Steve Jobs

Mi ha sorpreso molto, alla morte di Steve Jobs, il clamore mediatico che si è creato. Io pensavo che Jobs fosse conosciuto dagli addetti ai lavori o poco più, ma evidentemente mi sbagliavo. Tutti i telegiornali gli hanno dedicato ampio spazio, alcuni addirittura dei servizi speciali. Sicuramente negli ultimi anni, in cui teneva regolarmente i suoi keynote per lanciare i nuovi prodotti Apple (con la famosa frase "One more thing..."), la sua fama era cresciuta, ma non ricordo di averlo mai visto in nessuna trasmissione televisiva generalista. Diciamo che quando è morto si è creata (chissà perché) un po' di follia collettiva ed è partita la santificazione. Certo, la statura del personaggio non si discute (pur con qualche ombra quà e là) però davvero mi ha sorpreso la reazione del pubblico. Abbiamo sempre più bisogno di eroi?

Comunque, anche io ho riflettuto, come tutti, sul se e quanto avesse influenzato la mia vita. Non direttamente, ho pensato, dato che non ho mai avuto un prodotto Apple. Ovvio che l'abbia fatto indirettamente, dato che ha condizionato in larga parte lo sviluppo dell'industria dei personal computer, e negli ultimi anni della musica e della telefonia. Pur senza inventare nulla da zero, ma portando a essere realmente fruibili dalla massa invenzioni di altri (che comunque rimane un merito enorme, sia chiaro).

Poi mi è venuto in mente un episodio, la cui importanza avevo sottovalutato fino a oggi, e ve lo voglio raccontare. Quand'ero piccolo, ogni estate andavamo al mare con la mia famiglia, e ci fermavamo qualche giorno al paese dove è nato mio padre. Ovviamente si passava il tempo in un tour di saluti a parenti e conoscenti. Tra i parenti c'era una zia di mio padre, che aveva una villa bellissima. Un giorno la andiamo a trovare (non mi ricordo quanti anni avessi) e nel patio, sul classico tavolo bianco da giardino, vedo uno strano cubotto grigio con un piccolo monitor bianco e nero incorporato, la tastiera davanti, e uno strano affarino sulla destra. Ancora non lo sapevo, ma era un Macintosh. Il primo Mac, quello originale. Cosa ci faceva lì? Era di Marcello, il marito di una delle figlie, che se l'era portato per lavorare anche durante le vacanze. Marcello mi fece vedere come funzionava. Mi fece vedere come poteva disegnare sul piccolo schermo muovendo il piccolo affarino che teneva con la mano destra. Mi fece vedere come portando l'icona del floppy sul cestino, questo veniva espulso. Mi fece vedere come poteva scrivere e impaginare, e poi stampare, e la stampa era uguale a quello che si vedeva a video. E tante altre cose. Io ero letteralmente stupefatto.

Nei giorni seguenti, praticamente tutti i giorni chiedevo a mio padre di andare a trovare la zia. Volevo rivedere quel cubotto magico. Un paio di volte mi accontentò, ma entrambe le volte Marcello non c'era, e io rimasi deluso.

Ripensandoci adesso, credo che sia partito tutto da lì. La mia passione per i computer è nata in quel momento. Cominciai a interessarmene, a leggere riviste, e iniziai a spaccare i maroni a mio padre finché non mi comprò il Commodore 64. E poi l'Amiga. E poi...

Quindi, caro Steve, alla fine hai influenzato anche la mia vita. E non poco, a pensarci bene. Chissà cosa farei oggi, senza quell'episodio. Magari il bancario, o il magazziniere, o chi lo sa. Magari sarebbe meglio, o peggio, chi lo sa. Per cui ti ringrazio, io come milioni di altri.

1 commento:

  1. Uh uh, Steve. Quando è morto ho avuto un sussulto al cuore, leggendo su Twitter un asciutto "Steve Jobs è morto". Come spesso accade (e grazie alla sua malattia), è stato possibile per i media preparare eventi, retrospettive e trasmissioni. Il clamore mediatico è quindi altamente ingiustificato, e soprattutto di dubbio gusto.

    Era un tecnico molto scarso, molto probabilmente non sarà nemmeno ricordato come "Mr. Simpatia" dai suoi dipendenti. Ha anche fatto delle clamorose minchiate, come staccare la spina al "Newton". Si, il Newton era un aborto, però si è bruciato tutto il vantaggio competitivo giusto per capriccio contro il suo management. Due dei fuoriusciti dalla divisione Newton hanno deciso di fondare la Palm, facendo soldi a palate e imponendo il concetto di palmare al mondo. Detto questo però, era un eccellente uomo-della-strada. Sapeva capire le tecnologie del momento, sapeva capire le feature necessarie, e soprattutto, sapeva interpretare i bisogni. Non era un semplice "bravo venditore". Tutt'altro. La sua magia era quella di creare prodotti che si vendevano da soli.

    l'Amiga, era chiamato sclackintosh, proprio perchè era il Mac dei poveri. Ma Steve aveva capito (probabilmente perchè sapeva ascoltare chi ne sapeva più di lui, cosa che sembrerebbe pure strana) che la famiglia 68000 era giusta per quel tipo di utilizzo, così come l'interfaccia grafica. Il C64 ebbe il suo GeOS, e così via. Jobs va ricordato quindi come un apripista, a volta incapace di tracciare una precisa rotta ai suoi prodotti. Tutti dobbiamo ringraziarlo perchè alla fine Apple non era (oggigiorno comunque si è addormentata parecchio) una fabbrica di computer. Era un Ente di ricerca. Una volta convintisi di questo, è facile capire perchè Jobs è stato fondamentale per il settore.

    Se hai tempo, leggiti Hackers di Steve Levy (se proprio vuoi godertelo, leggilo in lingua originale).

    Ciao,
    L.

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