"Senta... Io sono un uomo politico, e questo vuol dire bugiardo e truffatore, e quando mi chino a baciare i bambini rubo loro le caramelle. Ma vuol dire anche che mi lascio aperte tutte le porte... "Jeffrey Pelt - Caccia a Ottobre Rosso
Politico
Anonimi
Qualche settimana fa ho fatto una gitarella in Liguria, percorrendo un po' di sentieri tra Camogli e Portofino. Il mio amico aveva in tasca un piccolo ricevitore GPS, e ha salvato tutto il percorso. Dopodiché ha caricato tutto online, su Everytrail, e così ci possiamo rivedere il cammino, e sapere quanti km abbiamo fatto, quanto dislivello abbiamo superato, quanto ci abbiamo messo, ecc. E grazie alla magia del web 2.0, posso condividere tutto ciò con voi. In questo caso, un'applicazione simpatica e utile. E pazienza per la privacy.
Cinquant'anni fa, eravamo tutti anonimi. Le nostre attività quotidiane non lasciavano tracce. Oggi, inutile dirlo, non è più così. Siamo tutti (potenzialmente) monitorabili.
Il cellulare che portiamo in tasca rende nota la nostra posizione (anzi, ormai la polizia si basa solo su quello durante le indagini a quanto pare...). Gli estremi delle telefonate sono tutti loggati. Gli SMS sono tutti registrati. La navigazione internet è monitorata dai provider. Il Telepass comunica dove andiamo. Le telecamere sono ovunque, e ci riprendono mille volte al giorno. Al supermercato, le tessere fedeltà registrano cosa compriamo. Il bancomat e le carte di credito fanno lo stesso.
Ma ultimamente stiamo andando oltre, verso scenari nuovi, che aprono questioni nuove. Per esempio, quasi tutti gli smartphone sono dotati di GPS, e possono registrare con precisione assoluta i luoghi che visitate. Dicono a voi dove siete e dove andare, ma di contro lo possono (potenzialmente) dire anche a qualcun'altro. E' fresco il caso dell'iPhone, che registrava "per sbaglio" tutti i posti in cui era stato il telefono. Oppure il caso di TomTom, che raccoglie dati collettivi sulla posizione dei veicoli per calcolare i percorsi tenendo conto anche del traffico. Ebbene, tali dati sono stati venduti al governo olandese, che li ha usati invece per sapere dove gli automobilisti superano più di frequente i limiti di velocità, e piazzare di conseguenza gli autovelox. O i social network, dove è l'utente stesso a fornire tutti i dati volontariamente: rete di amici, parenti, gusti, quello che ti piace, quello che non ti piace, cosa ti sei comprato, cosa guardi... Una miniera d'oro per chi è interessato a quelle informazioni per scopi di marketing. E non solo.
Quasi ogni nostra attività lascia tracce. Queste tracce potrebbero essere usate a nostro favore, ma anche contro di noi. Non a caso tutti i maggiori Paesi si sono posti il problema, e hanno emanato apposite leggi per tutelare la privacy (ovviamente ben lontane dall'essere perfette).
Se state pensando "ma tanto io non ho niente da nascondere", lasciate perdere. Non è quello il punto.
Le spalle di una donna
"Sei stupenda... Ti devi tagliare i capelli.John Milton e Mary Ann - L'avvocato del diavolo
Dice sul serio?
Le spalle di una donna sono gli avanposti della sua mistica. E il suo collo, se è viva, ha tutto il mistero di una città di confine... di una terra di nessuno. È il conflitto fra la mente e il corpo."
Toncontín
L'aeroporto Toncontín si trova a Tegucigalpa, Honduras. Pensavo che l'atterraggio al Kai Tak fosse difficile, ma guardate questo: l'aereo fa una lunga virata, poi sfiora la collina a poche decine di metri da terra e scende lungo il fianco verso la pista. Come hanno pensato di fare l'aeroporto lì lo sanno solo loro.
La pista stessa è anche molto corta, ed è stata allungata nel 2007 e nel 2009. Potete rendervene conto in questo video (purtroppo l'incorporamento è stato disabilitato e dovete guardarvelo sul sito) dove il pilota arriva un po' lungo e... guardate voi. Sempre nel 2007 la collina antistante è stata sbancata per facilitare un po' l'atterraggio.
Infine, cosa ci fa questo semaforo piazzato a metà di questa strada, senza che ci sia un incrocio o un accesso laterale? Nel video la risposta (la strada comunque è quella di prima, e notate il tizio in motorino che passa lo stesso!).
In questo caso, direi che non è il caso di farsi un giro qui... anche perché la trasmissione Most Extreme Airports di History Channel lo classifica come il secondo aeroporto più pericoloso del mondo. E il primo di questa speciale classifica? Lo scoprirete nel prossimo post aeronautico.
Amazon vs Feltrinelli

Da qualche mese però, c'è Amazon.it, e ha degli ottimi prezzi (non solo sui libri). Sono andato a controllare i miei ultimi due acquisti, e ho visto che ordinandoli da loro avrei risparmiato qualcosina. Ma non li avrei trovati, quei due libri, se non vagando tra gli scaffali veri, e non tra quelli virtuali.
Allora la prossima volta potrei fare così: trovo il libro vagando alla Feltrinelli, e poi lo ordino su Amazon risparmiando. Ma è giusto?
Feltrinelli paga le spese per il negozio, paga gli stipendi dei commessi ai quali chiedere informazioni, mi permette di sfogliare il libro e decidere se ne vale la pena, e di scoprirne altri semplicemente perché li vedi lì. Mi offre un servizio insomma.
Amazon invece non mi offre nulla di tutto ciò. Mi offre però il risparmio, un assortimento infinito e la comodità di ricevere l'acquisto comodamente a casa. In più, Amazon.it di fatto in Italia non ha nulla: i server saranno in America, gli uffici europei in Lussemburgo e la merce arriva tutta dai magazzini in Francia, UK e Germania. E per arrivare a me, produce anche dell'inquinamento supplementare. Insomma, quando compro da loro all'economia italiana resta poco o nulla.
Quindi Amazon è bene o è male? E' bene in quanto ha aumentato la concorrenza, i prezzi sono scesi (per es. quasi tutti gli altri siti hanno abbassato la soglia per spese di spedizione gratis a 19 euro) e l'offerta aumentata (si, c'è anche quel libricino ormai introvabile). E' male se un giorno Feltrinelli licenzierà dei dipendenti perché ormai vende meno libri. Peraltro anche loro hanno il sito di e-commerce. Magari il dipendente non sarà licenziato ma verrà spostato nella divisione informatica. Ma forse non ne avrà le competenze, e sì, sarà licenziato e al posto suo sarà assunto un informatico. Oppure, tutta l'infrastruttura sarà data in outsourcing e gli informatici saranno tutti assunti in Cina e India, e qui resterà solo un ufficio con 10 persone che dirigono tutto. A pensarci bene, un po' quello che successe con la rivoluzione industriale. Questa è un'altra rivoluzione.
Vedremo come andrà a finire. Nel frattempo, credo che gli acquisti di impulso continuerò a farli in libreria. Mi sembra più giusto.
Ma ti avverto...
"Bravo. Non tornerò mai in prigione.
Allora è meglio che tu cambi lavoro.
È quello che mi riesce meglio: organizzare colpi. A te quello che riesce meglio è cercare di fermare gente come me.
...Insomma una vita regolata non ti piacerebbe?
Quale sarebbe? Il barbeque e la partita in televisione?
Già.
Ed è questa vita regolata quella che fai?
Che faccio..no. La mia vita... no, la mia vita è un disastro assoluto. Ho una figliastra incasinata come poche, per il suo vero padre che grazie a Dio è un gran coglione. Ho una moglie, la madre, ma ormai siamo in rotta, un matrimonio irrecuperabile il mio terzo... e questo perché passo tutto il mio tempo a dare la caccia a quelli che fanno il tuo lavoro. Ecco la mia vita.
...Una volta uno mi ha detto, "Non fare entrare nella tua vita niente da cui tu non possa sganciarti in trenta secondi netti se senti puzza di sbirri dietro l'angolo". Se tu sei sempre appresso a me e dove vado io vai anche tu, beh come pretendi di tenerti... una moglie?
Questa è una bella domanda. Tu invece sei un monaco?
Ce l'ho una donna.
Mmh, e che le racconti?
Che faccio il rappresentante.
Quindi se dovessi vedere me arrivare da quell'angolo... abbandoneresti la tua donna... senza neanche salutarla?
Rientra nella disciplina.
È un pò superficiale, no?
Sì, può darsi che lo sia. O l'accettiamo o tanto vale che cambiamo mestiere.
Io non saprei che altro fare.
Ah, io neanche.
E nemmeno vorrei fare altro.
E io neanche.
(...)
Eccoci seduti qui... io e te normali come due vecchi amici ma tu fai quello che fai e io faccio quello che devo fare... e ora che ci siamo conosciuti... se quando sarà dovrò toglierti di mezzo, potrà non piacermi, ma ti avverto: se mi troverò a scegliere fra te e un poveraccio che per colpa tua rischia di lasciare una vedova... scelgo te, senza neppure esitare.
Trascuri l'altra faccia della medaglia. Cosa succederebbe se tu mi incastrassi, e fossi io a dover scegliere... perché per nessun motivo ti permetterei di fermarmi. E' vero, ci siamo conosciuti, sì... ma neppure io esiterei, nemmeno un istante.
Forse è proprio così che andrà... o chi può dirlo...
O forse non ci rivedremo mai più."
Neil McCauley e Vincent Hanna - Heat, La Sfida
Gibilterra
Altro post sugli aeroporti strani (e non sono ancora finiti, ne mancano un paio): l'aeroporto di Gibilterra.
Gibilterra è una piccola enclave britannica situata sull'omonimo stretto. Come tutti i posti dove lo spazio è poco (la superficie totale è di meno di 7 kmq) per costruire un aeroporto si sono dovuti ingegnare. Qual'è la particolarità qui? Semplice, la strada principale taglia in due la pista, e viene chiusa con delle sbarre (tipo passaggio a livello) quando gli aerei decollano o atterrano!
Al solito un paio di video rendono meglio l'idea:
Toccherà andare a farsi un giro pure qui...
Oh mamma mamma mamma
Milano, 15 marzo 2011. Conferenza con Bruce Schneier. Sala affollatissima. Lo leggo da anni, e lo considero un genio. Finalmente lo vedo anche.
Relatore: "Bene, lasciamo ora la parola a Bruce Schneier. Se qualcuno volesse fare delle foto, le può fare liberamente, non c'è nessun divieto. E a fine conferenza, se qualcuno vuole farsi firmare una copia di uno dei suoi libri, può venire qui e Bruce la firmerà volentieri."
Io (girandomi verso i miei soci): "Nooo, cazzo, il libro!"
La mia copia di Practical Cryptography è rimasta a casa. I miei soci ridono.
Concorde
Ultimamente ho il trip degli aeroporti "strani" (e i post sull'argomento non sono ancora finiti), ma questa volta vi parlo invece di un miracolo della tecnica: il Concorde.
Il Concorde è stato uno dei due aerei di linea per trasporto passeggeri supersonici (l'altro era il suo clone russo Tupolev Tu-144). Se pensate che il progetto risale alla fine degli anni 60 la sua realizzazione ha del miracoloso. Velocità di crociera superiore a Mach 2, ali a delta, muso inclinabile, motori carenati erano solo alcune delle sue caratteristiche uniche.
Le ali a delta favorivano il volo a velocità supersoniche, ma imponevano un angolo molto elevato durante l'atterraggio (a causa del modo in cui ali di tale forma sviluppano la portanza). Da qui la scelta del muso abbassabile, che serviva a far sì che i piloti vedessero meglio la pista. I 4 motori erano carenati sotto le ali e non semplicemente "appesi"; inoltre, erano dotati di postbruciatori come i jet militari.
Impiegato solo dall'Air France e dalla British Airways, era in grado di coprire la rotta Parigi/Londra - New York in circa 3 ore e mezza. Volava mediamente a quote molto alte, fino a 17000 metri, dove l'aria è molto rarefatta ed è già possibile vedere la curvatura della Terra. Inoltre, nei viaggi verso ovest la sua velocità superava quella della rotazione terrestre, per cui l'ora locale di destinazione era antecedente all'ora locale di partenza. Era cioè possibile partire di sera e arrivare di pomeriggio. La British Airways aveva sfruttato questa particolarità per fare pubblicità al Concorde con lo slogan "Arrivare prima di partire". Alcuni paesi comunque vietarono al Concorde di sorvolare il loro territorio, o di farlo a velocità supersonica, per via dei boom sonici prodotti durante il volo.
Il biglietto era ovviamente molto caro; l'esperienza a bordo comunque non era delle più confortevoli, dato che la cabina era molto stretta e bassa (un metro e ottanta soltanto). Inoltre non vi era nessun tipo di intrattenimento (film e videogiochi), il tutto compensato dal viaggio decisamente più breve.
Entrò in servizio nel 1976, e ci rimase fino al 2003. Purtroppo quasi tutti lo ricordano per via dell'incidente del luglio 2000, che fu l'unico vero incidente di tutta la vita operativa del Concorde. Riporto la descrizione dell'incidente direttamente da Wikipedia:

Morirono tutti i 100 passeggeri, 9 membri dell'equipaggio e 4 persone a terra. Sempre su Wikipedia c'è una pagina specifica, e quello che mi ha veramente impressionato è stato leggere le trascrizioni delle comunicazioni tra i piloti e la torre di controllo. Mettono i brividi, se pensate che sono gli ultimi istanti di vita (dal decollo allo schianto passano solo un minuto e 10 secondi) di 113 persone.
C'è un video dell'incidente, diventato ormai tristemente famoso, che mostra il Concorde decollare in fiamme:
Quello che molti non sanno è che, dopo la sospensione dei voli a causa dell'incidente, vennero apportate delle modifiche in modo da aumentare la sicurezza dell'aereo, e il Concorde tornò in servizio nel 2001 (tra l'altro il primo volo fu proprio l'11 settembre, coincidenza sfortunata). Nel 2003 tuttavia, a seguito del calo dei voli a causa proprio dell'incidente e della paura di volare conseguente all'11 settembre, sia l'Air France che la BA decisero di porre fine all'utilizzo del Concorde.
Andava così in pensione uno degli aerei più belli e più tecnologici mai costruiti. Oggi un nuovo Concorde non è neanche lontanamente all'orizzonte. Ed è proprio di pochi giorni fa uno degli ultimi voli dello Shuttle, anche in questo caso senza che ci sia una nuova navetta pronta a sostituirlo. C'è bisogno di un nuovo rinascimento tecnologico?
Per concludere vi segnalo un sito creato da un appassionato, davvero fatto benissimo e dove potrete trovare tantissime informazioni dettagliate: http://www.concordesst.com/.
Il mio terremoto
Continuo a riguardare, come in un loop infinito, le immagini che arrivano in questi giorni dal Giappone. Le vedo, e le rivedo, e penso a quell'agosto del 2009 in cui ero a Tokyo e ho sentito il primo vero terremoto della mia vita. E penso anche al quadro di Hokusai, la grande onda di Kanagawa, che mi aveva fatto compagnia per tutto il viaggio, stampato sulla copertina del Japan Rail Pass, e che oggi mi appare tristemente bellissimo.
Ne avevo già parlato, a suo tempo, in questo post, usando un tono scherzoso, dato che alla fine non era successo niente. Però un leggero senso di angoscia mi era rimasto, per mesi, quando ripensavo a quei momenti.
Era notte, la prima notte a Tokyo. Mi sono svegliato, e c'era qualcosa che non mi quadrava. Mi sembrava che il letto si muovesse, ma ero in quel limbo tra sonno e veglia in cui non sai mai se stai sognando o no. Non stavo sognando, il letto si muoveva davvero, avanti e indietro, e non di poco. Ho aperto gli occhi: anche il lampadario si muoveva, e tutta la stanza cigolava, di un cigolio sinistro. Quando ho capito che era un terremoto, sono rimasto come paralizzato. Non sono riuscito a fare o pensare nulla. Non ho pensato di andare sotto la scrivania, né di provare a uscire. Ti prende una sensazione di terrore, di angoscia, di impotenza, che non puoi spiegare, e non puoi capire se non la provi. E quei secondi ti sembrano infiniti, ti sembra che non passino mai. Non so neanche dire quanto sia durato, e ad essere onesto non ho avuto neanche troppa paura, nello stato semionirico in cui ero.
Ho acceso la luce, ho guardato la stanza ed era tutto a posto, poi sono andato alla finestra e ho guardato fuori. Tutto sembrava tranquillo, non c'era nessuno per strada. Mi sono chiesto cosa fare a quel punto, e non ho saputo rispondermi. Sono tornato a dormire.
La mattina ho scoperto che era stato un terremoto di magnitudo 6 punto qualcosa (a seconda delle fonti e del tipo di scala usata). Può sembrare poca cosa di fronte al 9.0 di questi giorni, ma è stato più o meno dello stesso livello di quello dell'Aquila. Non posso fare a meno di pensare cosa deve essere stato questo, fortissimo, lunghissimo, terrificante. Ma come dicevo prima, non si può capire senza averlo provato.
Da un po' leggo il blog di un ragazzo spagnolo che vive in Giappone. Ha scritto un post sulla sua esperienza di questa scossa devastante. Finora è la descrizione migliore che abbia letto, di quella sensazione che non si può spiegare. Per il resto, non ci sono parole, ma solo un'infinita tristezza, e tante immagini che mi resteranno impresse. Tra le tante, vi consiglio quelle di The Atlantic (1, 2, 3) e di The Big Picture.
Ho donato qualche euro; lo si può fare attraverso il sito della Croce Rossa italiana oppure tramite Google direttamente a quella giapponese, oppure con un SMS al 45500.
Forza Giappone, il Sol Levante si risolleverà!
Persone
Rieccomi con qualche foto nuova (e molte vecchie) dato che la pubblicazione delle stesse latitava da un po'. Questa volta il soggetto sono le persone, croce e delizia di ogni fotografo. E' difficile infatti fare belle foto alle persone, soprattutto se vuoi coglierle in momenti spontanei; se infatti si accorgono che le stai fotografando, si mettono chi più chi meno in posa per te e la foto viene in qualche modo alterata. A me piacciono molto di più le foto spontanee, a meno che si stiano facendo dei ritratti specifici.
Eccomi dunque con un album "virtuale" che raccoglie varie foto, alcune già pubblicate nei rispettivi album sotto "Luoghi" (dovevo pur decidere un metodo di classificazione), altre invece nuove nel senso che non hanno un album dedicato per cui le pubblico ora per la prima volta. Ce ne sono diverse fatte in Giappone, ero indeciso se pubblicarle o no dato che sono tante (forse troppe), ma alla fine ho deciso di includerle perché mi piacciono molto. Questo album comunque non sarà statico ma si arricchirà nel tempo di nuovi scatti.
L'album è qui: http://donnifoto.zenfolio.com/persone
Come al solito potete vedere lo slideshow qui sotto:
Saint Maarten
Continuiamo la serie di post "aerei" parlando di un altro luogo molto famoso tra i plane spotters: Saint Maarten.
Saint Maarten è una piccola isola delle Antille olandesi, situata più o meno tra le Isole Vergini e Antigua. E' molto frequentata dai turisti e dotata di un piccolo aeroporto, dove però (proprio a causa dell'elevato numero di visitatori) atterrano aerei abbastanza "grossi".
La pista è a pochi metri dal mare, e questa non è una situazione inusuale: anche a Lanzarote e Skiathos è così, ma in questo caso la particolarità sta nel fatto che la spiaggia di Maho Beach è frequentata normalmente dai bagnanti, e tra la spiaggia e la pista passa anche una strada che rimane aperta anche durante decolli e atterraggi. L'atterraggio non è difficile come quello di Hong Kong (l'avvicinamento è diretto e lineare dal mare) ma la pista è molto corta (2180m) e questo costringe i piloti a toccare terra il più vicino possibile all'inizio della pista stessa. Questa combinazione di fattori fa sì che gli aerei passino bassissimi sopra la spiaggia piena di gente. Durante i decolli invece, il getto dei motori arriva fino alla battigia spingendo gli oggetti in acqua.
Al solito un paio di video valgono più di mille parole. Questo è un tipico atterraggio (notare anche l'auto che sta passando proprio in quel momento):
Altro atterraggio, questo forse anche un pelo più basso (e c'è anche un sacco di gente):
Vogliamo andare un po' più sotto?
Questo è invece l'effetto della spinta dei motori al decollo:
Infine, un video con una serie di foto da cui si colgono altri particolari:
Qualcosa è cambiato
Qualche tempo fa sono andato a vedere "The social network", il film che racconta la storia di Mark Zuckerberg e della nascita di Facebook. Avevo letto solo recensioni con lodi sperticate, ed ero curioso. E' un bel film, gradevole e ben fatto, anche se a parer mio non è nulla di eccezionale. Nello stesso periodo, ho risentito un cliente con cui non lavoravo da molto tempo, e che io prendevo bonariamente in giro sostenendo che è il sosia di John Gilmore.
Ma chi è John Gilmore, e cosa ha a che fare con il film su Facebook? Nulla, ma mi è venuto naturale accostare le due cose per il motivo che adesso vi spiego.
John Gilmore è uno dei personaggi mitici del mondo IT anni 90 e dei primissimi anni del boom di Internet. Solo per ricordare alcune delle sue attività, è stato uno dei fondatori della Electronic Frontier Foundation, della mailing list Cypherpunks, un grande sostenitore del progetto GNU e dell'uso della cifratura, e colui che ha creato la gerarchia alt.* di Usenet. E' stato uno dei primi 5 dipendenti di Sun Microsystems e il coautore del protocollo BOOTP che sarebbe poi diventato il DHCP che tutti noi oggi usiamo.
Il suo sito Toad.com è uno dei 100 domini più vecchi ancora attivi, e ancora oggi ha quel look dei primordi del web, HTML puro e niente orpelli, che vi farà tornare in mente le prime navigate con Mosaic e un modem da 28.8 pagato 300mila lire. Insomma, un personaggio di un certo spessore, un cazzutissimo tecnofreak nonché attivista per le libertà (digitali e non) come ormai ne restano pochi.
Ora, confrontate la foto di Gilmore con quella di Zuckerberg:
Anche tenendo conto della differenza d'età, che dite, i tempi sono cambiati? Gli hacker di ieri erano di un altro calibro. Oggi abbiamo dei ragazzini brufolosi che si inventano siti che solo pochi anni fa non erano neanche concepibili (ok, lo so, Zuckerberg non ha i brufoli ma lo volevo scrivere lo stesso). Tutto cambia e tutto evolve. Come dice qualcuno, purtroppo anche gli anni 60 e il rock anni 70 non ci sono più. Però ce li ricordiamo ancora. E ci ricordiamo ancora di Gilmore, Stallman e Wozniak. Qualcuno si ricorda per esempio di Shawn Fanning? Se probabilmente non sapete chi sia, è il creatore di Napster. Napster è stato fondamentale nel creare un nuovo paradigma, ma il suo fondatore oggi non lo ricorda quasi nessuno. Fra 10 anni ci ricorderemo di Zuckerberg?
Il regalo?
Concludiamo il trittico di post natalizi parlando dei regali, croce e delizia di ogni Natale (e non solo). Non sono uno di quelli che fa regali a venti persone, anzi, forse (colpevolmente) ne ho sempre fatti troppo pochi. Negli ultimi anni ho riscoperto in parte questo piacere, però devono essere regali sentiti, che facciano piacere a chi li riceve ma anche a chi li fa.
Il regalo fatto per obbligo sociale è un incubo. Specialmente se di quella persona ti frega poco o se proprio non sai cosa regalargli. Cominci a pensare agli oggetti più improbabili o banali, per poi scartarli uno a uno mentre la data fatidica si avvicina inesorabile. Alla fine prendi qualcosa di inutile e ti autoassolvi pensando che tanto conta il pensiero.
Il regalo a una persona a cui invece tieni può essere anche peggio. Non vuoi deluderla. In questo caso ho imparato una regola molto semplice (anche se non sempre applicabile): il regalo deve venire da sé. Non devi essere tu a cercarlo, deve essere lui a trovare te. Pensi a quella persona e sai già cosa regalargli. Sai che quella cosa gli piacerebbe tanto, o sai che ne ha bisogno. L'hai sentita dire "mi piacerebbe comprare/fare/andare/vedere" e con nonchalance hai fatto finta di niente. Oppure ti capita per caso di imbatterti in qualcosa e di pensare che piacerebbe proprio a... Ecco, il regalo è venuto da te. Se poi la persona che lo riceve non se lo aspetta, o non c'è nessuna ricorrenza particolare, è ancora più bello. Il regalo perfetto.
Effetto farfalla
Durante queste feste appena finite, si sono raggiunti livelli di traffico mai visti. A partire dal 9 dicembre, subito dopo il ponte dell'Immacolata, e fino al 23 compreso, ho imprecato ogni singolo giorno per andare e tornare dall'ufficio. La tangenziale est di Milano per più giorni è stata congestionata come non mai, alcune sere ben oltre le 21. E lo sapete di chi è la colpa? Delle strade insufficienti? Dell'incremento nella consegna di merci prima di Natale? Del freddo pungente che ha scoraggiato anche i motociclisti più temerari? Del solito incidente (in realtà basta uno che si ferma a cambiare una gomma. Se poi si ferma anche la Polizia, siamo spacciati...)? No. La colpa è mia (e anche di mio fratello).
Avete presente l'effetto farfalla? Cito dalla solita onnipresente Wikipedia: Effetto farfalla è una locuzione che racchiude in sé la nozione maggiormente tecnica di dipendenza sensibile alle condizioni iniziali, presente nella teoria del caos. L'idea è che piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema.
Da qui la famosa espressione: "Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo".
E dove sarebbe la mia colpa? Semplice. Ho ordinato un libro tre CD da Amazon. Che mi sono stati spediti in due pacchi separati, da due posti diversi, con due corrieri differenti che hanno fatto strade diverse. Mio fratello invece ha ordinato tre LP (sì, esistono ancora, e stanno tornando un po' di moda) e sono stati mandati con tre spedizioni diverse.
E poi mi lamento del traffico. Sono stato io. Il mio ordine ha messo in moto una catena di eventi ineluttabili il cui risultato è stato quello di scatenare un bordello mai visto, e farmi perdere ore seduto in una scatola di metallo. Dovrò ricordarmene la prossima volta.
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