Scusate (non lo faccio più)

Ho due numeri di cellulare. Uno privato e uno di lavoro. In genere sono accesi alternativamente, perché non ho voglia di portarmi in giro due telefoni.

Per anni ho cercato di educare i miei amici a chiamare sul numero giusto a seconda del giorno e dell'ora.

Poi ho capito che è impossibile. Totalmente impossibile. Per quante volte glielo spieghi, non lo ricorderanno. Non memorizzeranno i numeri aggiungendo "privato" e "lavoro" al nome in rubrica. Oppure ricorderanno solo uno dei due numeri.

Inoltre, grazie alle leggi di Murphy, ti chiameranno o manderanno SMS sempre al numero sbagliato (quello che hai spento in quel momento).

Per cui adesso ho deciso di dare entrambi i numeri, senza spiegare nulla. Provateli tutti e due, sempre.
Scusate, è colpa mia. Nella prossima vita non lo farò più.

Riposa in pace

L'hi-fi sta morendo definitivamente. Ormai ne ho la certezza. Sta crescendo una generazione di ragazzi che il buon ascolto non sa cosa sia. E non possono saperlo, non hanno mai visto un impianto hi-fi serio. Soprattutto, non lo hanno mai ascoltato. Ormai esiste solo la musica compressa. Del resto, se hai 15 anni oggi conosci solo iPod e mp3.

Qualche mese fa ha aperto un nuovo centro commerciale vicino al mio ufficio, e c'è anche un Saturn. Che non ha una saletta hi-fi come c'è sempre stata in tutti i Saturn che ho visto, ma solo un paio di scaffali con una scelta davvero misera di casse e amplificatori. Non gliene frega più niente a nessuno.

L'hi-fi esoterico sopravviverà come sempre; quello che più mi spiace è che morirà l'hi-fi "medio", quello più accessibile senza spendere cifre folli (poi tutto è relativo). Peccato.

La risposta definitiva

Fai delle domande. Aspetteresti delle risposte.

Si. No. Forse. Volentieri. Ti ringrazio ma non mi interessa. Prima o poi lo faremo (vuol dire mai). Non me ne frega un cazzo. Ci sto. Vaffanculo. Ne sarei davvero felice. Mi hai rotto i coglioni. Figata! Fatti fottere, stronzo (citazione). Se la luna sarà in congiunzione astrale con Plutone, l'umidità al 67%, il sole sorgerà dopo le 6.53 e un elefantino rosa attraverserà la stanza mentre guardo Porta a porta, verrò.

E via di questo passo.

Ma ultimamente c'è una risposta ancora più potente: la non risposta. Non rispondendo, non dite né si, né no, né forse. Non dite niente. Non perdete tempo a pensare, a rispondere, a decidere, a sbattervi. E poi potrete sempre dire che vi siete dimenticati o non avete visto la mail/sms/post su Facebook/ecc.

In quest'epoca iperconnessa fatta di cellulari, instant messaging, Skype, Facebook, mail, chat, la risposta definitiva... è la non risposta.

Viaggio 2011 - Giorni 1-5 - Singapore

Giorno 1

Decolliamo da Malpensa con 40 minuti di ritardo. Normalmente non me ne fregherebbe niente, ma lo scalo a Dubai dura solo un'ora e 20 minuti, e io sono terrorizzato che ci perdano le valigie pronti via. Così invece rischiamo di perdere il volo noi! In realtà atterriamo a Dubai solo 20 minuti dopo l'orario previsto, e appena mettiamo piede in aeroporto veniamo brancati dagli addetti della Emirates che ci portano direttamente al gate per il volo per Singapore. In pratica scendiamo da un aereo e saliamo immediatamente su un altro (non faccio in tempo neanche ad andare in bagno!). Alla fine staremo in aria e col culo su un sedile per 18 ore.

Il secondo aereo è molto più bello del primo: un 777 con un sistema di video on demand fantastico (ci sono decine di film, anche in italiano, e letteralmente migliaia di album musicali, tanto che Svitol esclama a un certo punto: lo voglio anche a casa!). Comunque voli praticamente perfetti e atterriamo a Singapore che è sera.


Appena usciti dall'aeroporto, capiamo subito quello che ci aspetta: un caldo impressionante e un muro di umidità che ci farà sudare giorno e notte. Ci facciamo portare in albergo e invece di stramazzare a letto, decidiamo subito di fare un giro nei dintorni. Troviamo un simpatico pub dove ci beviamo qualcosa (dentro fa quasi freddo tanto è forte l'aria condizionata; e tanto è umido che i vetri sono appannati).

Domani inizia il vero viaggio, ma intanto abbiamo avuto il nostro primo contatto.

Giorno 2

Cominciamo ad avventurarci per la città, che appare subito molto moderna e con una metropolitana molto efficiente. Decidiamo di cominciare dal quartiere cinese. La popolazione originaria infatti è di etnia malese, ma la maggior parte è oggi costituita dagli immigrati cinesi (strano, eh?). Visitiamo alcuni templi (di cui uno in realtà è un tempio indù, stranamente sorto nel quartiere "sbagliato") e poi ci incamminiamo verso il Mount Faber dal quale si dovrebbe vedere un panorama favoloso (secondo la nostra guida). C'è una cabinovia che sale in cima (comunque alta solo qualche centinaio di metri) ma non capiamo bene da dove parta; seguiamo i cartelli e in realtà a un certo punto realizziamo che stiamo salendo a piedi. Stremati dal caldo, dalla stanchezza e dal fuso orario stiamo per dare forfait quando una signora anziana a cui chiediamo informazioni ci dice che siamo a pochissimo dalla vetta. Con le ultime energie saliamo fino in cima e putroppo devo dire che il favoloso panorama non è così favoloso come promesso. Ci ristoriamo al bar e poi scendiamo con una scalinata (che per i miei tendini è anche peggio della salita) perché scopriamo che la cabinovia collega la collinetta (monte è eccessivo) con l'isola di Sentosa (dove andremo tra un paio di giorni).



La sera passiamo a trovare un amico di R&G che vive lì da 10 anni, e ha un ristorante (ovviamente italiano). Ci invita a cena e quindi ci fermiamo; la cena sarà davvero ottima. Lo salutiamo e ci rechiamo a Clarke Quay, che è la zona in centro intorno al fiume, piena zeppa di locali (in pratica i navigli di Singapore). E qui mi bevo un Singapore Sling, il cocktail inventato dal barman dell'hotel Raffles, e se lo beve anche Edo: a lui fa schifo, a me non dispiace, ma in effetti il suo sapore sciropposo non piace quasi a nessuno. Ammiriamo un po' di fauna locale e poi torniamo in hotel (la cui posizione non si rivela così malvagia, in 20 minuti a piedi ci siamo). Già stanchissimi, ce ne andiamo a nanna.


Giorno 3

Oggi ci dirigiamo in Orchard road, la via commerciale di Singapore. In effetti è un susseguirsi lunghissimo di centri commerciali sfavillanti, dove ritroviamo tutte le marche più famose al mondo (e una vera e propria fissa per gli orologi). Ci passiamo tutta la mattinata andando su e giù; i prezzi comunque non sono molto invitanti (più o meno come i nostri, se non di più). Il pomeriggio facciamo giusto una capatina a vedere l'Hotel Raffles (l'hotel storico di Singapore, tutto in stile coloniale) e poi ci dirigiamo a Marina Bay, dove troneggia quella meraviglia del Marina Bay Sands (capolavoro di architettura secondo me). Non saliamo allo Sky Park perché l'accesso alla piscina a sfioro non è più permesso, per cui non ne vale la pena. Stiamo un po' lì a riposarci e a bere birra (una costante di tutto il viaggio per i miei compagni).



La sera, facciamo un salto a Little India, il quartiere indiano, che è davvero vicino al nostro albergo. Secondo la guida, la domenica sera è un momento particolare, in quanto si ritrovano in strada tutti gli uomini (e nessuna donna). In effetti è proprio così: migliaia di uomini brulicano per le strette vie di Little India, e non si vede neanche una donna in giro. Oltretutto è anche periodo di Deepavali, una delle principali feste indù, per cui probabilmente c'è ancora più gente in giro. Tutti ci guardano, tanto che la situazione ci intimorisce un po' e non vedendo posti degni per la cena decidiamo di andarcene quasi subito.



Giorno 4

Il terzo giorno è dedicato a Sentosa, una piccola isola di fronte a Singapore, che è stata trasformata in un parco di divertimenti stile Gardaland, e ha anche alcune spiagge. Si raggiunge con una moderna monorotaia. Scendiamo all'ultima fermata e vaghiamo un po'; ci sono varie attrazioni ma nessuna ci colpisce particolarmente (sono più che altro per bambini). Però pranziamo in un locale sulla spiaggia, molto carino. La spiaggia è bella, ma il mare purtroppo è bruttino, e ci sono anche molte navi alla fonda. In effetti è strano, perché Singapore confina con la Malesia che ha delle spiagge splendide, ma qui il mare è proprio brutto. Alla fine passiamo qui quasi tutta la giornata finché non ci stufiamo e torniamo in albergo. Giudizio su Sentosa: se avete un giorno da sprecare, fateci un giro, altrimenti la potete saltare tranquillamente.


Essendo l'ultima sera che passiamo qui decidiamo di cenare in un bel ristorante sotto la ruota (Singapore Flyer) e di provare una delle specialità del posto: il chili crab, il granchio con salsa chili. Arriva una ciotola enorme con dentro un granchio enorme, immerso in una salsa color mattone. Ti portano anche un bel bavaglione dato che non sporcarsi è impossibile, il granchio va fatto a pezzi per mangiare la polpa all'interno. A dire il vero, non è che si mangia tantissimo, però la salsa è davvero tanta e ti portano dei panetti caldi e morbidi che servono per pucciarla e mangiarsela. Deliziosa! Ne mangiamo più che possiamo, e anzi a tutti viene la stessa idea: sarebbe da prendere così com'è e buttarla sugli spaghetti!

Finita la cena, passeggiamo fino a Marina Bay, e devo dire che lo skyline notturno di Singapore è davvero bello. Per l'occasione mi sono portato anche il treppiedi e passo un paio d'ore a fare foto (anche dopo che i miei amici mi hanno abbandonato :-). Tanto Singapore è strasicura e non c'è nessun problema a girare da soli di notte.



Giorno 5

Abbiamo il volo nel primo pomeriggio, ci alziamo tardi per cui decidiamo di andare direttamente in aeroporto con la metro. L'aeroporto Changi è davvero molto bello, spendo gli ultimi dollari che mi sono rimasti comprando un libro fotografico e puntualissimi ci imbarchiamo sul volo Jetstar che ci porterà a Hong Kong. Per fare gli sboroni abbiamo pagato un extra per avere i posti in prima fila, e meno male: il volo dura quasi 4 ore, e da vero volo low-cost i posti sono davvero stretti e scomodi.
Atterriamo a Hong Kong che è già buio. Negli ultimi minuti di volo, mentre guardo fuori dal finestrino per cercare di scorgere qualche luce, non posso fare a meno di pensare al mitico Kai Tak e rattristarmi per non poter mai più provare l'emozione di atterrarvi.

Giudizio su Singapore: bella, ma un po' senz'anima. Anzi, troppe anime non ne fanno una buona. I vari quartieri, le varie etnie, convivono pacificamente ma separati. Tutto è preciso, pulito, organizzato, non sembra quasi una città asiatica (non a caso è soprannominata la Svizzera dell'Asia). E' bella, ma un po' asettica, non ti trasmette grandissime sensazioni. Se siete in zona, potete farci un salto (due o tre giorni al massimo), ma andarci apposta forse non ne vale la pena.

Potete vedere tutte le foto qui: http://donnifoto.zenfolio.com/singapore



(... continua ...)

Purtroppo neanche il mio... (e io non ho neanche talento)

Un’ultima domanda: Stoner si é congedato dal Mondiale criticando tutto e senza un grazie..

“[Stoner] ha un talento infinito, ma non é diplomatico: dice quello che pensa. In questo mondo si vive molto più facilmente se si ha la capacità di mentire, ma questo non é il suo caso.”

Livio Suppo - Intervista su Motoblog.it