Mi merito una cena

Ragazza: "Ormai è un anno di scopamicizia, direi che mi merito una cena"

Guè (stravaccato sul divano): "Cosa preferisci, il McDonald's o il kebab?"
Guè Pequeno - Club privè - Ti presento i Dogo

Ritratti | Chiara

Forse avrei dovuto intitolare questo album Ritratti | Natalie. L'idea infatti mi è venuta vedendo una foto di Natalie Portman nella pubblicità del profumo di Miss Dior. Inutile dire che lei è bellissima e io ne sono perdutamente innamorato. E' stupenda con quell'aria vagamente imbronciata che ha in tutte le foto di questa serie.

Ho deciso perciò di provare a rifare la foto in questione, che vi riporto qui per chi non ce l'avesse presente.

Ingredienti necessari:

- Un posto adeguato

- Una sedia (e un divano)

- Un muro come quello (se non è proprio uguale fa niente)

- Un paio di luci + pannelli

- Una rosa rosa

- Un profumo

- Una truccatrice

- Una ragazza bella come Natalie Portman

Ho chiesto perciò a un'amica se le andava di posare, e con mia sorpresa ha accettato subito. Un'altra amica ha messo a disposizione la casa (e la sedia e il divano), io ho procurato la rosa (anche se di colore rosa non c'era e l'ho presa arancione) e ho portato l'attrezzatura. Il trucco è stato affidato alla modella stessa che ho scoperto essere anche un'abile truccatrice. Un sabato pomeriggio abbiamo scattato per un paio d'ore e devo dire che la pazienza di Chiara è stata davvero encomiabile.

Il risulato lo potete vedere nel paio di scatti qui sotto, e tutti gli altri nella gallery: http://donnifoto.zenfolio.com/chiara (o nello slideshow)

Donnifoto: Chiara  Donnifoto: Chiara


Sono molto contento di queste foto, mi piace molto la luce (quasi sempre solo la luce proveniente dalla porta finestra, tranne in alcuni scatti in cui ho messo un faretto dietro) anche se ho imparato che rifare una foto è difficilissimo. Infatti rispetto alla foto presa come campione qui il mood è completamente differente. Quella era sui toni chiari mentre qui siamo più sullo scuro. Natalie non sorride quasi mai, ma Chiara sta molto meglio con il sorriso per cui ho preferito fotografarla sorridente.

E poi io adoro fare foto, e queste sono tutte occasioni per sperimentare un po', e io mi diverto un sacco (e spero almeno un pochino anche gli altri). Un ringraziamento a tutti per la piacevole giornata.

A vuoto


Sono da un cliente con un collega. La giornata è finita.

Collega: "Vieni via?"

Io: "No, resto ancora un po' che stasera devo andare a cena qui vicino..."

"Uomo o donna?"

"Un'amica"

Il mio collega fa lo sguardo malizioso/interrogativo.

"No, è solo un'amica..."

"Ah... Cena a vuoto..."

Luoghi | Venezia


Donnifoto: Venezia
Ah Venezia... una delle città più turisticamente desiderate del mondo è qui a 3 ore di distanza, e io non ci andavo da più di vent'anni. In quei giorni avrei dovuto essere in Marocco, ma una serie di sfortunati eventi ha impedito la partenza.

Ho ripiegato su una gitarella in giornata a Venezia. Praticamente è stato come se ci andassi per la prima volta. Bella. Proprio bella. Anche se più di una persona mi ha detto che le mette tristezza, specialmente d'inverno. A me sembra che Venezia sia un miracolo.

Da fotografare è difficile. Le calli sono strette e durante il giorno il sole filtra violento, creando delle zone dal contrasto esasperato. E il punto di ripresa spesso è obbligato. O lì, o un metro più in là. Non hai tanta scelta. Per questo alla fine sono rimasto soddisfatto di pochi scatti. Anche perché non è semplice, quando fotografi un soggetto fotografato da tutti milioni di volte, trovare delle inquadrature originali. Il risultato è questa decina di scatti, spero non banali.

L'album è qui: http://donnifoto.zenfolio.com/venezia


Se lo dice la mamma

Gran Premio di F1 di Singapore. Non guardo la Formula 1 da anni, ma ho voglia di vedere Singapore tutta tirata a lucido e di farla vedere ai miei, così accendo qualche minuto prima della partenza.

A un certo punto intervistano Domenicali della Ferrari.

"Mamma, un mio amico dice che io assomiglio a questo qui..."

Mia mamma gira lo sguardo verso lo schermo, poi verso di me e indugia un attimo.

"E' vero"

E se lo dice la mamma...

Sport | Hockey su ghiaccio

Donnifoto: Hockey su ghiaccio
Dopo tanto tempo torno a fare qualche scatto a tema sportivo. Questa volta l'occasione è una partita di hockey su ghiaccio, sport molto bello anche se poco conosciuto in Italia.

In una delle squadre di questa partita (anzi era una finale) gioca un mio amico, ed è grazie a lui che anni fa ho conosciuto questo sport. Infatti era un grande tifoso della squadra di Milano, che all'epoca (parlo di più di dieci anni fa) era la mitica Saima. Andavo con lui a vedere le partite in via dei Ciclamini (anche perché spesso entravamo gratis) e un po' mi ero appassionato anche io. E' un bello sport, molto dinamico, tecnico, difficile, veloce, spesso anche molto rude. Ha un sacco di regole e all'inizio non è facile da seguire, anche perché stare dietro al disco richiede un po' di pratica. Ha alcune caratteristiche peculiari, come il fatto che l'azione prosegue anche dietro la porta, il fallo laterale non esiste e i cambi avvengono senza fermare il gioco (senza dimenticare le espulsioni a tempo). Le leggende che lo descrivono come violento non sono affatto veritiere. Diciamo che essendo uno sport molto di contatto (ed avendo i giocatori un bastone in mano) capita ogni tanto che qualcuno perda le staffe, ma succede molto meno spesso di quel che si crede.

Il mio amico aveva sempre desiderato giocare in una squadra e alla fine ce l'ha fatta, e insieme ad altri appassionati hanno creato i Milano Chiefs, ispirandosi alla famosa squadra del film Slap Shot con Paul Newman (in italiano "Colpo secco"), un piccolo capolavoro.

"Interveniamo? (tutti lo guardano senza dire nulla) Era solo un'idea..."

Da un punto di vista fotografico, è uno sport difficilissimo, per via della velocità del gioco, della poca luce all'interno dei palazzetti e del bianco del ghiaccio che inganna l'esposimetro. Però come primo esperimento sono soddisfatto, qualche bello scatto è venuto (grazie anche al fido 70-300).

La gallery è qui: http://donnifoto.zenfolio.com/hockey


1000 anni

"Io posso restare qui e insegnare voi 1000 anni ma voi non impara niente"

Maestro Tran (rivolgendosi ai suoi allievi)

Viaggio 2011 - Giorni 13-17 - Dubai

Giorno 13

Atterriamo dunque a Dubai dopo un volo tranquillo sull'A380. Sono le 4.30 ora locale per cui decidiamo di aspettare in aeroporto almeno fino alle 8. Perdiamo un po' di tempo in giro e poi andiamo a fare colazione da Costa (lo Starbucks de noiartri).

Ah Dubai... ci sono già stato nel 2005, ma sono contento di tornarci. Ero stato molto bene, e sono curioso di vedere in sei anni cosa è cambiato. So che molti progetti sono stati terminati (come il Burj Khalifa e la prima palma) e altri abbandonati. Vedremo se ritroverò la stessa Dubai o un'altra. L'idea che abbiamo è comunque quella di passare questi quattro giorni abbastanza in relax, magari andando anche un po' in spiaggia.

Prendiamo due taxi e ci dirigiamo in albergo; il tragitto come previsto è molto breve (l'aeroporto di Dubai ormai è stato inglobato nella città). Speravamo ci dessero subito le stanze ma dobbiamo aspettare il pomeriggio. Pazienza, molliamo i bagagli e ci avventuriamo subito in giro. L'hotel si trova a Bur Dubai (l'altra volta invece ero stato sul lato di Deira) in ottima posizione: 5 minuti dalla metropolitana (che sei anni fa non c'era), 15-20 minuti a piedi dal Creek e praticamente all'inizio della Sheik Zayed Road (comodo per andare a Jumeirah o al Mall of the Emirates).

Ci incamminiamo dunque verso il Creek (la lingua di mare che divide in due la città vecchia), e ci arriviamo in pochi minuti. Sono circa le 9.30 del mattino e così a sensazione ci sono già 35 gradi (e io ho ancora i jeans...). Passeggiamo lungo il Creek e visitiamo il quartiere di Bastakya (che nella mia prima visita avevo saltato) che è rimasto (o è stato ricostruito, a Dubai non si capisce mai cosa è vero e cosa è finto) come era una volta: strade strette, cortili, torri del vento. Data l'ora non c'è praticamente nessuno.

Proseguiamo costeggiando il palazzo di Sua Altezza l'Emiro Mohammed bin Rashid Al-Maktoum (sempre sia lodato), passiamo per il souk delle stoffe e arriviamo fino alla stazione degli abra quasi in cima al Creek. Gli abra sono le barchette, dei veri e propri taxi d'acqua, che fanno la spola tra le due sponde del Creek ininterrottamente per tutto il giorno.

Donnifoto: Dubai

Donnifoto: Dubai  Dubai

Qui decidiamo di riposarci un po', e veniamo avvicinati da una ragazza bionda che ci chiede se vogliamo fare un giro in battello. Lei e sua madre lo vorrebbero fare ma il numero minimo è di 8 persone, noi siamo in 6... Alla fine ci lasciamo convincere, più che altro perché non abbiamo più voglia di camminare e dobbiamo far passare il tempo in attesa di tornare all'hotel. Solo che capiamo male il percorso, noi siamo convinti che la gita sia sul Creek, invece il battello esce e percorre un tratto di costa, ma in mare aperto. Non c'è molto da vedere, l'unica cosa degna di nota è la vista del Burj Khalifa (il grattacielo più alto del mondo) che visto da lontano davvero spicca in modo incredibile (praticamente è alto il doppio di tutti i grattacieli vicini). La ragazza è tedesca, ed è venuta a trovare la madre che sverna a Dubai... bella vita, eh.

A questo punto sono le 14 e si va in albergo a riposare un po'. L'hotel è bellissimo: per questi ultimi giorni abbiamo voluto un po' strafare e abbiamo scelto un 5 stelle (a un prezzo ottimo tra l'altro, pensate, lo stesso del 3 stelle di Singapore). Quando entriamo in camera siamo meravigliati: stanza enorme, due letti a una piazza e mezza, tv 32 pollici con tantissimi canali, scrivania con poltrona presidenziale, bagno gigante con doccia e vasca separate (per la gioia delle donne).

Sonnecchiamo due o tre ore, e poi che fare? Ancora in giro? Nessuno ne ha voglia, per cui la decisione è unanime: si va in piscina! Eh si, perché sul tetto, al ventesimo piano, c'è anche la piscina (e anche sauna, bagno turco e jacuzzi) con una vista meravigliosa su mezza città e soprattutto su Downtown Dubai e i suoi grattacieli. Ci rilassiamo qui fino a sera e ci godiamo anche il tramonto che è sempre bello.

Donnifoto: Dubai

Giorno 14

Oggi visita alla città vecchia e ai suoi souk: souk dell'oro e souk delle spezie. Li ritrovo uguali identici a sei anni prima, addirittura tra i vari negozi di oro ce n'era uno che spiccava per gli articoli esposti (me lo ricordo benissimo) e ha in vetrina esattamente le stesse cose! In pratica rifaccio la stessa foto dei bracciali d'oro a distanza di sei anni. Al souk delle spezie invece ci facciamo intortare da un venditore iraniano che tra una frase su Berlusconi e una sulla mafia vende ai miei soci un sacco di roba (inutile).

Donnifoto: Dubai

Nel pomeriggio, andiamo a vedere il Burj Khalifa e il Dubai Mall. Il Burj Khalifa è il grattacielo più alto del mondo: 828 metri, un'altezza incredibile, 300 in più del precedente primato (il Taipei 101, a Taiwan). Il Dubai Mall invece è il centro commerciale più grande del mondo per estensione, e al suo interno vi sono ben 1200 negozi, un acquario e una pista di pattinaggio sul ghiaccio.

Il Burj Khalifa, visto da sotto, non sembra così alto: la prospettiva non fa intuire la vera altezza, e la mancanza di riferimenti vicini non aiuta. Vorremmo salire sulla terrazza panoramica (la più alta del mondo a oltre 500 metri) ma da veri babbioni non ci siamo informati prima, e scopriamo che i biglietti vengono venduti in anticipo per date e ore specifiche. In pratica da lì a una settimana è già tutto venduto, e noi restiamo solo quattro giorni. In alternativa c'è la "immediate admission" ma costa ben 80 euro, decisamente troppo. Pazienza.

Donnifoto: Dubai

Vaghiamo perciò per il Dubai Mall, che è davvero immenso e sfarzoso. Qualsiasi marca vi possa venire in mente, c'è (si, anche Manolo Blahnik). Al centro c'è un acquario immenso, e qui un altro record: la vetrata singola più grande del mondo. Non possiamo non visitarlo, e prendiamo il biglietto base: visita passando nel tunnel, giro con la barchetta di sopra, visita allo zoo. Volendo potete anche fare un'immersione con tanto di muta e bombole. E ci sono anche gli squali! R&G, che fanno sub, sono tentati, ma il prezzo di quasi 200 euro li fa desistere. Davvero bello, enorme, quantità e varietà di pesci incredibile, e ci divertiamo molto. Da qui coniamo il motto di questi quattro giorni a Dubai: Cinema!

Donnifoto: Dubai

Tra il mall e il grattacielo, c'è il lago con le fontane, che ogni mezz'ora offrono uno spettacolo incredibile: a ritmo di musica (sempre diversa) le fontane disegnano mille giochi d'acqua; hanno una potenza pazzesca e sparano dei getti altissimi, passando da momenti molto dinamici ad altri più delicati ed aggraziati. Davvero molto bello, tanto che decidiamo di cenare in uno dei ristoranti a contorno per goderci più volte lo spettacolo. Pare che siano state progettate dalla stessa ditta che ha progettato quelle del Bellagio a Las Vegas. Cinema! C'è tantissima gente, e capisco che questo è il posto di moda adesso a Dubai; qui infatti i posti "in" cambiano in fretta, tendenzialmente privilegiando l'ultima meraviglia appena costruita. Sei anni fa era il Mall of the Emirates con la sua pista da sci appena inaugurata, adesso è questo e lo testimoniano anche la auto parcheggiate davanti all'ingresso: Ferrari, Maserati, Lamborghini (persino una Aventador, appena uscita).

Donnifoto: Dubai

Donnifoto: Dubai

Alla fine, stanchi ma soddisfatti, ce ne andiamo a nanna. Domani dobbiamo alzarci presto: gita nel deserto (con dune bashing).

Giorno 15

Ahmed si presenta puntualissimo alle 7.30. Ancora assonnati saliamo sul gippone e partiamo per Hatta, nel nord degli Emirati. Anche questa gita l'avevo fatta sei anni fa, mi era piaciuta molto e quindi l'ho proposta ai miei amici. E anche io ho voglia di rivedere il deserto, con le sue dune spettacolari.

Nella prima parte visitiamo un wadi, una specie di piccolo canyon dove c'è addirittura dell'acqua. Tutto intorno il paesaggio è lunare: solo rocce cotte dal sole (in estate qui si arriva a più di 45 gradi) e zero vegetazione. Zero persone anche: siamo solo noi.

Donnifoto: Dubai

Sulla via del ritorno, dopo una sosta rinfrescante, l'autista sgonfia le gomme della jeep: fra poco si va sulle dune! Partiamo e Ahmed ci chiede: "Small dunes or big dunes?" Io e Svitol ci guardiamo ed esclamiamo all'unisono: "Big dunes!". Solo che non pensavamo così big: sono davvero enormi, e nel giro di due minuti ci viene la nausea a tutti quanti. Oltretutto Ahmed si diverte a prenderci in giro, facendo finta di restare insabbiato o peggio di stare per ribaltarsi. In effetti per guidare sulle dune è necessaria una tecnica particolare, lasciando scivolare la macchina sul fianco e dando gas nei momenti giusti. Comunque capiamo subito che il nostro autista ha molta esperienza. A un certo punto facciamo una sosta, e scendiamo dalla macchina in mezzo a questo mare di sabbia a perdita d'occhio. Ovviamente la sabbia finissima ci si infila subito ovunque (e scotta anche) ma il momento è davvero topico (altro che il deserto di Sharm El Sheik, venite a vedere questo).

Donnifoto: Dubai

Donnifoto: Dubai

Per l'ora di pranzo siamo di nuovo in hotel, e mangiamo direttamente lì (e io ho la bella idea di prendere una specie di panino con le polpette, e saranno le polpette più grandi che abbia mai visto). Il pomeriggio siamo stanchi, e lo passiamo tra una dormita e un po' di relax in piscina. Uff, che vitaccia...

Donnifoto: Dubai

La sera facciamo un giro a Madinat Jumeirah, un complesso di tre hotel di lusso davanti al Burj Al Arab, il famoso hotel a vela, un altro dei simboli di Dubai. Il posto, per quanto finto (come quasi tutto qui) è molto piacevole: gli alberghi sono costruiti come i complessi di una volta, con le torri del vento, e c'è un laghetto con tanto di barche (elettriche) per portare in giro gli ospiti, e ristoranti e locali tutto intorno. Ne approfitto per fotografare il Burj Al Arab illuminato da diversi colori.

Donnifoto: Dubai

Donnifoto: Dubai &emdash;

Giorno 16

Ultimo giorno a Dubai, e oggi sarà cinema più che mai. La mattina le ragazze ed Edo vanno in spiaggia (l'unica spiaggia libera è di fianco al Burj Al Arab) mentre io, Svitol e Robi decidiamo di andare al Mall of the Emirates, perché loro vogliono vedere la (leggendaria) pista da sci. Inizialmente (prima di vederla) sono un po' scettici. Ma appena la vedono, i loro occhi si illuminano: "Andiamo?" Pochi minuti e sono in coda per prendere sci, tuta e scarponi, felici come due bambini. Io gli faccio un po' di foto, dopodiché entrano nell'enorme impianto. Io giro ancora per il mall e poi torno in hotel. Loro dopo la sciata raggiungeranno gli altri in spiaggia: sci e mare nello stesso giorno, solo a Dubai! Cinema! Io invece ho un altro programma: dopo lunga riflessione, ho deciso di togliermi uno sfizio, un'idea che mi frulla in testa da una quindicina d'anni, da quando feci il servizio civile (non sto a spiegarvi perché): farò un giro in elicottero! Infatti, tra i vari tour disponibili c'è anche questo, e nulla è più facile che farlo qui, basta pagare (non poco, ma che cavolo, si vive una volta sola) e fanno tutto loro. Alle 14 infatti vengono a prendermi per portarmi all'eliporto che, udite udite, si trova sulla cima della palma, di fianco all'hotel Atlantis.

Sono eccitatissimo, non vedo l'ora. Una volta arrivato ci fanno un breve briefing sul volo, il percorso che faremo, e delle veloci istruzioni su cosa dobbiamo e non dobbiamo fare. E ci pesano anche, in quanto è necessario bilanciare i pesi a bordo. Al massimo si può salire in cinque, ma sul nostro volo saremo solo in quattro. Intanto fuori gli elicotteri fanno avanti e indietro caricando e scaricando turisti.

Finalmente è il nostro turno: seguiamo l'addetto nel piazzale, e qui una nuova sorpresa: il mio posto è davanti, di fianco al pilota! Meglio di così non poteva andare... Salgo nello stretto abitacolo, l'addetto mi aiuta ad allacciare la cintura a quattro attacchi, e il pilota mi fa segno di indossare le cuffie.

Si chiudono i portelli, e siamo pronti: l'elicottero si solleva dolcemente da terra di qualche metro, e il pilota ci chiede "Ready?" Adesso si parte davvero, il muso si inclina verso il basso e prendiamo velocità. Per un attimo mi sembra di cadere! Ma bastano pochi secondi per abituarsi a questa nuova sensazione, e subito vediamo la palma nella sua interezza, e lo skyline di Dubai sulla destra. Il pilota si presenta, si chiama Marcus ed è svizzero (subito mi viene da pensare che si è stufato di fare il soccorso alpino ed è venuto qui a portare in giro i turisti e a prendere più soldi). Ci farà da cicerone per tutto il volo, spiegandoci tutti i vari landmark di Dubai. Rapidamente passiamo sopra la palma, il Burj al Arab, Burj Khalifa (gli passiamo di fianco sotto la cima, non sopra!) e il Creek, per poi tornare indietro. Ci sono anche altri elicotteri in volo a tenerci compagnia.

Donnifoto: Dubai

Donnifoto: Dubai

Donnifoto: Dubai

Finalmente volo davvero, non dentro a un autobus! Volare su un aereo di linea, infatti, lo paragono a viaggiare su un autobus. Si, ci sono i finestrini, ma non sei veramente a contatto con l'ambiente esterno. Qui invece l'abitacolo è molto piccolo, e hai vetro davanti, di fianco, sopra e in alcuni modelli anche sotto. E' come essere in auto, solo che voli! Pensavo anche di sentire molti scossoni e vibrazioni, ma devo ricredermi, il volo è molto confortevole. L'unico problema è il rumore, ma per quello ci sono le cuffie.

Purtroppo i 15 minuti passano velocissimi, e in un attimo siamo di nuovo sopra la palma e atterriamo, con una bella traiettoria curva in discesa. La prima cosa che penso una volta sceso è "lo devo rifare!". Vedremo quando ce ne sarà l'occasione. Comunque, ancora una volta, cinema!

Sfrutto quindi il fatto di essere di fianco all'hotel Atlantis per vedere se è possibile visitarne in parte l'interno. Questo hotel infatti è la copia del suo omonimo presente alle Bahamas, ed è totalmente ispirato al mondo acquatico. E' ovviamente un 5 stelle, ha più di 1500 stanze (di cui alcune con vista diretta sull'acquario) e vari parchi acquatici per un totale di 16 ettari. Ha inoltre un acquario immenso (11 milioni di litri) dove fino al 2010 c'era persino uno squalo balena. Fatico a capire dove si entra ma alla fine ce la faccio e con nonchalance arrivo fino alle vetrate dell'acquario. Chiamo gli amici rimasti in spiaggia e ci diamo appuntamento lì. Li aspetto per un po' al bar, guardando le immense vetrate con ogni sorta di pesci.

Donnifoto: Dubai

Comunque non mi raggiungeranno mai: l'ingresso è infatti a pagamento ma io non me ne ero neanche accorto, nessuno mi ha fermato e quindi non ho pagato nulla. Meglio così... dopo aver visto l'acquario del Dubai Mall probabilmente non avrei speso altri soldi per questo, e infatti i miei amici decidono così. E anche questo non può che essere classificato in un modo solo: cinema!

Decidiamo perciò di andarcene, ma trovare un taxi si rivela un'impresa. Riusciamo dopo vari minuti a prenderne uno, e torniamo in albergo. Dato che è l'ultimo giorno, mi piazzo subito sul tetto dell'hotel e così anche Dubai avrà le sue foto notturne fatte con il cavalletto. Per l'ultima cena, decidiamo di tornare al Dubai Mall e pranzare di fianco alle fontane, che ci incantano ancora una volta.

Donnifoto: Dubai

Donnifoto: Dubai

Giorno 17

Poco da dire oggi. Non facciamo null'altro che andare in aeroporto per prendere l'aereo che ci riporterà in Italia. In realtà c'è un'ultima sorpresa: il sistema informatico dell'aeroporto è completamente saltato per cui c'è un caos indescrivibile, e delle code pazzesche. Siamo in largo anticipo ma a un certo punto iniziamo a preoccuparci. A fatica riusciamo ad ottendere le carte d'imbarco, e alla fine si parte.

Arrivederci Dubai, mi sei piaciuta anche stavolta. Il viaggio è finito. Sono davvero stanco, e ho voglia di tornare a casa, ma felice. E' stato proprio un bel viaggio, che ha avuto il suo apice nella meravigliosa Hong Kong, e un paio di appendici degne di nota. L'oriente mi piace proprio, dovrò cominciare a pensare alla Cina e magari alla Thailandia. Dubai rimane sempre una meta buona per passare qualche giorno al caldo durante l'inverno e fare un po' di cinema!

L'album completo è qui: http://donnifoto.zenfolio.com/dubai (ci sono sia le foto del 2005 sia quelle nuove).

Alzarsi la mattina

Ancora il tre, sempre più numero perfetto. Quali sono le tre cose che fanno girare il mondo? In pratica, le tre cose per cui il genere umano trova la forza di alzarsi la mattina? Ecco, dopo lunga riflessione, la mia personale classifica.

1) Il Lavoro (I soldi). Senza dubbio al primo posto. Senza non si vive (almeno per il 99% di noi). Tanti o pochi, la mattina vi dovete alzare per andare a lavorare. Se il lavoro vi piace, ottimo. Se non vi piace, ve ne stareste a letto ma, ahimè, vi servono i soldi per campare. Se poi sono tanti, meglio, vi si aprono un sacco di possibilità. Ah sì, i soldi non fanno la felicità. Lo so anche io, grazie.

2) L'amore (La gnocca). Anche qui non c'è bisogno di molte spiegazioni. Anzi, una sì. Qualcuno si starà chiedendo come mai la gnocca non è al primo posto. In effetti è una dura lotta, ma dopo attenta riflessione posso dire che, se hai soldi, anche la presenza della gnocca è più semplice. Per cui i soldi restano al numero uno.

3) Essere previdenti (Pararsi il culo). Doppio significato. Il primo, quello più ovvio: non essere incolpati ma anzi far ricadere la colpa su qualcun altro (sport nazionale italico). Il secondo, quello meno ovvio: agire preventivamente per evitare che una certa situazione vada nel modo sbagliato. O che la responsabilità di qualcosa sia vostra (meglio che sia di qualcun altro, no?).

Poi c'è tutto il resto, se avete voglia.

Viaggio 2011 - Giorni 9-12 - Hong Kong

Giorno 9

Ci alziamo tardissimo causa bagordi della sera precedente (praticamente è già pomeriggio). Intanto che aspetto che i miei soci si riprendano, scendo sotto casa e mi metto a fare un po' di foto ai tram (provo un po' di panning, tecnica più facile di quel che si crede). Quando arrivano ne prendiamo uno e ci dirigiamo nella zona di Admiralty. Oggi si passeggia sotto i grattacieli.

Donnifoto: Hong Kong

Donnifoto: Hong Kong

Prima però facciamo un salto all'Hong Kong Park, uno dei parchi principali della città. Per arrivarci bisogna attraversare un centro commerciale (!) e pensandoci bene, sia a Singapore che qui i centri commerciali sono assolutamente parte integrante del tessuto urbano. Anzi, a essere cattivi tutta la città sembra un po' un enorme centro commerciale, ovunque vai i negozi, enormi o minuscoli, non mancano mai. Comunque, il parco è molto bello, molto grande, pieno di percorsi e laghetti, c'è persino una cascata (neanche tanto piccola) e gli sposi che vengono a farsi le foto. A un certo punto davanti a uno specchio d'acqua ci sono un numero esagerato di fotografi, dotati di cannoni e abbigliati come se fossero a un safari in Africa. Quando si dice essere intrippati... Cosa fotografavano? Non lo so, ma presumo qualche uccello acquatico.

Donnifoto: Hong Kong

Dopo un po' ci stufiamo e lasciamo il parco; passiamo proprio sotto il grattacielo della Bank of China (progettato da I.M. Pei) e ce ne torniamo a piedi verso Wan Chai. Ci piace passeggiare anche quando siamo stanchi morti, è un bel modo di vivere la città secondo me. Passiamo dal solito mercato aperto fino a notte e siamo a casa.

Donnifoto: Hong Kong

La sera me ne torno sulla baia per fare un po' di foto (armato di cavalletto) e stavolta qualche foto decente arriva... La cosa che continua a stupirmi, qui come a Tokyo, è il cielo, che ha sempre quel colore iridescente (che ormai mi è familiare) dovuto all'illuminazione fortissima della città e probabilmente anche all'umidità dell'aria.

Donnifoto: Hong Kong  Donnifoto: Hong Kong

Giorno 10

Oggi gita! Decidiamo infatti di visitare il Budda gigante di Ngong Ping, sull'isola di Lantau, e uscire un po' dalla frenesia della città. Si arriva sull'isola direttamente con la metropolitana (ma il tragitto è davvero lungo), dopodiché si può raggiungere il luogo in autobus oppure usando la cabinovia panoramica che passa tra le montagne e di fianco all'aeroporto di Hong Kong. Ovviamente scegliamo quest'ultima, ma capiamo immediatamente che abbiamo fatto un'immane cazzata: infatti è domenica e c'è una quantità di gente mostruosa! Alla fine faremo più di un'ora e mezza di coda se non ricordo male...

Comunque il giro in cabinovia è piacevole (si passa belli alti e si vedono gli aerei decollare) e finalmente arriviamo; il villaggio è un po' finto (lo spirito commerciale è sempre tra noi) ma il Budda è davvero imponente (e la salita davvero faticosa). Oltre al Budda visitiamo anche il vicino monastero di Po Lin che ai nostri occhi profani non si presenta troppo diverso dagli altri che abbiamo già visto.

Donnifoto: Hong Kong

Donnifoto: Hong Kong

Donnifoto: Hong Kong

Dopodiché prendiamo un autobus e andiamo a visitare il villaggio di Tai O. Si tratta di un villaggio di pescatori la cui caratteristica è quella di vivere in palafitte ai bordi del fiume. Il tutto è molto caratteristico anche se delle antiche attività sopravvive poco e ormai quasi tutto è a uso e consumo dei turisti (comunque un paio di donne che lavoravano il pesce davanti a casa le abbiamo viste). Le case sono quasi tutte aperte, molte sono dei negozietti e alcune adibite a bar o comunque a luogo di ritrovo (in molte gli anziani giocano a carte o dama). A dire il vero, c'è anche un'aria un po' sciatta dato che molte abitazioni sembrano delle discariche o delle vere e proprie baracche di fortuna. Tra i prodotti locali quasi tutto è a base di pesce; molte bancarelle vendono una sorta di (indefinibile) essiccato color ambra che... non abbiamo capito cosa sia. Comunque, me lo giro in lungo e in largo cercando di fare qualche bella foto, con scarsi risultati a dire il vero (non è facile fotografare la spazzatura).

Donnifoto: Hong Kong

Donnifoto: Hong Kong

Dopo un'oretta circa ce ne andiamo, torniamo al Budda con l'autobus e ci apprestiamo a riprendere la cabinovia ma... ovviamente ci aspetta la stessa coda dell'andata... pazienza.

Tornando, ci fermiamo a Kowloon per vedere il famoso spettacolo Simphony of Lights che ogni sera alle 20 allieta mezza città. In pratica, sulla Avenue of Stars a Tsim Sha Tsui gli altoparlanti mandano la musica e 45 grattacieli su entrambe le sponde si illuminano sincronizzati. Pare sia lo spettacolo Suoni&Luci più grande del mondo. Davvero notevole. Non ho fatto nessuna foto ma potete farvi un'idea vedendo questo video:



Dopo cena, anche se sono stanco morto, decido di andare a vedere il famoso mercato notturno di Temple Street (sempre accompagnato dalla fida guardia del corpo Svitol). Tutte le guide lo definiscono imperdibile, e non posso mancarlo. In realtà mi delude un po', è il solito mercato già visto nei giorni precedenti; uniche differenze, qui si mangia anche in posti scrausissimi (e c'è molta gente ai tavoli) direttamente in strada, sotto dei teloni, e ci sono delle bancarelle "a luci rosse", che vendono cioè articoli da sexy shop. Per il resto, tutto nel più classico stile Hong Kong: bancarelle, insegne luminose, folla, palazzoni, varia umanità.

Donnifoto: Hong Kong

Giorno 11

Penultimo giorno, e nuova gitarella fuori porta: Macao. Macao è l'equivalente di Hong Kong in salsa portoghese; e come Hong Kong è stata restituita alla Cina qualche anno fa e oggi è una sorta di regione speciale. Ci si arriva in circa un'ora di aliscafo (oppure 20 minuti di elicottero... sono tentato ma il prezzo di quasi 300 euro mi fa desistere) dallo Shun Tak Center. La cosa scomoda è che di fatto si esce da Hong Kong e si entra in un altro stato, per cui fila per il controllo passaporto sia alla partenza che all'arrivo, e perdiamo un sacco di tempo. Una volta arrivati al porto di Macao, per arrivare in città invece di prendere un taxi ci infiliamo in uno dei pulmini dei vari casinò. Infatti questa piccola ex colonia portoghese è diventata negli ultimi anni un paradiso del gioco d'azzardo, una piccola Las Vegas in terra asiatica. Appena uscite sul piazzale del porto ci sono decine e decine di pulmini che vi portano gratis ai vari casinò (consiglio quello del Gran Lisboa che è in centro). Dopodiché uscite dal casinò e voilà, siete in città.

A Macao in effetti non sembra proprio di stare in Asia, ma nella vecchia Europa. Però al di là di questo in realtà non c'è molto da vedere. Camminiamo molto e alcune zone sono anche parecchio diroccate. Devo dire che mi aspettavo di più, dei casinò non ci frega niente per cui non ci resta molto... La visitiamo perciò girando senza una meta precisa. Su tutto domina il grattacielo del Gran Lisboa che definire un po' esagerato e pacchiano è un eufemismo. Nel tardo pomeriggio riprendiamo l'aliscafo e torniamo a Hong Kong (e altra fila per il passaporto, però ci rinnovano il visto).

Donnifoto: Hong Kong  Donnifoto: Hong Kong

Donnifoto: Hong Kong

E' l'ultima sera a Hong Kong e io non ho ancora fotografato l'isola con il cavalletto; per cui anche se sono esausto dopo cena parto da solo per Tsim Sha Tsui. Purtroppo arrivo dopo le 23 e rimango molto deluso: quasi tutti i grattacieli hanno le luci spente.... Noooooooo...... Pazienza, faccio comunque un po' di scatti (nessuno memorabile) e scappo via per non perdere l'ultima metro.

Giorno 12

Ultimo giorno a Hong Kong. Oggi decidiamo che il pomeriggio sarà dedicato allo shopping e ognuno farà quello che gli pare. Il volo è alle 22 e qualcosa per cui abbiamo tutta la giornata a disposizione. La mattina invece andiamo a visitare il Victoria Park e il porticciolo di Causeway Bay. C'è anche il cannone che ogni giorno alle 12 spara un colpo, in ricordo di un'antica tradizione dei coloni britannici. Sia il parco che il porticciolo non sono niente di che, lo sparo di cannone lo sentiamo ma non facciamo in tempo ad arrivare...

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Il pomeriggio ci separiamo; io decido di andare a vedere lo Space Museum (a Tsim Sha Tsui) e ne approfitto per fare un altro giro sullo Star Ferry. La giornata purtroppo è grigia e a tratti scende una pioggerella fastidiosa (la prima da quando siamo qui, quindi siamo stati fortunati e la scelta di ottobre si è rivelata azzeccata). Il viaggio sul traghetto è comunque meraviglioso. Arrivo allo Space Museum e indovinate: è chiuso il martedì. Che giorno è oggi? Martedì appunto. Pazienza. Mi prendo qualcosa da mangiare (la solita brioche con il wurstel che sia qui che a Singapore trovate ovunque, e ne mangeresti in continuazione) e mi piazzo su una panchina con vista skyline. Sto lì un po', ad ammirare questo paesaggio meraviglioso per l'ultima volta, e anche la gente. Infine decido di camminare verso la zona porto, dove stazionano un paio di grosse navi da crociera, e provare ad arrivare vicino al grattacielo chiamato International Commerce Center (che è comunque il quarto più alto del mondo). Purtroppo non riesco ad arrivarci perché a un certo punto il cammino mi è sbarrato... Poco male, ormai è tardi ed è ora di tornare. Decido di prendere il ferry per l'ultima volta. Addio baia di Hong Kong! Ti ricorderò per sempre!

Donnifoto: Hong Kong

Donnifoto: Hong Kong

Sbarcato a Wan Chai ripercorro le passerelle che ormai mi sono familiari, e mi imbatto per la prima volta in una libreria. Quale occasione migliore per comprare un bel libro fotografico e spendere gli ultimi dollari? Così entro da Dymocks e sono fortunato, c'è un'intero scaffale di meravigliosi libroni grossi e pesanti tutti dedicati a Hong Kong. Li comprerei tutti, ma non posso (sia per via del costo che del peso). Alla fine dopo attenta riflessione opto per "Hong Kong - An affair to remember" e la scelta si rivelerà azzeccata. Ci sono anche delle foto in vari formati di una serie intitolata "Memories of Old Kai Tak" e... non posso esimermi dal prenderne una. Scelgo quella classica del 747 che passa tra i palazzi prima di toccare la pista. Sono soddisfatto.

Alle 17.30 siamo tutti a casa, doccia, e siamo pronti. Riportiamo giù le valigie per le ripide e strette scale (uno strazio) e prendiamo per l'ultima volta la metro in Times Square. L'Airport Express ci porta velocemente in aeroporto. Siamo in largo anticipo per cui facciamo tutto con calma, vaghiamo un po' per gli infiniti negozi dell'aeroporto, compro un paio di souvenir (e i francobolli per il babbo) e alla fine arriviamo al nostro gate (dopo aver preso anche un trenino interno). Dalle vetrate si vede già il nostro aereo, e sono abbastanza eccitato: voleremo infatti con un Airbus A380, il più grande aereo passeggeri del mondo.


Il primo impatto, appena saliti, non è nulla di trascendentale; quello che colpisce sono le dimensioni in altezza, il soffitto è molto alto e quasi faccio fatica a chiudere la cappelliera. Ma una volta partiti la differenza si coglie subito: il decollo è supermorbido, quasi non te ne accorgi, e una volta in volo il comfort a bordo è notevolissimo; in particolare, il rumore di fondo che si sente di solito è molto attenuato. Dopo solo un paio d'ore atterriamo a Bangkok; durante lo scalo dell'andata ne avevamo approfittato per lustrarci gli occhi in business e in prima classe del 777. Ci proviamo anche qui, con la differenza che queste due classi sono al piano superiore, e la scala è guardata a vista dagli steward. Chiediamo il permesso di salire a fare un giro, ma ci viene gentilmente negato. Proviamo a impietosirli promettendo che non faremo casino e staremo solo un minuto, ma sono irremovibili. Pazienza. Ripartiamo dopo che sono saliti i monaci (!) e atterriamo a Dubai in orario. Però... sono le 4.30 ora locale, per cui tocca cazzeggiare un po'.

Conclusioni

Giudizio su Hong Kong? Mi è piaciuta tantissimo! E' una città fantastica, viva, in perenne movimento, in continuo cambiamento, carica di significati. Anche se alcune singole visite sono state magari un po' deludenti, è proprio l'essenza stessa di questa megalopoli a costituire il suo fascino. Il suo essere divisa a metà, tra continente e isola. Tra la Cina e il suo passato coloniale. Tra i grattacieli modernissimi e i palazzi fatiscenti. Tra i centri commerciali sfavillanti e i negozietti minuscoli. Tra infrastrutture moderne e mezzi di trasporto che risalgono all'inizio del secolo. Tra templi e palazzoni con le impalcature di bambù. Tra vecchi cartelloni pubblicitari e schermi giganti.

Due cose su tutte: la traversata della baia sullo Star Ferry al tramonto, e la salita al Peak con il tram e la successiva vista sulla città, indescrivibile nella sua bellezza. Hong Kong è tutto questo, e anche di più. E se vi piace Blade Runner, allora credo che in nessun posto del mondo potrete avvicinarvi alle sue atmosfere come qui...

Certo non è una città facile, l'impatto iniziale è tutt'altro che amichevole: traffico, confusione, orde di gente ovunque e a qualsiasi ora, strade claustrofobiche, caldo insopportabile e pioggie torrenziali in estate... eppure, tutto questo passa in secondo piano se ce la fate a resistere un paio di giorni :-)

Io non sono tanto bravo a scrivere, ma avevo trovato una descrizione della città che mi era piaciuta tantissimo e riletta a posteriori, devo dire anche azzeccatissima nel descriverne lo spirito: http://www.sandrapetrignani.it/blog/?p=929. Leggetela, ne vale la pena.

L'album di foto completo è qui: http://donnifoto.zenfolio.com/hongkong



(... continua ...)

Disegni

"Ormai la civiltà va avanti a disegni..."
Il Donni - conversazione privata

Viaggio 2011 - Giorni 5-8 - Hong Kong

Giorno 5

Appena atterrati, facciamo una discreta fila al controllo passaporti, cambiamo un po' di soldi, e comperiamo l'Octopus Card (la tessera ricaricabile per i mezzi pubblici). Dopodiché prendiamo l'Airport Express che in una ventina di minuti ci porta a Central. Ancora qualche fermata di metro e siamo a Causeway Bay, dove ci aspetta l'appartamento che abbiamo affittato. Infatti, essendo in 6 e rimanendo una settimana, riusciamo a risparmiare molto (anche perché gli alberghi di Hong Kong sono mediamente cari). Appena usciti dalla metro ci troviamo in una bolgia umana che ci disorienta un attimo, e facciamo anche un po' fatica a trovare la casa nonostante le indicazioni ricevute. Il primo impatto con l'appartamento è abbastanza scioccante (almeno per me): si trova al quarto piano di una palazzina stretta a schiacciata da altri palazzi, compreso il Crowne Plaza Hotel che la sovrasta. Le scale sono strette e molto ripide (portare su le valigie è uno strazio), i letti sono dei semplici materassi per terra, il bagno è piccolissimo (ma almeno la doccia è larga). Non sembra proprio l'appartamento visto nelle foto sul sito, tanto che penso "quello che ha fatto le foto è proprio bravo". Inoltre, le case italiane sono dotate di una grandissima invenzione, che non troviamo in nessun'altra parte del mondo: le tapparelle. Rimane per me un mistero il perché nessuno le usi; il risultato qui è che alle 6 il sole è già alto nel cielo e tocca svegliarsi. Io mi sistemo nella stanza sul retro, meno esposta ai rumori della strada, ma tanto ci sono gli enormi impianti di condizionamento dell'hotel a tenermi compagnia tutta notte. Pazienza per il rumore, mi sono portato i tappi per le orecchie, ma dovrò risolvere il problema della luce (mi comprerò un paio di giorni dopo una mascherina da mettere sugli occhi). In ogni caso, la situazione dell'appartamento è controbilanciata dalla sua posizione, forse una delle zone più belle di Hong Kong, ben servita dai mezzi, vicino a un enorme centro commerciale (Times Square) e con un sacco di negozi e ristorantini intorno (e un 7Eleven proprio di fronte e sempre aperto, molto comodo). Per cui alla fine il bilancio si rivelerà positivo.

In ogni caso siamo affamatissimi, e usciamo subito per mangiare qualcosa. I vari ristorantini che vediamo non ci ispirano più di tanto e finiamo per dirigerci al MacDonald (tanto per andare sul sicuro). Credo che sia stata l'unica volta che ci siamo andati; tra l'altro i prezzi sono sorprendentemente bassi (un menu circa 3 euro se non ricordo male) segno che forse da queste parti non incontrano molto il favore del pubblico...

Giorno 6

Decidiamo di iniziare la visita della città dalle zone più lontane, per sfruttare al massimo i 3 giorni di mezzi pubblici compresi nella Octopus Card. Per cui direzione il quartiere di Mong Kok e i suoi mercati (sono tutti vicini) dove nell'ordine visitiamo:

- Il mercato dei fiori. E' costituito da un paio di vie dove si trovano decine e decine di fioristi. Nulla di particolare ma la passeggiata è piacevole; mi stupiscono le rose confezionate una a una e una pianta carnivora che avevo sempre visto sui libri ma mai dal vivo.


- Il bird market. Questo vale la pena assolutamente di essere visto; è un piccolo mercato in cui si vendono canarini e tutto ciò che li riguarda, in particolare delle bellissime gabbiette di legno. Pare che i cinesi abbiamo una vera e propria passione per gli uccelli, e in effetti traspare passeggiando tra le bancarelle. Davvero molto caratteristico.


- Il ladies market. In realtà è un normale mercato in cui vendono un po' di tutto (quindi non solo per ladies). Le bancarelle lasciano solo uno stretto corridoio al centro, c'è davvero tanta gente e si fa fatica a camminare. I palazzi ai lati sono altissimi e questo crea un po' di senso claustrofobico. I venditori sono davvero "aggressivi" e se ti brancano... non ti mollano più. Unica regola: contrattare, sempre!


- Il jade market, ossia il mercato delle giade. Una specie di capannone in cui si ammassano decine e decine di venditori di giada e bigiotteria varia. Forse il più deludente tra tutti quelli visitati.

L'impatto con la città comunque è molto forte; se Singapore ci era sembrata un po' senz'anima, Hong Kong ci fa capire subito che un'anima ce l'ha eccome. Oltretutto il quartiere di Mong Kok non è uno dei più belli, anzi appare quasi decadente. Traffico infernale, rumore, gente ovunque, strade strette in cui fatichi a passare, palazzi color grigio cemento che appaiono sporchi e logori, contrapposti a insegne pubblicitarie disposte ovunque senza nessun ordine, vicoli stretti tra palazzi altissimi attaccati l'uno all'altro (in cui è meglio non entrare), l'onnipresente segnale acustico dei semafori... eppure tutto ciò mi appare terribilmente affascinante.



Abbastanza stanchi torniamo a casa per darci una lavata e poi cerchiamo un posto per mangiare; dopo la cena, lancio l'idea di andare a vedere la baia, che non dovrebbe essere troppo lontana. In effetti non lo è, e la raggiungiamo camminando quasi sempre sulle passerelle sopraelevate che sono un altro dei segni caratteristici di questa città. Letteralmente ti sembra di galleggiare sulla città, lontano da caos e rumore. Finalmente arriviamo al Victoria Harbour, e il panorama è magnifico. Anche se noi siamo sull'isola, e il muro di grattacieli è alle nostre spalle, lo skyline dall'altra parte (sulla terraferma) pur essendo meno bello è comunque degno di essere ammirato. Infatti Hong Kong è una città divisa in due: metà sul continente e metà sull'isola di fronte. Le due metà si guardano, e la baia che le separa (Victoria Harbour) è forse una delle più belle del mondo.

Soddisfatti di questa prima giornata, ce ne andiamo a dormire.

Giorno 7

Oggi ci dirigiamo a nord, abbastanza lontano dal centro. Giornata di templi. Visitiamo prima i Nan Lian Garden e poi l'adiacente monastero Chi Lin. Il giardino è il classico giardino orientale, fatto di geometrie precise, e il monastero (tutto di legno) è molto bello. C'è anche un laghetto con le carpe giapponesi. In puro stile Hong Kong, è un'oasi in mezzo al delirio; infatti, gli alti palazzoni che lo circondano sono lì a ricordarci dove siamo. Non solo, c'è anche un viadotto che per una parte passa proprio sopra ai giardini. Nonostante ciò, il luogo infonde una pace notevole, e non c'è quasi nessuno (e più avanti nel viaggio capiremo che questo a Hong Kong è davvero un lusso). Giriamo tutto in lungo e in largo ed è davvero piacevole.



Torniamo alla stazione della metro e ci fermiamo nell'annesso centro commerciale a mangiare qualcosa. Ne approfittiamo per vedere un po' di elettronica; l'offerta è notevole per varietà, i prezzi leggermente più bassi che da noi. Apple domina ovunque.

Ripartiamo per visitare il tempio Wong Tai Sin. Anche questo è circondato da palazzi altissimi (ci stiamo facendo l'abitudine ormai) ma è molto più "vivo": c'è un sacco di gente che prega, che accende bastoncini di incenso, che gioca a dama (!). Sul retro inoltre ci sono una serie di box in cui uno stuolo di indovini professionisti (!) sono al vostro servizio per predirvi il futuro! C'è anche un bel giardino con tanto di laghetto popolato da tartarughe.



Lasciato il tempio, sulla via del ritorno ci fermiamo a Kowloon a vedere il Kowloon Park (dove ci sono anche i fenicotteri rosa) e poi passeggiamo su Nathan Road, la via che taglia la penisola da nord a sud, fino ad arrivare al mare, a Tsim Sha Tsui. Facciamo una tappa all'Hotel Peninsula (uno dei più lussuosi di Hong Kong, hotel storico del periodo coloniale) e poi via, sulla Avenue of Stars, la passeggiata in riva al mare.



La vista dei grattacieli di Hong Kong Island è meravigliosa, veramente da togliere il fiato. Siamo quasi al tramonto, e pian piano il cielo assume tinte sempre più calde. Decidiamo di tornare dall'altro lato prendendo lo Star Ferry (i traghetti che da più di un secolo fanno la spola tra le due sponde) per la stratosferica cifra di 2,50 dollari (circa 25 centesimi di euro). Nonostante metro e tunnel, questi traghetti sopravvivono e la proposta di dismetterli qualche anno fa provocò accese proteste. Il viaggio dura pochi minuti ma l'esperienza è straordinaria, il traghetto sbuffa e sferraglia, il metallo cigola, l'odore salmastro del mare ti ricorda dove sei, il cielo ha il colore ambrato del tramonto, e la vista spazia su entrambe le sponde e su tutta la baia. All'improvviso ho la sensazione che tutto si calmi, la città caotica e mai ferma sembra come sospesa su questi traghetti senza tempo. Spero le foto rendano bene l'unicità del momento, che sicuramente è stato uno dei migliori vissuti in questa megalopoli. Se andate a Hong Kong, dovete provare lo Star Ferry. Se non lo fate, è come se andaste a Roma senza vedere il Colosseo.



Ce ne torniamo a piedi verso casa attraversando il quartiere di Wan Chai (caotico come tutto il resto). Quando siamo quasi arrivati ci imbattiamo nell'ennesimo mercato serale dove vendono soprattutto roba da mangiare. E' incredibile come il commercio sia nell'anima dei cinesi, questa città non riposa mai.


Dopo cena torno indietro verso il molo per fare qualche foto notturna da una delle passerelle che passa sopra una grossa arteria stradale (sempre accompagnato dal fido Svitol). E così si conclude questa ricchissima giornata.


Giorno 8

Oggi si prende il tram! Proprio sotto casa nostra passa un'altra delle icone di Hong Kong e decidiamo di prenderlo per andare fino a Central. Sono dei tram a due piani, senza vetri (tanto fa sempre caldo e vanno pianissimo) e completamente ricoperti di pubblicità (questa città ci ricorda sempre la sua natura). Insieme allo Star Ferry rappresentano la storia dei trasporti di Hong Kong, essendo in servizio dall'inizio del 900. Arriviamo placidamente fin quasi al capolinea, a Sheung Wan, e poi a piedi fino a Cat Street.


La zona di Cat Street è considerata la zona "hippy" di Hong Kong, piena di botteghe che vendono gli oggetti più disparati, gallerie d'arte e bancarelle di cianfrusaglie. Visitiamo velocemente anche il piccolo tempio di Man Mo e poi puntiamo sulla zona dei Mid-levels.



Ovviamente non possiamo esimerci dal salire la scala mobile più lunga del mondo (800 metri, ma non in un pezzo unico) costruita proprio per alleviare il traffico di auto che si inerpicavano a zig-zag per le strette stradine di questa zona. Siamo in pratica sul pendio che si sviluppa dietro al muro dei grattacieli; il percorso della scala mobile è affiancato da numerosi locali molto carini. Saliamo fino in cima e poi scendiamo a piedi (la scala mobile infatti cambia verso a orari ben precisi, in discesa fino alle 10 di mattina, e in salita il resto della giornata) e ci fermiamo a mangiare in uno dei tanti locali. Qui ci accorgiamo (come già in altri di posti) delle decorazioni in stile Halloween, e chiediamo il motivo. La risposta è semplice: è quasi Halloween! In realtà mancano ancora molti giorni, ma si vede che ogni occasione è buona per fare business.

Dopo il pranzo, decidiamo di salire al Victoria Peak; in pratica, lo scopo del mio viaggio a Hong Kong. Il momento tanto atteso e tante volte immaginato è giunto. Se venite a Hong Kong e avete tempo di fare solo una cosa, salite sul peak! (anche se a dire il vero adesso che ci sono stato... se la gioca con il giro sullo Star Ferry al tramonto). Al Peak si sale con il Peak Tram, un tram a cremagliera che letteralmente si arrampica sulla collina. A tratti la salita è ripidissima, e il tram talmente inclinato che quando passa vicino ai soliti altissimi palazzi sembra quasi che questi ti cadano addosso... Anche solo la salita in tram è un'esperienza da fare.


Saliamo nel tardo pomeriggio, scelta strategica per goderci il tramonto e la città che si illumina sotto di noi. Non saliamo subito sulla terrazza panoramica, ma facciamo un giro per i dintorni (che a dire il vero non offrono molto). Appena comincia a imbrunire, mi fiondo sulla terrazza armato di cavalletto per immortalare il momento. Anche se questa scena l'ho vista mille volte in fotografia, lo spettacolo è straordinario e toglie il fiato: una delle più grandi megalopoli del mondo si distende sotto di noi, a perdita d'occhio. La foresta di grattacieli è infinita, letteralmente non se ne vede la fine, e l'occhio vaga alla ricerca di mille particolari. Pian piano tutte le luci si accendono, e davvero credo di trovarmi dinanzi a uno dei panorami urbani più belli del mondo. Cerco di fare più foto che posso e godermi il momento il più possibile (anche se il solito cruccio fa capolino nella mia mente - si, tu lo sai cosa voglio dire).



Dopo un paio d'ore torniamo giù (anche se io non me ne andrei più) e per caso finiamo nella zona di Lan Kwai Fong, la zona dei locali di Hong Kong. E vogliamo non approfittarne? Ovviamente iniziamo a bere e a mangiare schifezze, e ben presto la situazione degenera. I miei soci si bevono di tutto, birre, cocktail, chupiti, mi fanno bere tre mojito di fila (mio record di sempre), importunano cameriere e tardone e... mi fermo qui. Insomma facciamo molto tardi ed è l'unica volta che torniamo a casa in taxi...

L'album completo è qui: http://donnifoto.zenfolio.com/hongkong


(... continua ...)