Laurearsi (prima o poi)

Ho sempre avuto una sorta di ammirazione per quelle persone che si laureano a 30 e passa anni dopo svariati anni fuori corso. Ammirazione di due tipi.

L'ammirazione buona, pensando a quelli che si sono laureati a gran fatica magari lavorando e studiando nel tempo libero (e chiunque lavori otto ore al giorno sa quanto sia pesante).
Ma anche l'ammirazione un po' invidiosa di quelli che hanno cazzeggiato e se la sono goduta, facendo credere ai genitori che il sudore scendeva copioso dalla loro fronte, mentre si sparavano un paio di Erasmus e si infilavano in tutte le feste possibili. Beati loro.

Io non appartengo a nessuna delle due categorie, anche se ci ho messo un paio d'anni in più del necessario. Non ho un gran ricordo dei miei anni universitari. L'inizio fu abbastanza traumatico. I corsi si dividevano in semestrali (da ottobre a febbraio e da aprile a giugno, se non ricordo male) e in annuali (da novembre a maggio). L'esame lo potevi dare solo dopo la fine del corso (e sarebbe anche logico). Peccato che il primo anno qualche genio avesse stilato un calendario che prevedeva un corso nel primo semestre e cinque sommando gli annuali e quelli del secondo semestre. Praticamente da aprile avrei dovuto dare cinque esami. Ovviamente impossibile, e accumulai subito ritardo.

Il primo corso fu abbastanza scioccante. Il professore partì a manetta con mille grafici e formule, dando per scontate conoscenze che io non avevo. Letteralmente alle lezioni non capivo il 90% di quello che spiegava. Inoltre alla prima lezione ci disse "tra poco esce il mio libro" ma il suo libro uscì mesi dopo, per cui non c'era neanche un testo ufficiale da studiare. Un incubo. Non mi ricordo neanche come feci a passarlo quell'esame.

Per fortuna alcuni dei corsi successivi erano più umani. Ma seguirne cinque contemporaneamente non era semplice, e alcuni smisi di frequentarli. La metà della gente alla fine del primo anno mollò e sparì.

Faticosamente arrivai a dare la metà meno uno degli esami. Ma l'esame di mezzo, un vero spartiacque, era quello di matematica. Non era una matematica esagerata, ma era comunque quella di chi aveva fatto il liceo, e non ragioneria come me. Derivate, integrali, limiti, quella roba lì. Roba di cui non sapevo nulla. Mi feci prestare dei libri del liceo. Studiai da solo tutto.  Una fatica boia. Decisi che quello era l'esame "o la va o la spacca". Se lo avessi passato in un numero di tentativi discreto (diciamo massimo tre) sarei andato avanti, altrimenti avrei mollato il colpo. Lo passai al primo tentativo. Voto basso (un 20 mi pare), ma andava bene così. Da lì in poi non ho più memoria di niente, fino alla preparazione della tesi di laurea.

Non ho comunque un buon ricordo di quegli anni. Poco o nullo il rapporto con i professori (almeno fino a quando devi scrivere la tesi). Poco rapporto con i compagni di studio (andavo in università solo per le lezioni, e frequentavo poco gli spazi comuni, tipo l'aula "fumo", o il polo di calcolo, e gli ultimi tempi non ci andavo più e basta). Seguire i corsi molte volte era inutile (vederli su Youtube sarebbe stato lo stesso, ma Youtube non c'era). L'Erasmus c'era ma era agli inizi, e non lo conosceva quasi nessuno. Insomma non mi è rimasto molto di quest'esperienza, a parte il pezzo di carta. Che non ho ancora deciso se mi sia servito o no, dato che faccio tutt'altro. Va bene così.

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