono arrampicare all'esterno. E notate che spesso sono sganciati, senza il cavo di sicurezza, e anche quando lo agganciano... non è sicuro per niente! Da brividi.

(piccola) Bibliografia giapponese

Ecco una piccola bibliografia sul paese del Sol Levante, senza pretese ovviamente. Più che altro sono i libri che ho letto io... (in ordine sparso)

La guida. Cosa usare per preparare il viaggio? Su quale guida basarsi? Sul volo per Tokyo un sacco di gente aveva in mano l'onnipresente Lonely Planet. Ce l'avevo anch'io, ma credo di non averla mai usata. Ve la sconsiglio. Non perché sia fatta male, anzi. Perché è "troppa". Più di 900 pagine, 35 euro e quasi un chilo di peso. Scritta fittissima, carattere piccolo (e io ormai sono ciecato) e pochissime foto (e sapete che a me piacciono tanto le foto). Ricchissima di informazioni, ma se è la prima volta che andate in Giappone, al 99% farete il solito giro e tutte quelle info non vi servono. In più, come ci ha fatto notare il nostro vicino di posto (ce l'aveva anche lui) che senso ha una guida che ti indica dei ristoranti per esempio a Tokyo, dove ce ne sono letteralmente decine di migliaia? Avrebbe senso nel paesino sperduto, dove ci sono 4 ristoranti di cui solo uno buono. Ma a Tokyo no. Io ho usato invece la Guida Traveler del National Geographic, molto più compatta, leggera, con un sacco di foto, secondo me ben fatta e con tutte le informazioni essenziali. E la trovate a meno di 10 euro.

La lingua. Prima di partire mi hanno regalato un libricino (grazie fratello!), della serie "I frasari", sempre edito da Lonely Planet. "Capire e farsi capire in giapponese" è appunto una raccolta di frasi già pronte, adatte a varie situazioni. Per ogni frase viene riportata la scritta in ideogrammi e la pronuncia. Onestamente è inutile (tranne forse in qualche situazione di vera emergenza), il giapponese è troppo difficile, e difficilmente vi capiranno (e soprattutto voi non capirete loro). In più credo che ci sia qualche app per iPhone che fa la stessa cosa, e le frasi le pronuncia il telefono... Le prime quaranta pagine circa sono però interessanti, in quanto spiegano la struttura della lingua giapponese, e potete farvi un'idea delle sue caratteristiche e della sua complessità.

La società giapponese. Se volete approfondire la conoscenza della società giapponese, dei suoi usi e costumi e delle sue infinite sfumature (spesso di difficile comprensione per noi occidentali) potrebbe esservi utile un libro che acquistai anni fa: "Guida rapida a usi, costumi e tradizioni - Giappone", Morellini editore. Sono circa 160 pagine che parlano di un po' di tutto in maniera concisa e schematica: valori, tradizioni, religione, stile di vita, cibo, lingua, il mondo del lavoro, il tutto con uno stile piacevolmente scorrevole. Mi è piaciuto molto.

Curiosità. Vagavo in libreria e sono stato colpito da questo libro con la copertina tutta rossa. "Un geek in Giappone", di Hector Garcia, editore Panini Comics. E' molto simile al precedente in quanto ad argomenti trattati, ma con uno stile completamente diverso, molto più visuale e colorato, pieno di foto, quasi fumettoso. Si sofferma molto sugli aspetti curiosi e strani della cultura e società giapponesi. L'autore è un ragazzo spagnolo che vive in Giappone, e scrive un blog molto simpatico su questa sua esperienza (www.kirainet.com). Il libro di fatto è nato dai post del blog. Molto molto carino, consigliatissimo (anche il blog!).

Meridiani. Qualche mese fa è uscito un numero di Meridiani dedicato al Giappone. Parla di vari aspetti della cultura e società giapponesi, nel solito stile della rivista, raffinato e un po' altero. Anche le foto sono molto belle (escluse quelle in HDR, inguardabili). E in più potete leggerlo anche senza un ordine prestabilito (per quelli a cui non piace leggere dall'inizio alla fine).

Cibo. A un certo punto mi è venuto il trip della cucina giapponese, ovviamente. E allora mi sono preso un bel libro sul sushi. "Sushi Sashimi. L'arte della cucina giapponese", Giunti Editore. L'ho scelto a caso in libreria, non so dirvi se sia buono o no. Non è che spiega proprio le ricette, più che altro fa una panoramica dei vari piatti. Però la cucina giapponese è fatta anche di altro, ma all'estero conosciamo quasi solo sushi e sashimi (e a me, ad essere onesto, piacciono quasi solo quelli). Mi piacerebbe approfondire ma è difficile anche quando siete là...

Tokyo. Mi piace prendere un libro ricordo delle città che visito. A Tokyo non lo avevo fatto. Ho rimediato poi. Tokyo Megacity è un libro meraviglioso, tutto dedicato a questa scintillante megalopoli. C'è solo in inglese (e giapponese), ma non è un problema, dato che è uno di quei libroni fotografici che si sfogliano per le fantastiche immagini che contengono. E qui ce ne sono davvero tante, bellissime. Ogni capitolo un quartiere, e oltre a quelli più famosi ce ne sono alcuni dedicati a quelli meno noti. Comunque un gran bel libro.

Giappone. Luci e ombre della terra del Sol Levante. Infine l'ultimo acquisto, che fa il paio con il precedente come stile (libro fotografico) ma in questo caso gli autori sono italiani. E hanno creato un'opera di un certo peso (2,3 kg sulla bilancia!). Si sofferma molto più sui modi, piuttosto che sui luoghi. Fotografie molto belle, anche se a essere onesto alcune non sono tecnicamente perfette. Comunque farà la sua figura nella vostra biblioteca.

Analogie

Lavorare sui proxy è una fregatura, per due motivi. Primo, hai a che fare con Internet, che è un universo sempre in cambiamento, e che non puoi controllare. Secondo, hai a che fare direttamente con l'utonto finale, per cui frasi come "il sito non funziona / è lento / mi sembra che ieri fosse diverso" sono all'ordine del giorno. Un po' come fare il pediatra. Il pediatra è una fregatura, per due motivi. Primo, i bambini sono dei pessimi pazienti (non ti possono spiegare cos'hanno che li fa stare male). Secondo, hai a che fare con i genitori dei bambini all'alba del terzo millennio, il che è probabilmente anche peggio.

Le VPN invece, come dico spesso, o ti vengono al primo colpo, oppure richiedono ore di prove prima di farle funzionare (specialmente se quello dall'altra parte ci capisce poco). Come un certo tipo di sesso. O ti viene subito, o lascia perdere (riprova al prossimo giro).

Eclettico


"Io passo da un concerto al Conservatorio a Jersey Shore..."

Il Donni - conversazione privata

Photoshow 2011

Anche quest'anno ho fatto il consueto giro al Photoshow; edizione più o meno come al solito, anche se la crisi si è fatta sentire e gli stand con set dove fotografare qualcosa o qualcuno di decente erano davvero pochi. Comunque mi sono divertito per un  "episodio collaterale" inaspettato che non posso citare qui, ma sul quale abbiamo poi ricamato per mesi :-)

Alla fine mi sono concentrato quasi esclusivamente sull'uomo lucertola (!) e su questa bellissima modella che i miei amici hanno anche pensato di tampinare mentre stava andando via dallo stand (e lei è stata anche molto gentile).

Nel frattempo ho ripreso a fare workshop, per cui... prima o poi arriveranno anche delle foto decenti.


Notizia fondamentale. Mi sento rassicurato.

"Dopo la fine della storia d'amore con Luca Marin, Federica Pellegrini ha deciso di cancellare anche il tatuaggio a lui dedicato, e cioè la scritta Balù sulla caviglia destra, come rivela il suo tatuatore di fiducia. Tatuaggio subito sostituito perché quest'estate in vacanza a Jesolo la Pellegrini e il nuovo fidanzato, Filippo Magnini, si sono fatti disegnare due nuovi tattoo: lei un teschio messicano sul braccio, lui un piccolo Calimero. E i tatuaggi della Pellegrini sono sempre otto."
Cristina Parodi - TG5, 18 sett. 2011, edizione delle 20

Commodity

Vi siete mai chiesti perché Windows costa un botto di soldi, e invece Mac OS X poche decine di euro (attualmente 23,99 euro per passare a Lion)? Facile, per Microsoft l'OS è uno dei suoi core business, per Apple no. Per Apple il suo OS è semplicemente una commodity. Semplicemente un pezzo del suo vasto ecosistema, un ingranaggio. Non è con Mac OS X che Apple fa i soldi, ma, guardando uno degli ultimi bilanci, con la vendita di iPhone/iPad e di canzoni su iTunes e di app sull'App Store. E il sistema operativo che gira sulle sue macchine diventa funzionale a tutto questo, e nulla di più. Non è più importante IL sistema operativo in sé, ma quello che ti permette di fare.

Apple in questi anni ha inventato un business completamente nuovo, un mercato che non c'era. Io, pur non amandola troppo per via di una certa arroganza che ormai fa capolino quà e là, non posso fare altro che ammirare una tale lungimiranza e strategia visionaria.

Fresca e protetta

Avete mai fatto caso che in tutte le pubblicità di assorbenti e roba intima per donne riecheggiano sempre queste due parole? Fresca e protetta.

Adesso io non pretendo di capire, facendo parte dell'altra metà del cielo. Però sul fresca ci posso arrivare anche io. Va bene. Ma il protetta? Protetta da cosa? Da chi? Forse che in quei giorni c'è qualcuno che va in giro a infilzarle o prenderle a bastonate (lo so che qualcuno di voi sarebbe anche contento)? Spiegatemi.

Ho provato a chiedere a Google, inserendo come chiave di ricerca (ovviamente) "fresca e protetta". Tra i primi 10 risultati sono uscite pagine su centri estetici, borse termiche, creme solari per neonati, igiene intima in gravidanza, un albergo a Cervia, cosmetici, come scegliere l'acqua giusta, e una centralina modificata per la Lotus Elise (!). No, non ci siamo.

E l'altro giorno ero con la tv accesa di sottofondo, mentre facevo altro. A un certo punto sento le due parole magiche, alzo lo sguardo aspettandomi la solita pubblicità di una che si lancia col paracadute, e un'altra che mette l'assorbente sulle bocchette di aerazione dello scompartimento del treno (ve la ricordate? ne parlò anche la Littizzetto). E invece no: stavolta è Filippa Lagerback che fa la pubblicità delle cicche. "Perché io voglio sentirmi fresca e protetta anche fuori casa!". Ah si? Certo, la cicca rinfresca l'alito tipo metano (citazione), ma il protetta? Protetta da cosa? Anzi, forse la cicca se non la mangi per i denti è anche meglio...

Un giorno capirò, nel frattempo scusatemi (non ho l'aria condizionata, il caldo di questi giorni mi ha ispirato questi post...).

MI-BO

Non amo molto guidare, e tanto meno quando la strada è tutta dritta per 200km. Come sulla Milano-Bologna, sulla quale rischio di addormentarmi ogni volta. L'unica cosa che mi piace è il fatto che per un lungo tratto la linea ferroviaria dell'alta velocità costeggia l'autostrada, e ogni tanto passa un Frecciarossa. Compare all'improvviso e in pochi secondi sparisce all'orizzonte. Tu stai andando a 130 (velocità Tutor) e lui in pochi attimi ti lascia lì, come se fossi fermo, e se ne va leggiadro fendendo l'aria.

Ovviamente il mio pensiero corre subito agli stupendi Shinkansen giapponesi. Sei lì che passeggi bello tranquillo per Tokyo, come al solito circondato da un dedalo di palazzi, strade, sopraelevate, tunnel, dalla configurazione non sempre chiara al colpo d'occhio. Non sai se su quella sopraelevata passa una strada o dei binari. E all'improvviso compare dal nulla una sagoma bianca, liscia, geometrica. E' uno Shinkansen, magari un N700, che è appena partito o sta arrivando in città. Procede piano, si divincola tra i palazzi, ti passa a fianco silenzioso, pronto a scatenare tutta la sua velocità di lì a pochi minuti. La foto sopra (fonte: http://www.kirainet.com/english/shinkansen-crossing-tokyo) probabilmente dice tutto meglio di queste mie parole.

Che devo fare, la giapponesite non mi passa...

E tu, in che parte della curva sei?

La distribuzione normale, o curva gaussiana, è usata in statistica per descrivere molti fenomeni naturali, che tendono a distribuirsi con una forma a campana intorno a un valore centrale. Che so, pensate all'altezza, al numero di scarpe, al peso, all'intelligenza... Un numero alto di campioni verso il centro e poi via via meno verso le code.

Ovviamente si applica anche ai fenomeni sociali: il periodo di ferie, la frequenza con cui andate al ristorante, quante volte fate sesso, quante volte il bambino si mette a piangere durante la notte (questo parametro è collegato con il precedente!) e via così. In questo caso la definizione non è proprio corretta, in quanto sotto lo zero non si può andare, però rende l'idea... che so, la media è andare al ristorante 4 volte al mese, qualcuno non ci andrà mai (e meno di così è impossibile), qualcuno ci andrà tutti i giorni (e più di così è impossibile), per cui la curva potrebbe essere un po' asimmetrica. Però avete capito.

Ognuno di noi inoltre fa parte di infiniti insiemi: uomini e donne, giovani e vecchi, sposati e non, con figli e non, lavoratori e non, quelli a cui piace la musica e quelli a cui piace solo il rock anni 70, quelli a cui piacciono i film e quelli che guardano solo fantascienza... Infiniti insiemi.

Per cui da un po' mi chiedo: ma io, rispetto a questo insieme X, in che parte della curva sono? Al centro o nelle code? E soprattutto, dove sarebbe meglio stare, al centro (e quindi con la massa) o nelle code (fuori dalla massa)? Dipende dall'insieme, ovviamente (ma ultimamente pendo più dalla parte della massa).

Tutti amiamo pensare di essere unici e di poterci distinguere, ma la verità (dato che la statistica non è un'opinione) è che anche noi (anche io, anche tu) facciamo parte, con buona probabilità, della tanto vituperata massa. Almeno per un tot di insiemi. Adeguati alla massa e vivi felice, mi verrebbe da dire.

Chissà se, paradossalmente, per un numero N di insiemi, la nostra posizione nella curva per ognuno di essi, considerati tutti insieme, a sua volta si distribuisce come una gaussiana...

Siete perplessi? Anche io... (sarà il caldo di questo fine agosto).

Investimenti

"Se ho 2000 euro me li ballo al gratta e vinci..."

F.B. (detto Sciambola)

Giungono voci


"Giungono voci di infiorata con le zucchine..."

Ma sono rimasti tutti a casa?

Avevo già fatto un post sul fatto delle ferie scaglionate 3 anni fa. Ma ogni anno è sempre peggio. Venerdì scorso (5 agosto) non ho trovato posto sotto casa mia. Sarà la crisi, sarà che ormai tutti fanno le ferie da giugno a settembre, ma ormai esclusa la settimana di ferragosto a Milano c'è la stessa gente del resto dell'anno.

Io sinceramente preferivo prima. Tutto il mese la città si svuotava e se restavi te la godevi. Se andavi in ferie fuori periodo, pagavi poco e non c'era folla. Se andavi ad agosto, mettevi  in conto le tue 12 ore per fare Milano-Rimini e pace. Adesso in città c'è casino sempre (e code assicurate), e se vai in ferie a luglio ci trovi quasi più gente che ad agosto. E anche i prezzi ne hanno risentito, ormai tra questi due mesi la differenza di prezzo si è assottigliata.

Chiudo con un bel luogo comune: si stava meglio quando si stava peggio (e non ci sono più le mezze stagioni).

Where have you been

All of my life
Where have you been
I wonder if I'll ever see you again
And if that day comes
I know we could win
I wonder if I'll ever see you again
Lenny Kravitz - Again

Amore vero = Crema rassodante

Era da molto tempo che non sentivo un'affermazione talmente geniale da trascendere il tempo e lo spazio, e assurgere a valenza assoluta. Dopo la storica frase "Sto cercando di gestire un rapporto all'alba del terzo millennio" pronunciata tempo fa da un collega, è ancora un collega (questa volta donna) ad avere l'onore della nuova frase totale che dà il titolo a questo post. Una frase che nella sua genialità può essere paragonata a quella "Sarai ferramenta!" di fumettiana memoria.

"Amore vero = Crema rassodante" racchiude dentro di sé tutto, il buio e la luce, l'inizio e la fine, il relativo e l'assoluto, il bene e il male. E quel segno di uguale dalla matematica bidirezionalità cosa significa, che l'amore vero esiste e quindi le creme rassodanti funzionano, o viceversa, queste ultime sono una chimera e quindi l'amore vero è una pia illusione?

Quesito universale.

Lukla

Sir Edmund Hillary e lo Sherpa Tenzing Norgay sono stati i primi uomini giunti in cima all'Everest. In loro onore è stato ribattezzato l'aeroporto di Lukla, in Nepal, utilizzato dagli scalatori che si avventurano sulla montagna più alta del mondo.

E' considerato l'aeroporto più pericoloso del mondo, e il perché è presto detto: è situato a 2800 metri di altezza, quindi l'aria è già abbastanza rarefatta, e il fatto che si trovi in pieno Himalaya fa sì che le condizioni meteorologiche siano estremamente variabili. Inoltre, la pista è lunga solo 460 metri e ha una pendenza (!) del 12%. In pratica ci possono atterarre e decollare solo piccoli aerei ed elicotteri. Inoltre, da un lato della pista c'è uno strapiombo, e dall'altro la montagna (per cui in caso di errore in atterraggio non è possibile "riattaccare" e riprendere quota).

Ecco un bel video che mostra sia decolli che atterraggi, e tra l'altro in un giorno con un bel traffico (e fa anche un po' ridere):


Vogliamo provare l'emozione dalla cabina?


Ogni tanto le condizioni sono proibitive e le cose (purtroppo) non vanno sempre bene:


Per fortuna non mi piace la montagna...

Politico

"Senta... Io sono un uomo politico, e questo vuol dire bugiardo e truffatore, e quando mi chino a baciare i bambini rubo loro le caramelle. Ma vuol dire anche che mi lascio aperte tutte le porte... "
Jeffrey Pelt - Caccia a Ottobre Rosso

Anonimi

Qualche settimana fa ho fatto una gitarella in Liguria, percorrendo un po' di sentieri tra Camogli e Portofino. Il mio amico aveva in tasca un piccolo ricevitore GPS, e ha salvato tutto il percorso. Dopodiché ha caricato tutto online, su Everytrail, e così ci possiamo rivedere il cammino, e sapere quanti km abbiamo fatto, quanto dislivello abbiamo superato, quanto ci abbiamo messo, ecc. E grazie alla magia del web 2.0, posso condividere tutto ciò con voi. In questo caso, un'applicazione simpatica e utile. E pazienza per la privacy.


Cinquant'anni fa, eravamo tutti anonimi. Le nostre attività quotidiane non lasciavano tracce. Oggi, inutile dirlo, non è più così. Siamo tutti (potenzialmente) monitorabili.

Il cellulare che portiamo in tasca rende nota la nostra posizione (anzi, ormai la polizia si basa solo su quello durante le indagini a quanto pare...). Gli estremi delle telefonate sono tutti loggati. Gli SMS sono tutti registrati. La navigazione internet è monitorata dai provider. Il Telepass comunica dove andiamo. Le telecamere sono ovunque, e ci riprendono mille volte al giorno. Al supermercato, le tessere fedeltà registrano cosa compriamo. Il bancomat e le carte di credito fanno lo stesso.

Ma ultimamente stiamo andando oltre, verso scenari nuovi, che aprono questioni nuove. Per esempio, quasi tutti gli smartphone sono dotati di GPS, e possono registrare con precisione assoluta i luoghi che visitate. Dicono a voi dove siete e dove andare, ma di contro lo possono (potenzialmente) dire anche a qualcun'altro. E' fresco il caso dell'iPhone, che registrava "per sbaglio" tutti i posti in cui era stato il telefono. Oppure il caso di TomTom, che raccoglie dati collettivi sulla posizione dei veicoli per calcolare i percorsi tenendo conto anche del traffico. Ebbene, tali dati sono stati venduti al governo olandese, che li ha usati invece per sapere dove gli automobilisti superano più di frequente i limiti di velocità, e piazzare di conseguenza gli autovelox. O i social network, dove è l'utente stesso a fornire tutti i dati volontariamente: rete di amici, parenti, gusti, quello che ti piace, quello che non ti piace, cosa ti sei comprato, cosa guardi... Una miniera d'oro per chi è interessato a quelle informazioni per scopi di marketing. E non solo.

Quasi ogni nostra attività lascia tracce. Queste tracce potrebbero essere usate a nostro favore, ma anche contro di noi. Non a caso tutti i maggiori Paesi si sono posti il problema, e hanno emanato apposite leggi per tutelare la privacy (ovviamente ben lontane dall'essere perfette).

Se state pensando "ma tanto io non ho niente da nascondere", lasciate perdere. Non è quello il punto.

Le spalle di una donna

"Sei stupenda... Ti devi tagliare i capelli.

Dice sul serio?

Le spalle di una donna sono gli avanposti della sua mistica. E il suo collo, se è viva, ha tutto il mistero di una città di confine... di una terra di nessuno. È il conflitto fra la mente e il corpo."
John Milton e Mary Ann - L'avvocato del diavolo

Toncontín

L'aeroporto Toncontín si trova a Tegucigalpa, Honduras. Pensavo che l'atterraggio al Kai Tak fosse difficile, ma guardate questo: l'aereo fa una lunga virata, poi sfiora la collina a poche decine di metri da terra e scende lungo il fianco verso la pista. Come hanno pensato di fare l'aeroporto lì lo sanno solo loro.


Vogliamo farci mancare la strada subito dietro la pista?


La pista stessa è anche molto corta, ed è stata allungata nel 2007 e nel 2009. Potete rendervene conto in questo video (purtroppo l'incorporamento è stato disabilitato e dovete guardarvelo sul sito) dove il pilota arriva un po' lungo e... guardate voi. Sempre nel 2007 la collina antistante è stata sbancata per facilitare un po' l'atterraggio.

Infine, cosa ci fa questo semaforo piazzato a metà di questa strada, senza che ci sia un incrocio o un accesso laterale? Nel video la risposta (la strada comunque è quella di prima, e notate il tizio in motorino che passa lo stesso!).


In questo caso, direi che non è il caso di farsi un giro qui... anche perché la trasmissione Most Extreme Airports di History Channel lo classifica come il secondo aeroporto più pericoloso del mondo. E il primo di questa speciale classifica? Lo scoprirete nel prossimo post aeronautico.

Amazon vs Feltrinelli

Mi piace ogni tanto fare un giro alla Feltrinelli di piazza Piemonte, e perdermi un po' tra tutti quei libri. Ogni tanto scopro anche qualcosa di interessante, e se non costa troppo (la mia soglia psicologica è 15 euro) scatta anche il cosiddetto acquisto d'impulso.

Da qualche mese però, c'è Amazon.it, e ha degli ottimi prezzi (non solo sui libri). Sono andato a controllare i miei ultimi due acquisti, e ho visto che ordinandoli da loro avrei risparmiato qualcosina. Ma non li avrei trovati, quei due libri, se non vagando tra gli scaffali veri, e non tra quelli virtuali.

Allora la prossima volta potrei fare così: trovo il libro vagando alla Feltrinelli, e poi lo ordino su Amazon risparmiando. Ma è giusto?

Feltrinelli paga le spese per il negozio, paga gli stipendi dei commessi ai quali chiedere informazioni, mi permette di sfogliare il libro e decidere se ne vale la pena, e di scoprirne altri semplicemente perché li vedi lì. Mi offre un servizio insomma.

Amazon invece non mi offre nulla di tutto ciò. Mi offre però il risparmio, un assortimento infinito e la comodità di ricevere l'acquisto comodamente a casa. In più, Amazon.it di fatto in Italia non ha nulla: i server saranno in America, gli uffici europei in Lussemburgo e la merce arriva tutta dai magazzini in Francia, UK e Germania. E per arrivare a me, produce anche dell'inquinamento supplementare. Insomma, quando compro da loro all'economia italiana resta poco o nulla.

Quindi Amazon è bene o è male? E' bene in quanto ha aumentato la concorrenza, i prezzi sono scesi (per es. quasi tutti gli altri siti hanno abbassato la soglia per spese di spedizione gratis a 19 euro) e l'offerta aumentata (si, c'è anche quel libricino ormai introvabile). E' male se un giorno Feltrinelli licenzierà dei dipendenti perché ormai vende meno libri. Peraltro anche loro hanno il sito di e-commerce. Magari il dipendente non sarà licenziato ma verrà spostato nella divisione informatica. Ma forse non ne avrà le competenze, e sì, sarà licenziato e al posto suo sarà assunto un informatico. Oppure, tutta l'infrastruttura sarà data in outsourcing e gli informatici saranno tutti assunti in Cina e India, e qui resterà solo un ufficio con 10 persone che dirigono tutto. A pensarci bene, un po' quello che successe con la rivoluzione industriale. Questa è un'altra rivoluzione.

Vedremo come andrà a finire. Nel frattempo, credo che gli acquisti di impulso continuerò a farli in libreria. Mi sembra più giusto.

Ma ti avverto...

"Bravo. Non tornerò mai in prigione.

Allora è meglio che tu cambi lavoro.

È quello che mi riesce meglio: organizzare colpi. A te quello che riesce meglio è cercare di fermare gente come me.

...Insomma una vita regolata non ti piacerebbe?

Quale sarebbe? Il barbeque e la partita in televisione?

Già.

Ed è questa vita regolata quella che fai?

Che faccio..no. La mia vita... no, la mia vita è un disastro assoluto. Ho una figliastra incasinata come poche, per il suo vero padre che grazie a Dio è un gran coglione. Ho una moglie, la madre, ma ormai siamo in rotta, un matrimonio irrecuperabile il mio terzo... e questo perché passo tutto il mio tempo a dare la caccia a quelli che fanno il tuo lavoro. Ecco la mia vita.

...Una volta uno mi ha detto, "Non fare entrare nella tua vita niente da cui tu non possa sganciarti in trenta secondi netti se senti puzza di sbirri dietro l'angolo". Se tu sei sempre appresso a me e dove vado io vai anche tu, beh come pretendi di tenerti... una moglie?

Questa è una bella domanda. Tu invece sei un monaco?

Ce l'ho una donna.

Mmh, e che le racconti?

Che faccio il rappresentante.

Quindi se dovessi vedere me arrivare da quell'angolo... abbandoneresti la tua donna... senza neanche salutarla?

Rientra nella disciplina.

È un pò superficiale, no?

Sì, può darsi che lo sia. O l'accettiamo o tanto vale che cambiamo mestiere.

Io non saprei che altro fare.

Ah, io neanche.

E nemmeno vorrei fare altro.

E io neanche.

(...)

Eccoci seduti qui... io e te normali come due vecchi amici ma tu fai quello che fai e io faccio quello che devo fare... e ora che ci siamo conosciuti... se quando sarà dovrò toglierti di mezzo, potrà non piacermi, ma ti avverto: se mi troverò a scegliere fra te e un poveraccio che per colpa tua rischia di lasciare una vedova... scelgo te, senza neppure esitare.

Trascuri l'altra faccia della medaglia. Cosa succederebbe se tu mi incastrassi, e fossi io a dover scegliere... perché per nessun motivo ti permetterei di fermarmi. E' vero, ci siamo conosciuti, sì... ma neppure io esiterei, nemmeno un istante.

Forse è proprio così che andrà... o chi può dirlo...

O forse non ci rivedremo mai più."

Neil McCauley e Vincent Hanna - Heat, La Sfida

Gibilterra


Altro post sugli aeroporti strani (e non sono ancora finiti, ne mancano un paio): l'aeroporto di Gibilterra.

Gibilterra è una piccola enclave britannica situata sull'omonimo stretto. Come tutti i posti dove lo spazio è poco (la superficie totale è di meno di 7 kmq) per costruire un aeroporto si sono dovuti ingegnare. Qual'è la particolarità qui? Semplice, la strada principale taglia in due la pista, e viene chiusa con delle sbarre (tipo passaggio a livello) quando gli aerei decollano o atterrano!

Al solito un paio di video rendono meglio l'idea:



Toccherà andare a farsi un giro pure qui...

Oh mamma mamma mamma

Milano, 15 marzo 2011. Conferenza con Bruce Schneier. Sala affollatissima. Lo leggo da anni, e lo considero un genio. Finalmente lo vedo anche.

Relatore: "Bene, lasciamo ora la parola a Bruce Schneier. Se qualcuno volesse fare delle foto, le può fare liberamente, non c'è nessun divieto. E a fine conferenza, se qualcuno vuole farsi firmare una copia di uno dei suoi libri, può venire qui e Bruce la firmerà volentieri."

Io (girandomi verso i miei soci): "Nooo, cazzo, il libro!"

La mia copia di Practical Cryptography è rimasta a casa. I miei soci ridono.

Concorde

Ultimamente ho il trip degli aeroporti "strani" (e i post sull'argomento non sono ancora finiti), ma questa volta vi parlo invece di un miracolo della tecnica: il Concorde.

Il Concorde è stato uno dei due aerei di linea per trasporto passeggeri supersonici (l'altro era il suo clone russo Tupolev Tu-144). Se pensate che il progetto risale alla fine degli anni 60 la sua realizzazione ha del miracoloso. Velocità di crociera superiore a Mach 2, ali a delta, muso inclinabile, motori carenati erano solo alcune delle sue caratteristiche uniche.

Le ali a delta favorivano il volo a velocità supersoniche, ma imponevano un angolo molto elevato durante l'atterraggio (a causa del modo in cui ali di tale forma sviluppano la portanza). Da qui la scelta del muso abbassabile, che serviva a far sì che i piloti vedessero meglio la pista. I 4 motori erano carenati sotto le ali e non semplicemente "appesi"; inoltre, erano dotati di postbruciatori come i jet militari.

Impiegato solo dall'Air France e dalla British Airways, era in grado di coprire la rotta Parigi/Londra - New York in circa 3 ore e mezza. Volava mediamente a quote molto alte, fino a 17000 metri, dove l'aria è molto rarefatta ed è già possibile vedere la curvatura della Terra. Inoltre, nei viaggi verso ovest la sua velocità superava quella della rotazione terrestre, per cui l'ora locale di destinazione era antecedente all'ora locale di partenza. Era cioè possibile partire di sera e arrivare di pomeriggio. La British Airways aveva sfruttato questa particolarità per fare pubblicità al Concorde con lo slogan "Arrivare prima di partire". Alcuni paesi comunque vietarono al Concorde di sorvolare il loro territorio, o di farlo a velocità supersonica, per via dei boom sonici prodotti durante il volo.


Il biglietto era ovviamente molto caro; l'esperienza a bordo comunque non era delle più confortevoli, dato che la cabina era molto stretta e bassa (un metro e ottanta soltanto). Inoltre non vi era nessun tipo di intrattenimento (film e videogiochi), il tutto compensato dal viaggio decisamente più breve.

Entrò in servizio nel 1976, e ci rimase fino al 2003. Purtroppo quasi tutti lo ricordano per via dell'incidente del luglio 2000, che fu l'unico vero incidente di tutta la vita operativa del Concorde. Riporto la descrizione dell'incidente direttamente da Wikipedia:

"In base alle indagini ufficiali condotte dall'accident investigation bureau (BEA) francese, l'incidente fu provocato da una striscia metallica in titanio, appartenente ad un inversore di spinta. Questo pezzo di metallo cadde da un DC-10 della Continental Airlines che era decollato circa quattro minuti prima, e forò una gomma nella parte sinistra del carrello principale. La gomma esplose e un suo frammento colpì il serbatoio del carburante, rompendo un cavo elettrico. L'impatto provocò un'onda d'urto che fece saltare il tappo del serbatoio dell'ala sinistra. Di conseguenza si verificò una perdita di carburante, che si incendiò quando entrò in contatto con i cavi elettrici tagliati. I piloti spensero il propulsore numero 2 a seguito di un allarme incendio ma non riuscirono a ritrarre il carrello d'atterraggio, compromettendo il decollo; decollo resosi ormai inevitabile, dato che l'incedio fu notato, dalla torre di controllo, quando mancavano circa 2000 metri alla fine della pista, mentre per fermare il Concorde, sono indispensabili non meno di 3000 metri. Con il propulsore numero 1 sovraccarico e in grado di fornire poca potenza, l'aereo non riuscì a salire di quota e raggiungere una velocità sufficiente. Il Concorde iniziò una violenta discesa, virando a sinistra. Infine si schiantò contro l'edificio dell'Hotel Hotelissimo".

Morirono tutti i 100 passeggeri, 9 membri dell'equipaggio e 4 persone a terra. Sempre su Wikipedia c'è una pagina specifica, e quello che mi ha veramente impressionato è stato leggere le trascrizioni delle comunicazioni tra i piloti e la torre di controllo. Mettono i brividi, se pensate che sono gli ultimi istanti di vita (dal decollo allo schianto passano solo un minuto e 10 secondi) di 113 persone.

C'è un video dell'incidente, diventato ormai tristemente famoso, che mostra il Concorde decollare in fiamme:


Quello che molti non sanno è che, dopo la sospensione dei voli a causa dell'incidente, vennero apportate delle modifiche in modo da aumentare la sicurezza dell'aereo, e il Concorde tornò in servizio nel 2001 (tra l'altro il primo volo fu proprio l'11 settembre, coincidenza sfortunata). Nel 2003 tuttavia, a seguito del calo dei voli a causa proprio dell'incidente e della paura di volare conseguente all'11 settembre, sia l'Air France che la BA decisero di porre fine all'utilizzo del Concorde.

Andava così in pensione uno degli aerei più belli e più tecnologici mai costruiti. Oggi un nuovo Concorde non è neanche lontanamente all'orizzonte. Ed è proprio di pochi giorni fa uno degli ultimi voli dello Shuttle, anche in questo caso senza che ci sia una nuova navetta pronta a sostituirlo. C'è bisogno di un nuovo rinascimento tecnologico?

Per concludere vi segnalo un sito creato da un appassionato, davvero fatto benissimo e dove potrete trovare tantissime informazioni dettagliate: http://www.concordesst.com/.

Il mio terremoto

Continuo a riguardare, come in un loop infinito, le immagini che arrivano in questi giorni dal Giappone. Le vedo, e le rivedo, e penso a quell'agosto del 2009 in cui ero a Tokyo e ho sentito il primo vero terremoto della mia vita. E penso anche al quadro di Hokusai, la grande onda di Kanagawa, che mi aveva fatto compagnia per tutto il viaggio, stampato sulla copertina del Japan Rail Pass, e che oggi mi appare tristemente bellissimo.

Ne avevo già parlato, a suo tempo, in questo post, usando un tono scherzoso, dato che alla fine non era successo niente. Però un leggero senso di angoscia mi era rimasto, per mesi, quando ripensavo a quei momenti.

Era notte, la prima notte a Tokyo. Mi sono svegliato, e c'era qualcosa che non mi quadrava. Mi sembrava che il letto si muovesse, ma ero in quel limbo tra sonno e veglia in cui non sai mai se stai sognando o no. Non stavo sognando, il letto si muoveva davvero, avanti e indietro, e non di poco. Ho aperto gli occhi: anche il lampadario si muoveva, e tutta la stanza cigolava, di un cigolio sinistro. Quando ho capito che era un terremoto, sono rimasto come paralizzato. Non sono riuscito a fare o pensare nulla. Non ho pensato di andare sotto la scrivania, né di provare a uscire. Ti prende una sensazione di terrore, di angoscia, di impotenza, che non puoi spiegare, e non puoi capire se non la provi. E quei secondi ti sembrano infiniti, ti sembra che non passino mai. Non so neanche dire quanto sia durato, e ad essere onesto non ho avuto neanche troppa paura, nello stato semionirico in cui ero.

Ho acceso la luce, ho guardato la stanza ed era tutto a posto, poi sono andato alla finestra e ho guardato fuori. Tutto sembrava tranquillo, non c'era nessuno per strada. Mi sono chiesto cosa fare a quel punto, e non ho saputo rispondermi. Sono tornato a dormire.

La mattina ho scoperto che era stato un terremoto di magnitudo 6 punto qualcosa (a seconda delle fonti e del tipo di scala usata). Può sembrare poca cosa di fronte al 9.0 di questi giorni, ma è stato più o meno dello stesso livello di quello dell'Aquila. Non posso fare a meno di pensare cosa deve essere stato questo, fortissimo, lunghissimo, terrificante. Ma come dicevo prima, non si può capire senza averlo provato.

Da un po' leggo il blog di un ragazzo spagnolo che vive in Giappone. Ha scritto un post sulla sua esperienza di questa scossa devastante. Finora è la descrizione migliore che abbia letto, di quella sensazione che non si può spiegare. Per il resto, non ci sono parole, ma solo un'infinita tristezza, e tante immagini che mi resteranno impresse. Tra le tante, vi consiglio quelle di The Atlantic (1, 2, 3) e di The Big Picture.

Ho donato qualche euro; lo si può fare attraverso il sito della Croce Rossa italiana oppure tramite Google direttamente a quella giapponese, oppure con un SMS al 45500.

Forza Giappone, il Sol Levante si risolleverà!

Persone

Rieccomi con qualche foto nuova (e molte vecchie) dato che la pubblicazione delle stesse latitava da un po'. Questa volta il soggetto sono le persone, croce e delizia di ogni fotografo. E' difficile infatti fare belle foto alle persone, soprattutto se vuoi coglierle in momenti spontanei; se infatti si accorgono che le stai fotografando, si mettono chi più chi meno in posa per te e la foto viene in qualche modo alterata. A me piacciono molto di più le foto spontanee, a meno che si stiano facendo dei ritratti specifici.

Eccomi dunque con un album "virtuale" che raccoglie varie foto, alcune già pubblicate nei rispettivi album sotto "Luoghi" (dovevo pur decidere un metodo di classificazione), altre invece nuove nel senso che non hanno un album dedicato per cui le pubblico ora per la prima volta. Ce ne sono diverse fatte in Giappone, ero indeciso se pubblicarle o no dato che sono tante (forse troppe), ma alla fine ho deciso di includerle perché mi piacciono molto. Questo album comunque non sarà statico ma si arricchirà nel tempo di nuovi scatti.

L'album è qui: http://donnifoto.zenfolio.com/persone

Come al solito potete vedere lo slideshow qui sotto:

Saint Maarten

Continuiamo la serie di post "aerei" parlando di un altro luogo molto famoso tra i plane spotters: Saint Maarten.

Saint Maarten è una piccola isola delle Antille olandesi, situata più o meno tra le Isole Vergini e Antigua. E' molto frequentata dai turisti e dotata di un piccolo aeroporto, dove però (proprio a causa dell'elevato numero di visitatori) atterrano aerei abbastanza "grossi".

La pista è a pochi metri dal mare, e questa non è una situazione inusuale: anche a Lanzarote e Skiathos è così, ma in questo caso la particolarità sta nel fatto che la spiaggia di Maho Beach è frequentata normalmente dai bagnanti, e tra la spiaggia e la pista passa anche una strada che rimane aperta anche durante decolli e atterraggi. L'atterraggio non è difficile come quello di Hong Kong (l'avvicinamento è diretto e lineare dal mare) ma la pista è molto corta (2180m) e questo costringe i piloti a toccare terra il più vicino possibile all'inizio della pista stessa. Questa combinazione di fattori fa sì che gli aerei passino bassissimi sopra la spiaggia piena di gente. Durante i decolli invece, il getto dei motori arriva fino alla battigia spingendo gli oggetti in acqua.

Al solito un paio di video valgono più di mille parole. Questo è un tipico atterraggio (notare anche l'auto che sta passando proprio in quel momento):


Altro atterraggio, questo forse anche un pelo più basso (e c'è anche un sacco di gente):


Vogliamo andare un po' più sotto?


Questo è invece l'effetto della spinta dei motori al decollo:


Infine, un video con una serie di foto da cui si colgono altri particolari:


Prossima vacanza, tutti a Saint Maarten!

Qualcosa è cambiato

Qualche tempo fa sono andato a vedere "The social network", il film che racconta la storia di Mark Zuckerberg e della nascita di Facebook. Avevo letto solo recensioni con lodi sperticate, ed ero curioso. E' un bel film, gradevole e ben fatto, anche se a parer mio non è nulla di eccezionale. Nello stesso periodo, ho risentito un cliente con cui non lavoravo da molto tempo, e che io prendevo bonariamente in giro sostenendo che è il sosia di John Gilmore.

Ma chi è John Gilmore, e cosa ha a che fare con il film su Facebook? Nulla, ma mi è venuto naturale accostare le due cose per il motivo che adesso vi spiego.

John Gilmore è uno dei personaggi mitici del mondo IT anni 90 e dei primissimi anni del boom di Internet. Solo per ricordare alcune delle sue attività, è stato uno dei fondatori della Electronic Frontier Foundation, della mailing list Cypherpunks, un grande sostenitore del progetto GNU e dell'uso della cifratura, e colui che ha creato la gerarchia alt.* di Usenet. E' stato uno dei primi 5 dipendenti di Sun Microsystems e il coautore del protocollo BOOTP che sarebbe poi diventato il DHCP che tutti noi oggi usiamo.

Il suo sito Toad.com è uno dei 100 domini più vecchi ancora attivi, e ancora oggi ha quel look dei primordi del web, HTML puro e niente orpelli, che vi farà tornare in mente le prime navigate con Mosaic e un modem da 28.8 pagato 300mila lire. Insomma, un personaggio di un certo spessore, un cazzutissimo tecnofreak nonché attivista per le libertà (digitali e non) come ormai ne restano pochi.

Ora, confrontate la foto di Gilmore con quella di Zuckerberg:


Anche tenendo conto della differenza d'età, che dite, i tempi sono cambiati? Gli hacker di ieri erano di un altro calibro. Oggi abbiamo dei ragazzini brufolosi che si inventano siti che solo pochi anni fa non erano neanche concepibili (ok, lo so, Zuckerberg non ha i brufoli ma lo volevo scrivere lo stesso). Tutto cambia e tutto evolve. Come dice qualcuno, purtroppo anche gli anni 60 e il rock anni 70 non ci sono più. Però ce li ricordiamo ancora. E ci ricordiamo ancora di Gilmore, Stallman e Wozniak. Qualcuno si ricorda per esempio di Shawn Fanning? Se probabilmente non sapete chi sia, è il creatore di Napster. Napster è stato fondamentale nel creare un nuovo paradigma, ma il suo fondatore oggi non lo ricorda quasi nessuno. Fra 10 anni ci ricorderemo di Zuckerberg?

Il regalo?

Concludiamo il trittico di post natalizi parlando dei regali, croce e delizia di ogni Natale (e non solo). Non sono uno di quelli che fa regali a venti persone, anzi, forse (colpevolmente) ne ho sempre fatti troppo pochi. Negli ultimi anni ho riscoperto in parte questo piacere, però devono essere regali sentiti, che facciano piacere a chi li riceve ma anche a chi li fa.

Il regalo fatto per obbligo sociale è un incubo. Specialmente se di quella persona ti frega poco o se proprio non sai cosa regalargli. Cominci a pensare agli oggetti più improbabili o banali, per poi scartarli uno a uno mentre la data fatidica si avvicina inesorabile. Alla fine prendi qualcosa di inutile e ti autoassolvi pensando che tanto conta il pensiero.

Il regalo a una persona a cui invece tieni può essere anche peggio. Non vuoi deluderla. In questo caso ho imparato una regola molto semplice (anche se non sempre applicabile): il regalo deve venire da sé. Non devi essere tu a cercarlo, deve essere lui a trovare te. Pensi a quella persona e sai già cosa regalargli. Sai che quella cosa gli piacerebbe tanto, o sai che ne ha bisogno. L'hai sentita dire "mi piacerebbe comprare/fare/andare/vedere" e con nonchalance hai fatto finta di niente. Oppure ti capita per caso di imbatterti in qualcosa e di pensare che piacerebbe proprio a... Ecco, il regalo è venuto da te. Se poi la persona che lo riceve non se lo aspetta, o non c'è nessuna ricorrenza particolare, è ancora più bello. Il regalo perfetto.

Effetto farfalla

Durante queste feste appena finite, si sono raggiunti livelli di traffico mai visti. A partire dal 9 dicembre, subito dopo il ponte dell'Immacolata, e fino al 23 compreso, ho imprecato ogni singolo giorno per andare e tornare dall'ufficio. La tangenziale est di Milano per più giorni è stata congestionata come non mai, alcune sere ben oltre le 21. E lo sapete di chi è la colpa? Delle strade insufficienti? Dell'incremento nella consegna di merci prima di Natale? Del freddo pungente che ha scoraggiato anche i motociclisti più temerari? Del solito incidente (in realtà basta uno che si ferma a cambiare una gomma. Se poi si ferma anche la Polizia, siamo spacciati...)? No. La colpa è mia (e anche di mio fratello).

Avete presente l'effetto farfalla? Cito dalla solita onnipresente Wikipedia: Effetto farfalla è una locuzione che racchiude in sé la nozione maggiormente tecnica di dipendenza sensibile alle condizioni iniziali, presente nella teoria del caos. L'idea è che piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema.

Da qui la famosa espressione: "Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo".

E dove sarebbe la mia colpa? Semplice. Ho ordinato un libro tre CD da Amazon. Che mi sono stati spediti in due pacchi separati, da due posti diversi, con due corrieri differenti che hanno fatto strade diverse. Mio fratello invece ha ordinato tre LP (sì, esistono ancora, e stanno tornando un po' di moda) e sono stati mandati con tre spedizioni diverse.

E poi mi lamento del traffico. Sono stato io. Il mio ordine ha messo in moto una catena di eventi ineluttabili il cui risultato è stato quello di scatenare un bordello mai visto, e farmi perdere ore seduto in una scatola di metallo. Dovrò ricordarmene la prossima volta.