Il mio terremoto

Continuo a riguardare, come in un loop infinito, le immagini che arrivano in questi giorni dal Giappone. Le vedo, e le rivedo, e penso a quell'agosto del 2009 in cui ero a Tokyo e ho sentito il primo vero terremoto della mia vita. E penso anche al quadro di Hokusai, la grande onda di Kanagawa, che mi aveva fatto compagnia per tutto il viaggio, stampato sulla copertina del Japan Rail Pass, e che oggi mi appare tristemente bellissimo.

Ne avevo già parlato, a suo tempo, in questo post, usando un tono scherzoso, dato che alla fine non era successo niente. Però un leggero senso di angoscia mi era rimasto, per mesi, quando ripensavo a quei momenti.

Era notte, la prima notte a Tokyo. Mi sono svegliato, e c'era qualcosa che non mi quadrava. Mi sembrava che il letto si muovesse, ma ero in quel limbo tra sonno e veglia in cui non sai mai se stai sognando o no. Non stavo sognando, il letto si muoveva davvero, avanti e indietro, e non di poco. Ho aperto gli occhi: anche il lampadario si muoveva, e tutta la stanza cigolava, di un cigolio sinistro. Quando ho capito che era un terremoto, sono rimasto come paralizzato. Non sono riuscito a fare o pensare nulla. Non ho pensato di andare sotto la scrivania, né di provare a uscire. Ti prende una sensazione di terrore, di angoscia, di impotenza, che non puoi spiegare, e non puoi capire se non la provi. E quei secondi ti sembrano infiniti, ti sembra che non passino mai. Non so neanche dire quanto sia durato, e ad essere onesto non ho avuto neanche troppa paura, nello stato semionirico in cui ero.

Ho acceso la luce, ho guardato la stanza ed era tutto a posto, poi sono andato alla finestra e ho guardato fuori. Tutto sembrava tranquillo, non c'era nessuno per strada. Mi sono chiesto cosa fare a quel punto, e non ho saputo rispondermi. Sono tornato a dormire.

La mattina ho scoperto che era stato un terremoto di magnitudo 6 punto qualcosa (a seconda delle fonti e del tipo di scala usata). Può sembrare poca cosa di fronte al 9.0 di questi giorni, ma è stato più o meno dello stesso livello di quello dell'Aquila. Non posso fare a meno di pensare cosa deve essere stato questo, fortissimo, lunghissimo, terrificante. Ma come dicevo prima, non si può capire senza averlo provato.

Da un po' leggo il blog di un ragazzo spagnolo che vive in Giappone. Ha scritto un post sulla sua esperienza di questa scossa devastante. Finora è la descrizione migliore che abbia letto, di quella sensazione che non si può spiegare. Per il resto, non ci sono parole, ma solo un'infinita tristezza, e tante immagini che mi resteranno impresse. Tra le tante, vi consiglio quelle di The Atlantic (1, 2, 3) e di The Big Picture.

Ho donato qualche euro; lo si può fare attraverso il sito della Croce Rossa italiana oppure tramite Google direttamente a quella giapponese, oppure con un SMS al 45500.

Forza Giappone, il Sol Levante si risolleverà!

1 commento:

  1. Tu che hai "donato qualche euro"??? Incredibile! :)
    Cmq, a parte le battute, è davvero drammatico!

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