Viaggio in Giappone - giorno 9

Tokyo arriviamo! Da oggi ci buttiamo nella megalopoli! Da dove cominciare? Tokyo non ha un vero e proprio centro, ma tanti quartieri ognuno con le sue caratteristiche.

Cominciamo dal quartiere di Asakusa, che è famoso per il tempio Senso-ji. Ancora templi? In effetti ne abbiamo visti tanti, e questo è l'unico tempio famoso di Tokyo, per cui decidiamo di toglierci subito il pensiero. E' bello, ma ormai ci siamo assuefatti. Ci impressiona però la marea di gente che c'è, si fa fatica a camminare.





Seconda tappa di oggi il vicino quartiere di Ueno, con il relativo parco, famoso anche (purtroppo) per essere rifugio di numerosi barboni, fenomeno in crescita negli ultimi anni di crisi economica. In effetti non abbiamo difficoltà a vederne molti. Il parco comunque è bello, e ospita anche un laghetto che per metà è pieno di fiori di loto (tanto che l'acqua neanche si vede) mentre l'altra metà è libera e "navigabile" anche con apposite barchette kitsch a forma di cigno (!).





Dopo il parco, torniamo verso la metro e ci imbattiamo nel nostro primo megastore di elettronica (a Kyoto non ne avevamo visto neanche uno), Yodobashi Camera. E' una cosa impressionante, sette piani ognuno dedicato a un settore specifico: un piano solo tv, un piano hi-fi, un piano computer e così via. Goduria totale il piano dedicato alle macchine fotografiche, in cui si trova TUTTO quello che uno possa desiderare, compresi accessori che da noi sono introvabili o comunque di difficile reperibilità. Purtroppo i prezzi non sono affatto buoni per noi, quasi tutto costa di più. Peccato. Ma potrei passarci una giornata intera vagando per quegli scaffali. Il socio mi porta via a forza :-)

Usciamo da un'uscita secondaria e ci ritroviamo all'imbocco del mercato Ameyoko, che è forse il più caratteristico che abbiamo visto, ed è situato sotto le arcate della ferrovia. E' bello il contrasto tra il megastore appena visitato e questa specie di fiera di Senigallia. A un certo punto ci viene fame e ci spariamo un bel kebab! (tributo alla globalizzazione)



Infine, un bel giro a Ginza. Ginza è la Montenapoleone di Tokyo, piena di vetrine luccicanti e negozi di lusso. Cerchiamo anche il famoso Sony Building, di cui da anni si favoleggia sulle riviste di alta fedeltà, ma non riusciamo a trovarlo. Mi aspettavo infatti un'enorme insegna Sony ma nulla. In compenso l'Apple Store è ben visibile. Alla fine lo troviamo ma sta per chiudere, e non riusciamo a vederlo. Pazienza.



La sera dopo cena faccio qualche altra foto notturna facendo un giro oltre l'albergo, una zona veramente tranquilla e con pochissima gente. Ma in Giappone la microcriminalità non esiste, e anche di notte potete girare tranquillamente per la città senza nessun problema (a testimonianza di questo ci sono in giro anche tante donne da sole).



E il primo giorno a Tokyo è finito.

Viaggio in Giappone - giorno 8

Il primo giorno a Tokyo (nonché la seconda parte del viaggio) inizia presto. Esattamente alle 5.07, quando mi sveglio perché il letto si sta muovendo. Ma... sogno o sono desto? No, non sogno, il letto si muove davvero. Apro gli occhi. Si muove anche il lampadario. Cigola tutto. TERREMOTO! Oddio cosa faccio? Andare sotto un tavolo... no, non ci sono tavoli. Allora sotto lo stipite della porta. Mah, le uniche porte sono quella di ingresso della stanza e quella del bagno, e non mi paiono su muri solidi. I secondi passano e la stanza continua a cigolare. "Ale, Ale, il terremoto!". "Ma dai, non è neanche troppo forte..." "Ma vaffanculo!".

Finisce. Silenzio irreale. Sarà durato 30 secondi, ma non so dirlo esattamente. Guardo la stanza, non si è staccata una vite. Però che sensazione, di angoscia, di impotenza. Io avevo sentito solo due terremoti in vita mia, ed erano stati due cagatine. Ho letto il giorno dopo sul giornale (in inglese, cosa credete) che è stato di magnitudo 6.6, più o meno come quello in Abruzzo. E' vero anche che gli edifici antisismici si muovono di più, amplificando l'effetto. Quando racconto questa esperienza, tutti mi rispondono "Ma tanto loro sono abituati". Si, loro. Io mi sono cagato sotto.

Sul momento non sono stato a rifletterci più di tanto, ma adesso, a distanza di mesi, ogni tanto mi torna in mente, quella sensazione di angoscia.

Comunque, ci rimettiamo a dormire come se nulla fosse (anche questo è surreale) e ci svegliamo tardi, troppo tardi per il giro che dobbiamo fare oggi. E' l'ultimo giorno di validità del Rail Pass e decidiamo si sfruttarlo per andare a Nikko. Nikko è a circa 130 km da Tokyo e bisogna addirittura prendere due treni per arrivarci, lo shinkansen fino a Utsunomiya e poi il trenino locale. Siccome il percorso con lo shinkansen è breve, non lo prenotiamo e ci ritroviamo a viaggiare in piedi nelle carrozze senza prenotazione che sono stracolme di gente. Al momento di cambiare treno, non troviamo subito il binario giusto e perdiamo la coincidenza. Il treno per Nikko passa infatti ogni ora e dobbiamo aspettare per un'ora il successivo. Praticamente arriviamo che sono le 15 passate. E piove.

Nikko è la classica gita fuori porta da Tokyo. Tutte le guide di viaggio dicono di farci assolutamente un giro, anche se dopo Kyoto e Nara alle città antiche con templi siamo ormai abituati, e non ci impressiona più di tanto. Però è molto carina, quasi una cittadina di montagna, con sole case basse e nessun palazzo. "Nikko is Nippon" leggiamo su numerosi poster pubblicitari alla stazione. In effetti l'atmosfera non ci è dispiaciuta.

La zona dei templi è abbastanza lontana dalla stazione, e vi si accede attraverso il ponte Shinkyo, considerato sacro. In realtà vaghiamo abbastanza senza meta, e le indicazioni tutte in giapponese non aiutano.







E' già ora di tornare a Tokyo. Usiamo il Rail Pass per l'ultima volta. Ceniamo nel nostro quartiere, ma non mi ricordo dove. E faccio qualche altra foto notturna (il minicavalletto si è rivelato un acquisto davvero fondamentale).





Da domani, Tokyo fino alla fine del viaggio.

Intendo...

"Non dovevo credere che B. fosse diversa.

Già...

Si... lei è... fatta così...

Intendo... Intendo dire che è stupido, da parte tua, volerla diversa da quello che è... Comunque sta cambiando...

Come lo sai?

Avrebbe potuto avere me... e ha scelto te. Ha solo bisogno di qualcuno che creda in lei."


N. e C. - GG (stagione 2, episodio 21)

Viaggio in Giappone - giorno 7

Oggi si conclude la prima parte del viaggio e ci trasferiamo a Tokyo. Ci manca però da vedere uno dei templi simbolo di Kyoto, il Kinkaku-ji. Per questo motivo abbiamo prenotato lo shinkansen per Tokyo per il pomeriggio, alle 16 circa.

Prima però di visitare l'ultimo tempio, facciamo un salto al mercato Nishiki; il nostro hotel è proprio a due passi, ma non ce ne eravamo mai accorti perché andavamo sempre nella direzione opposta. Si tratta di un mercato coperto (meglio, dato che anche oggi piove discretamente), in una stretta stradina davvero lunghissima. Più che altro si vendono cibarie varie, molte delle quali non riusciamo neanche a capire cosa sono. Molto pittoresco, vale sicuramente una passeggiata, anche se non dovete aspettarvi una cosa in stile suk, anche qui tutto è molto preciso e ordinato.







Dopodiché riprendiamo l'autobus e andiamo a vedere il famoso tempio Kinkaku-ji, detto anche Padiglione d'Oro (da non confondere con il Ginkaku-ji visto qualche giorno fa). Molto scenografico il colpo d'occhio, anche se il Kiyomizu-dera nel complesso rimane il più bello secondo me. L'atmosfera poi è stata rallegrata da due signorine in kimono che, a grande richiesta popolare, si sono dovute prestare a posare davanti al tempio (e con le quali non ho resistito a farmi fotografare anche io).





Torniamo quindi in hotel a prendere le valigie, lo shinkansen per Tokyo ci aspetta. Ne approfitto per testare il bagno della hall in un momento di transizione (vi racconterò).

Arriviamo in stazione in ritardo, e il nostro treno delle 15.56 è già passato. Sono le 16.20 circa. Vado quindi all'ufficio prenotazioni pronto a prostrarmi per aver bucato la prenotazione, ma l'addetto non fa una piega, annulla i vecchi biglietti e mi chiede se vogliamo prendere il treno delle 16.29 o quello delle 16.56. Sono senza parole... e opto per il secondo per fare le cose con calma...



Arriviamo a Tokyo che è già buio, e negli ultimi minuti il treno si insinua nella metropoli passando vicinissimo ai grattacieli e a una moltitudine di insegne luminose... Il paesaggio urbano di Tokyo è davvero alla Blade Runner.

Poche fermate di metropolitana e siamo al nostro hotel, nel quartiere di Akasaka. La posizione si rivelerà perfetta (5 linee di metro a 300m, Starbucks a 100m dalla metro, davanti a un parco tranquillissimo ma vicino a due strade piene di ristoranti).

Usciamo subito a fare un giro nel quartiere e a mangiare; finiamo in un ristorante dove all'ingresso ci fanno togliere le scarpe (dopo aver scarpinato tutto il giorno... immaginate voi...) e sedere a un tavolo basso. Proverò i ravioli (gyoza), e sarà una delle poche cene che non mi ha proprio soddisfatto del tutto, anche se l'atmosfera molto intima e soffusa mi è piaciuta.

Ne approfitto anche per fare qualche foto notturna d'effetto.





"Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione sintonizzata su un canale morto". Così inizia "Neuromancer" di William Gibson, romanzo culto del filone cyberpunk che ho letto anni fa (senza capirlo, tra l'altro). La frase in questione si riferiva a Chiba, che è a pochi km da Tokyo. Adesso so cosa vuol dire (vedi foto qui sopra).

La prima parte del viaggio è conclusa, passeremo tutti i giorni che ci restano a Tokyo. Tranne domani, che andremo a Nikko.

Viaggio in Giappone - giorno 6

Oggi sveglia molto presto, alle 8.02 abbiamo lo shinkansen che ci porterà a Hiroshima (prenotato ieri quando siamo partiti per Nara, insieme a quello che domani ci porterà a Tokyo). L'idea è quella di passare la mattinata lì, e nel pomeriggio vedere l'isola di Miyajima e il museo di Kure (che sono ai due lati opposti della baia di Hiroshima).

Il treno ci porta in un paio d'ore a destinazione, puntualissimo come sempre. All'uscita della stazione, una coda immane ci attende alla fermata dei tram. In realtà l'efficienza nipponica fa si che bastino 10 minuti per salire sul tram che ci porta in centro, al A-bomb Dome con annesso Museo della Pace.

Eccolo qui dunque, il simbolo di una delle tragedie dell'umanità. Uno dei pochi edifici rimasto in piedi dopo l'esplosione, che si è deciso di conservare per sempre così com'era, mentre tutto il resto della città è stato ricostruito completamente (Hiroshima è oggi una città molto moderna). Piove, e questo aggiunge tristezza al momento che è già triste di suo.

Visitiamo poi il Museo della Pace, e questa è la prima volta che provo fastidio per il famigerato "affollamento" giapponese. C'è davvero una marea di gente, e oltretutto è il 9 agosto, solo tre giorni prima (il 6 agosto) era l'anniversario dell'esplosione con tanto di cerimonie commemorative.





Sinceramente, Hiroshima è la tappa che mi è piaciuta meno di tutto il viaggio. Non c'è quasi nulla da vedere, e quello che c'è mette una tristezza infinita. Il tutto in una giornata grigia e piovosa. Però come fai a venire in Giappone e non visitare Hiroshima?

Nel pomeriggio, capiamo che non ce la facciamo a vedere sia Miyajima che il museo di Kure, e optiamo per quest'ultimo, anche perché continua a piovere e l'isola non ce la godremmo. Peccato. Prendiamo perciò il trenino per Kure, dove il mio socio guerrafondaio mi farà visitare il museo della marina giapponese e il museo Yamato (la famosa corazzata della seconda guerra mondiale, costruita proprio nei cantieri di Kure).

Il museo della marina giapponese, anzi JMSDF (Japan Maritime Self-Defense Force) è molto interessante e comprende anche un sottomarino di 76 metri parcheggiato lì fuori e visitabile anche all'interno!! E tutto questo ben di Dio gratis! Il museo Yamato invece è tutto dedicato all'omonima nave e comprende tra le altre cose un modellino scala 1:10 e un vero aereo Zero (motivo del viaggio in Giappone del mio socio... :-). Le foto rendono meglio l'idea.





Infine ce ne torniamo indietro con il trenino e facciamo appena in tempo a prendere lo shinkansen per tornare a Kyoto. Arriviamo verso le 22 e decidiamo di mangiare qualcosa direttamente in uno dei locali della stazione. Purtroppo abbiamo una brutta sorpresa; i giapponesi hanno infatti l'abitudine di mangiare presto e verso le 21-21.30 molti ristoranti già chiudono (o almeno chiudono la cucina). Infatti ne proviamo un paio ma veniamo rimbalzati senza pietà (anche in uno in cui c'era ancora molta gente che mangiava). Torniamo perciò in hotel e finiamo per mangiare un tramezzimo allo Starbucks (unico locale aperto). La peggiore cena di tutto il viaggio. Bah... Sarebbe stato meglio comprarsi un bento (le scatole con il cibo già pronto) e mangiarla sul treno come abbiamo visto fare spesso a loro. Sarebbe stata un'altra esperienza giapponese.

Domani ci trasferiamo a Tokyo, ma prima abbiamo ancora un paio di cose da vedere qui...

Ci sono quelli

Ci sono quelli che leggono e basta.

Ci sono quelli che fanno solo i giochini, o i quiz, e non scrivono mai niente di loro.

Ci sono quelli che scrivono un post al mese, del tipo "finalmente è venerdì". Grazie, lo so anche io...

Ci sono quelli che devi bannarli, perché scrivono venti post al giorno.

Ci sono quelli che scrivono solo post criptici, che possono capire solo in due...

Ci sono quelli che scrivono in un'altra lingua, perché vivono all'estero.

Ci sono quelli che pubblicano solo le foto.

Ci sono quelli che ritrovi dopo tanto tempo, gli chiedi l'amicizia, e te la danno. Poi gli scrivi una mail, "ehi come va? quanto tempo..." e neanche ti rispondono. Troppa fatica.

Ci sono quelli che ti chiedono l'amicizia, ma non sono proprio amici, e non sai che fare... (questa regola vale solo per gli uomini)

Ci sono quelli per cui ormai è diventata una droga. E quelli che hanno abbandonato. O si sono suicidati virtualmente. E poi magari sono tornati.

E infine ci sono i tormentati. I single. Si iscrivono a tutti i gruppi del tipo "Quelli che l'amore..." e scrivono citazioni dello stesso tenore. Lanciano messaggi più o meno velati all'ex. Ci fanno sapere quanto siano felici, o tristi. A pensarci bene, forse faccio parte anche io di questa categoria.

Niente di nuovo sotto il sole. Però è una bella umanità.