Glamour | Workshop 3

Terzo e ultimo workshop del 2007 (come si dice, non c'è due senza tre). Anche questo all'aperto, due modelle e una bellissima villa sopra il lago di Como, che ha offerto molti spunti in termini di location. Abbiamo avuto tutto il giorno a disposizione e qualche bello scatto è venuto sicuramente, anche se non lo considero il mio workshop migliore. Dopo di questo non ne ho più fatti per un paio d'anni.

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Meglio non tornare

"Meglio non tornare mai più qui... non sarebbe mai così divertente..."
Charlotte - Lost in translation

Natale più o meno...

Qualche foto fatta nel periodo natalizio... comincio ad avere un debole per le foto notturne...

Glamour | Workshop 2

Secondo workshop, sempre nel 2007. Questo mi è piaciuto molto di più del primo, per vari motivi. Innanzitutto, si è svolto in un bel maneggio, quindi all'aperto. Le modelle erano almeno una decina, e altrettante le location per le foto, per cui ci si poteva sbizzarrire. I partecipanti erano molti, forse troppi, ma alla fine è venuta fuori davvero una bella giornata, conclusa con una session di glamour al chiuso.

All'inizio siamo stati divisi in gruppi, ognuno con un fotografo professionista, e man mano ci si alternava con le modelle e i set. Poi, come capita sempre, al pomeriggio l'anarchia ha prevalso, e si vagava per il maneggio in cerca delle situazioni migliori. Come potete notare, anche io ho avuto le mie modelle preferite.

Fotografare all'aperto non è male, anche se non hai quasi controllo sulle luci (al di là dell'uso di qualche pannello riflettente o per ammorbidire la luce). Però è davvero sorprendente come a volte anche angoli che sembrano insignificanti si trasformano se ci metti davanti una modella ;-)

Alla fine ne sono uscito più che soddisfatto, sia per quantità che per qualità delle foto. Spero vi piacciano.


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Per l'occasione, ho fatto anche qualche piccola (ma credo significativa) modifica al look del sito.

Incontri (inaspettati)

Settimana scorsa mi sono ammalato (cosa mai successa a giugno) e sono andato dal medico per farmi dare un paio di giorni di convalescenza. Quando esco, incontro una mia prof delle superiori, ormai in pensione da tempo. La saluto, si ricorda ancora la mia faccia ma non il mio nome. Le dico che un mese fa ci siamo rivisti, dopo 19 anni. "La prossima volta invitatemi!".

Parliamo un po', di come eravamo e di come sono i ragazzi di oggi. "Non sono molto diversi, hanno gli stessi problemi che avevate voi; comunque noi come scuola abbiamo fallito". Poi mi dice una cosa bellissima: "Comunque, ho imparato molto più io da voi, che voi di quello che insegnavo io".

Grazie Prof, me lo ricorderò.

Ci stiamo riorganizzando

Da anni leggo una rivista di alta fedeltà. Da anni c'è una rubrica di lettere che riguardano problemi con l'assistenza dei prodotti. Da anni leggo sempre lo stesso tipo di risposta.
"Desideriamo scusarci con il signor Rossi; purtroppo il suo caso è coinciso con la riorganizzazione del nostro servizio di assistenza, per cui il sig. Rossi è stato sfortunato. Adesso abbiamo riorganizzato tutto e queste cose non possono più succedere."
Ovviamente, non è vero niente. Semplicemente se ne sono fottuti, finché non è intervenuta la rivista. E allora hanno alzato il culo dalla sedia e si sono messi a lavorare. Oppure, se è vero che si sono riorganizzati, vuol forse dire che prima il loro servizio faceva schifo?

Da un po' leggo Plus24, l'inserto del Sole24Ore. Anche li c'è la rubrica delle lettere per i problemi con le banche e le assicurazioni. Anche lì mi è capitato di leggere le stesse risposte.

Un paio di settimane fa, telefoniamo a un nostro fornitore per lamentarci del livello del supporto. "Avete ragione, ma non c'è problema, a ottobre riorganizziamo tutto". Va bene, ci voglio credere.

Purtroppo, il supporto non è una di quelle cose dove conviene investire. Se ti si rompe il TV, e te lo riparano in fretta e bene, semplicemente te ne dimentichi, dato che hanno solo fatto il loro lavoro. Se invece ti fanno incazzare, forse te ne ricorderai e non comprerai più quella marca. Però dato che alla fine ti fanno incazzare più o meno tutti, sono tutti sullo stesso livello. Per cui investire nel supporto è inutile, a livello di marketing.

Ma non vi preoccupate. Si stanno tutti riorganizzando.

Vent'anni

Vent'anni. Anzi, 19 a essere precisi. Cena con gli ex compagni di classe delle superiori. E senza usare Facebook, che non c'è quasi nessuno. Marcello si è messo d'impegno e ha rintracciato quasi tutti.

Molti non li vedevo davvero dalla maturità. Alcuni non pensavo venissero; altri che sarei stato felice di rivedere non sono venuti. Pazienza, sarà per la prossima volta. Io stesso sono stato indeciso per un po', se partecipare. In queste occasioni si fanno sempre dei bilanci, e io non è che abbia molto da dire. Ma alla fine mi sono detto "perché no".

Non siamo cambiati tanto. Avrei riconosciuto tutti. Anzi, qualcuno è anche migliorato. Chi era bella è rimasta bella. Chi era timido è rimasto timido, e chi era sborone è rimasto sborone.

Quasi tutti sposati, e con figli. Beh, è anche normale. Però mi ha sorpreso che molti si sono sposati giovani, prima dei 30, e che siano ancora sposati dopo una decina d'anni di matrimonio e due figli. Decisamente siamo di un'altra generazione, ne sono sempre più convinto.

E mi ha stupito anche il clima della serata, quasi euforico. Avevamo davvero voglia di vederci. Non pensavo. E ci siamo ripromessi di fare un'altra serata a settembre. Ci credo poco, 19 anni e poi 4 mesi? Stiamo a vedere.

Alla fine, sono contento di esserci andato.

Glamour | Workshop 1

Finalmente ci siamo; dopo soli 3 anni (e questo in effetti è un nuovo record) pubblico le foto del mio primo workshop fotografico (altri seguiranno).

Cos'è un workshop? Beh, la definizione non è univoca. Il dizionario della lingua italiana Sabatini Coletti definisce il workshop come "Corso di specializzazione, seminario di studi". Non è sbagliato, ma un workshop fotografico è molto di più.

In pratica, è una sorta di corso pratico, della durata da poche ore ad alcuni giorni, in cui uno o più fotografi professionisti spiegano tecniche, stili, trucchi del mestiere e così via. Ci sono workshop di tutti i tipi, a seconda del tema affrontato (ritratto, natura, animali, glamour, tecniche da studio, come realizzare un book, viaggi, ecc.), anche se i più frequenti e accessibili sono quelli di ritratto con le modelle (che sono quelli che ho fatto io), sia in studio che in location particolari (tipo ville e castelli).

I vantaggi sono molteplici: innanzitutto, vengono messe a disposizione dall'organizzazione le modelle, la location e le attrezzature da studio necessarie (luci e pannelli), tutte cose che da solo e non essendo un professionista è molto difficile avere; poi c'è il fotografo che spiega e suggerisce, e si incontrano altre persone con la stessa passione con cui è sempre piacevole confrontarsi.

Il mio primo workshop si è svolto in studio; c'erano due modelle su due set diversi, uno con i flash e l'altro con le luci continue (che adesso so di preferire). E' stato molto interessante, e mi ha fatto conoscere un paio di persone che poi mi hanno portato ad altri workshop in seguito.

Purtroppo l'esperienza era poca e poche sono anche le foto degne di essere pubblicate. Pubblico due gallerie separate, una per tutti e una per gli amici (non sto a spiegarvi il motivo perché è troppo lungo). Se mi conoscete, chiedetemi pure come accedere alla galleria riservata.

Le foto sono a questo link: http://donnifoto.zenfolio.com/ws1

La gallery completa è qui: http://donnifoto.zenfolio.com/gws1

Avrei voluto (al taglio della torta)

"Non sono bravo nei discorsi, ma ci provo lo stesso. In quest'epoca di matrimoni che durano lo spazio di due o tre stagioni, in cui si cambia il
televisore, si cambia la macchina, e si cambia anche consorte, io sono convinto che i nostri sposi Daniele e Sara invece dureranno. Ne sono convinto perché conosco bene Daniele, e un po' anche Sara, e so che oltre a volersi molto bene sono persone di sani princìpi. Princìpi che ci hanno trasmesso i nostri genitori, ma anche gli zii e i nonni.

E poi anche perché in questi anni passati insieme, hanno già dovuto affrontare e superare difficoltà non banali, e sono sempre rimasti insieme e sempre più uniti. Per cui sono molto felice che questo giorno sia arrivato, e vi chiedo di unirvi a me in questo brindisi per gli sposi. Tanti auguri di una lunga vita felice insieme!"
E aggiungerei adesso, buon viaggio di nozze!

Viaggio in Giappone - Consigli pratici

Per finire, qualche consiglio pratico (solo il minimo indispensabile) per chi deciderà di seguire le mie orme. Prima però una breve premessa.

Avevo letto spesso che il primo impatto con il Giappone è disorientante, in quanto ti senti disperso e isolato in un mondo in cui molte cose sono diverse e in cui è molto difficile comunicare. In realtà io questa sensazione, la sensazione "Lost in translation", non l'ho provata quasi mai, forse perché non siamo mai stati in difficoltà. Tutto è molto organizzato e molto preciso, ci sono cartelli dappertutto (quasi sempre anche in caratteri occidentali), per cui perdersi è davvero difficile. E su Internet trovate tutto, per cui potete partire preparati. Purtroppo sono veramente pochi i giapponesi che parlano inglese (altro luogo comune) e anche quelli che lo parlano lo parlano malissimo (troppo diverso dalla loro lingua). Un piccolo trucco, per ovviare alle difficoltà comunicative, è quello di avere sempre con sé una stampa di quello che vi serve o del posto dove dovete andare. E' molto più semplice quando si chiedono informazioni mostrare direttamente una foto o un nome stampato su un foglio.

Premessa numero 2, avevo sempre letto che il Giappone è carissimo. Non è vero. Vi faccio qualche esempio: biglietto bigiornaliero per la metro di Tokyo, circa 8 euro. Giornaliero dei bus a Kyoto, 4 euro. Una Coca-Cola alla macchinetta, circa 1 euro. Ingresso ai templi, 4-5 euro. Cena in cui abbiamo speso di più: 50 euro in due (ma ci siamo sfondati di sushi; di solito spendevamo molto meno). Le uniche cose davvero care sono i taxi e il treno. I taxi praticamente non dovete prenderli mai, con i mezzi pubblici andate dappertutto, e per il treno fate il Rail Pass e risparmiate tantissimo. Per mangiare, ci sono ristoranti di tutti i tipi, e molti anche economici in cui però si mangia sempre bene. Inoltre, l'anno scorso lo yen era abbastanza forte rispetto all'euro (1 euro = 133 yen). L'anno prima 1 euro = 170 yen, e sarebbe stato ancora più economico. Quest'anno va un po' peggio, 1 euro = 120 yen. Purtroppo la roba elettronica, a parte tutti i problemi di standard vari, costa di più (a volte anche MOLTO di più) per cui lasciate perdere. Per la cronaca, alla fine ho speso, tutto compreso (volo Alitalia, hotel 3 e 4 stelle, rail pass per 7 giorni, assicurazione medica e spese in loco) circa 2100 euro per 2 settimane, prenotando tutto su vari siti Internet. Fattibilissimo.

ATTENZIONE: Il viaggio in Giappone può dare dipendenza. Al vostro ritorno ne avrete subito nostalgia, e vorrete tornare. Siete stati avvisati.

Ed ora via con i consigli (metto anche una selezione di link utili).

Soldi. Vi conviene cambiarli direttamente in aeroporto. In giro uffici Exchange non ne abbiamo visti, però abbiamo cambiato altri soldi in un ufficio postale senza problemi. Se invece volete prelevare con la carta di credito, purtroppo anche se tutti gli sportelli presentano i simboli Visa e Mastercard in realtà accettano solo carte emesse in Giappone (provato personalmente, non funzionano). Dovrebbero fare eccezione i Bancomat di Citigroup e della catena di supermercati 7eleven, che sono abbastanza diffusi (ma non abbiamo provato; ho fatto solo una mezza prova senza prelevare in un 7eleven e non ha rifiutato la carta). Attenzione anche al fatto che le carte di credito comunque sono poco diffuse, per cui vi conviene sempre avere contanti.

Aeroporto > Tokyo. Per andare dall'aeroporto a Tokyo avete varie alternative. Ve ne consiglio due: se avete attivo il Rail Pass, prendete il Narita Express che è compreso (ed è anche il più caro). Altrimenti prendete la Keisei line, che ci mette poco di più e costa molto meno.

Metropolitana. La metro di Tokyo ha 15 linee, 11 della Tokyo Metro e 4 della Toei. Con le 11 della Tokyo Metro andate dappertutto, per cui vi conviene fare il giornaliero solo di quella (e non quello congiunto delle due). Anzi, fate il bi-giornaliero che è venduto SOLO in aeroporto e costa ancora meno. Così non dovete cercare di capire il complicato sistema di tariffe (il prezzo cambia a seconda della distanza) e non dovete comprare i biglietti tutte le volte. In ogni caso, se avete il rail pass valido, potete prendere anche la linea Yamanote che è molto comoda.

Vi segnalo inoltre questa comodissima guida che elenca tutti i luoghi turistici principali, con indicate le fermate della metro e soprattutto le uscite corrette (molte stazioni hanno decine di uscite, e se sbagliate vi ritrovate da tutt'altra parte ed è molto difficile ritrovare la strada giusta).

La mappa di tutte le linee (utilissima) è qui.

A Kyoto invece, la metro ha solo due linee, e la maggior parte dei templi sono raggiungibili solo in autobus. Vi conviene fare il giornaliero dei bus, che costa 500 yen. Tutte le info qui.

Treno e Rail Pass. Il Japan Rail Pass è un abbonamento per il treno, riservato ai turisti. Lo potete comprare solo fuori dal Giappone (non ho ancora capito perché, ma pare per motivi fiscali), per cui dovete pensarci prima di partire. E' venduto in varie tipologie a seconda della zona coperta, ma l'unico utile per i turisti è quello All Japan, con il quale potete andare dappertutto. Dura 7, 14 o 21 giorni dall'attivazione. Potete prendere tutti i treni, compresi gli shinkansen (escluso il Nozomi, il più veloce) e anche il Narita Express per l'aeroporto e la linea Yamanote a Tokyo (sono escluse solo alcune linee private, ma difficilmente dovrete prenderle). Basta esibirlo all'addetto e salire sul treno, per quelli locali; per gli shinkansen la prenotazione è gratuita. Nel complesso è molto conveniente, per es. un singolo viaggio A/R Tokyo-Osaka costa circa 30000 yen, il JRP per una settimana costa 28300 yen. Io l'ho comprato da HIS Italy (molto efficienti).

Trovate gli orari degli shinkansen qui. Quasi inutili, sono frequentissimi.

Una mappa dell'area di Tokyo è qui (utile se dovete andare a Nikko, Kamakura o Yokohama).

Cellulari. I cellulari GSM non funzionano perché il sistema GSM in Giappone non c'è mai stato, usano uno standard diverso. Invece quelli UMTS funzionano, almeno con Softbank che è il carrier con cui c'è il roaming sia per Vodafone che per Wind. Noi non abbiamo avuto problemi sia a telefonare che a ricevere e mandare SMS. Occhio alle tariffe comunque, che possono essere salate. Vodafone ha una pagina apposita e la tariffa Passport anche per il Giappone, molto conveniente.

Elettricità. L'elettricità è a 100V, ma ormai questo non è più un problema, dato che quasi tutti i caricabatterie dei cellulari e delle macchine fotografiche e gli alimentatori dei PC supportano il voltaggio universale (100-240V, 50/60hz). Le spine però sono diverse, uguali a quelle americane (eredità della guerra persa), cioè con le due lamelle piatte. Il relativo adattatore si trova comunque facilmente anche nei supermercati italiani, e costa davvero pochissimo.

Orari. Attenzione agli orari: quasi tutti i templi e le attrazioni visitabili chiudono tra le 16 e le 17. I giapponesi mangiano presto, dopo le 21/21.30 difficilmente riuscirete a cenare. La metro non è H24, chiude circa alla 1 di notte.

Calzini. Sempre in ordine. Vi capiterà di dover togliere le scarpe per visitare i templi o il castello Nijo a Kyoto, e anche in qualche ristorante...

Mancia. Non bisogna darla mai. Si offendono. Inconcepibile per loro prendere dei soldi per un servizio che è già dovuto.

Assicurazione. In Giappone l'assistenza medica è tipo negli USA, per cui vi conviene fare un'assicurazione sanitaria prima di partire. Io l'ho fatta sul sito Viaggisicuri dopo aver letto un po' in giro, ma non essendomi servita (per fortuna) non so dirvi se sia buona o no. Sicuramente è economica rispetto a nomi più famosi.

A questo punto, non mi resta che augurarvi buon viaggio!

Viaggio in Giappone - Curiosità

Eccomi dunque a fare un nuovo post sull'amato Giappone; questa volta vi parlerò delle infinite curiosità che troverete in un viaggio del genere.

Cominciamo. Ordine sparso (come tutto il blog). Qualche foto era già stata pubblicata ma repetita iuvant. Attenzione: post fiume!


Cibo. Il sushi non è così diffuso come pensavo. Ci sono anche tanti tipi di zuppe (che in genere evitavamo perché non si capisce mai cosa c'è dentro) e piatti a base di carne, anche se carne sta a pesce 1 a 10. Io per esempio ho mangiato spesso un piatto composto da ciotolone di riso e due o tre gamberoni impanati sopra. Molto buono. Il sushi comunque è molto simile a quello che mangio qui, ma c'è più varietà di pesce (comunque difficile da distinguere per me). Da Mac invece c'è la stessa roba identica, più il Teriyaki Burger. Ah, io non so usare le bacchette, e per sicurezza mi ero portato delle forchettine di plastica (!!). Non sono servite, ovunque ho chiesto le posate me le hanno portate senza problemi. Tranne una volta a mangiare sushi, che mi hanno dato le bacchette di plastica attaccate in fondo, per gli impediti come me.



Cibo in vetrina. Quasi tutti i ristoranti, dal più bello al più scrauso, hanno il menu con le foto (e vi posso assicurare che aiuta non poco). Ma mica è finita qui. Quasi tutti hanno anche il cibo finto in vetrina. Sono dei piatti fatti di plastica e cera, che riproducono alla perfezione il piatto vero. Alcuni sono dei piccoli capolavori, tanto sono perfetti anche nei minimi dettagli. E non è una cosa pensata per i turisti, è proprio una loro abitudine.



Auto. Io amo le auto giapponesi, ma il paradosso è che quelle vendute fuori dal Giappone sono più belle di quelle che usano a casa loro. La produzione interna è molto più vasta, ma molte auto per noi sono inguardabili: squadrate, massicce, con una linea anni 80. E anche tanti piccoli monovolume e minivan. Ci sono anche quelle belle comunque, come la bellissima Nissan GT-R che ho scoperto essere venduta anche in Italia. Molto diffuso il tuning, specialmente a Kyoto. E molte auto hanno un'asticella verticale con un piccolo led in cima nell'angolo anteriore sinistro, che mi sono chiesto più volte a cosa cavolo servisse. Credo serva da riferimento per il guidatore, che è a destra, per vedere fin dove arriva il muso. Brutta ma pratica. Ah, abbiamo visto anche un paio di Ferrari... E le pompe di benzina, siccome c'è poco spazio, hanno le pistole che scendono dal soffitto!



Shinkansen. I famosi treni giapponesi superveloci. Bellissimi. Innanzitutto voglio sfatare un mito: tutti, ma proprio tutti, mi hanno chiesto se sono treni a levitazione magnetica (un po' come il mito delle poltrone che si muovono nei primi anni dell'Arcadia). No, non lo sono (se va bene, entreranno in servizio nel 2025). Sono treni normali, come il Frecciarossa. Arrivano sui 300 km/h. Però loro li hanno dal 1964, non so se mi spiego. Il servizio è di altissimo livello, sulla tratta Tokyo-Osaka nelle ore di punta ne partono 6 ogni ora. Come se ci fosse un Milano-Roma che parte ogni 10 minuti. Sembrano delle astronavi, o dei missili. A bordo, sono pulitissimi, e anche in seconda classe avete circa 50 cm di spazio per le gambe. Sul tavolinetto è rappresentata la composizione del treno, con la vostra carrozza e i servizi presenti nelle carrozze adiacenti. Il controllore quando entra fa l'inchino, e lo rifà quando esce. A bordo sembra di stare in aereo, silenziosissimo. Vi accorgete di andare forte quando le case fuori dal finestrino schizzano via in un attimo. In stazione, sulla banchina, è indicato dove si fermano le singole carrozze. Così voi salite sulla vostra carrozza, e non vi fate tutto il treno con valigia appresso (che oltretutto è lunghissimo, 16 vagoni). Per terra è indicato dove sarà la porta, e il treno si ferma lì. Non un metro prima o un metro dopo. Lì. Ma la cosa più incredibile, sapete qual'è? La puntualità assoluta. Sul biglietto è indicato l'orario di partenza e quello di arrivo. Se l'orario di arrivo è per es. 15.48, il treno entrerà in stazione a .48, non a .47 o .49. Ed è SEMPRE così. Fantascienza. Purtroppo non abbiamo provato il Nozomi JR500 (il primo qui sotto, la foto è di Ale), che non è compreso nel Rail Pass, ma ci siamo dovuti "accontentare" dell'N700.



Le ragazze giapponesi. Pensavo fossero tutte un po' bruttine, e invece mi sono dovuto ricredere. Alcune sono proprio belle, alte, con quell'aria altera, la pelle che sembra di porcellana, timidissime. Di solito ben vestite, curate nell'abbigliamento, in giro con l'ombrellino per proteggersi dal sole. L'anno scorso poi andava molto la minigonna, anche se molte hanno le gambe a X. Però in kimono sono bellissime. Ne ho viste molte con compagni occidentali (mai il contrario). La società giapponese è molto maschilista e probabilmente gli uomini occidentali sono di mentalità più aperta. Solo una cosa non ho capito: con 34 gradi e 99% di umidità, molte indossano comunque i collant. Come ciò sia umananamente possibile rimane un mistero. Anche gli uomini comunque. Per gli impiegati, giacca e cravatta, sempre.



Kimono e divisa. Del kimono ho già parlato prima. Molto diffuso a Kyoto, meno a Tokyo. Lo indossano tutte, anche le ragazze giovani. E anche qualche uomo. E ho scoperto che... le ragazze in kimono mi fanno impazzire! Volevo prenderne uno, ma non avevo nessuna a cui farlo indossare... E poi le studentesse in divisa, tantissime, proprio come nei cartoni animati, tutte vestite uguali. Carinissime.



Gentilezza assoluta. I giapponesi sono gentilissimi, al limite dell'imbarazzo. In albergo e sugli shinkansen è un continuo inchinarsi. Al ristorante e nei negozi verrete salutati appena entrate. Provate a chiedere un'informazione per strada e si faranno in quattro per capire, anche se non spiccicano una parola di inglese. Allo stesso tempo però, percepite che c'è sempre una barriera tra voi e loro. Difficile comunicare veramente.


Programmi tv. Assurdi. La sera in albergo accendevamo la tv. E' piena di programmi tipo Mai dire Banzai, candid camera davvero cattive, e altre robe abbastanza incomprensibili. Una sera ho visto delle tipe molto carine, in costume, che davano da mangiare a dei ragazzi qualcosa che doveva essere davvero schifoso, a giudicare dalle facce che facevano. Mezz'ora così, con le risate finte sotto. Boh.... E poi il mio socio non mi ha propinato un paio di documentari di guerra? Quelli almeno conciliavano il sonno...


Macchinette per le bibite. Sono ovunque, e sono tantissime. Letteralmente, non dovete mai fare più di 100 metri in qualunque direzione per trovarne una. Per strada, nelle stazioni, nei parchi, addirittura nei templi. Ci sono alcune bibite universali (Coca Cola in primis, ma anche Pepsi e 7UP) e molte che non si capisce cosa sono. Più molti tipi di the diversi. Ne ho provati alcuni. Imbevibili. Amarissimi. Alla fine prendevo sempre il Lipton, e anche quello secondo me era più amaro del nostro. Ah, e ho provato la Dr. Pepper, una specie di cola al caramello, dolcissima. Lasciamo perdere... Non ho provato la Fanta Grape, all'uva. Prossima volta. Comunque, nel caldo assurdo che faceva, le abbiamo usate spessissimo. Non ne abbiamo MAI trovata una fuori uso o danneggiata. Efficienza nipponica, sempre.



Macchinette per i biglietti. Qualsiasi tipo di biglietteria è automatizzata. Metropolitana, treni, persino i templi. Qui qualche difficoltà c'è in effetti... non tutte hanno la traduzione in inglese. Però alla fine le abbiamo usate solo per la metro di Kyoto. Per quella di Tokyo avevamo i biglietti bi-giornalieri presi in aeroporto, e per i treni con il Rail Pass basta esibirlo e passare (tranne per lo shinkansen, che è sempre meglio prenotare). Al limite chiedete a qualcuno di aiutarvi.



Water hi-tech. Finalmente ho provato il famoso cesso giapponese, il washlet. Allora, il bidet non esiste. Il water, invece, ha una console con vari pulsanti, da cui potete attivare varie funzioni. Spruzzino dietro (precisissimo) e davanti (più delicato, per le signore). Escono dei beccucci all'uopo da sotto. Potenza del getto regolabile, asse riscaldato, deodorante. Il nostro però non aveva il finto sciacquone. Si, finto. Perché? Semplice, il giappo si vergogna dei suoi rumori corporali, e li copre con il finto sciacquone. Geniale. Ah, e c'è anche il pulsante d'emergenza STOP, che non si sa mai. Questo in foto è quello della nostra camera. Una volta ho usato però il bagno della hall. Entro, e il copriwater si solleva da solo. Fantastico. Faccio le mie cose e alla fine... panico! Il pulsante per lo sciacquone era sulla console, e non a parte come nel nostro. E le scritte tutte in giapponese, niente disegni. Cazzo, e se parte lo spruzzino con ancora tutta la merda dentro? Non ci voglio pensare... mi scosto e premo il pulsante più grosso. Era quello giusto.



Terremoto. Ci siamo beccati anche due terremoti. Uno di grado 6.4, di notte. Esperienza surreale. Ne ho parlato qui. Ho letto che aspettano il Big One a Tokyo, che è in ritardo. Vero che è tutto antisismico, ma nel 1995 a Kobe ci sono stati 5000 morti. Meglio non pensarci.


Minimarket. Anche questi sono ovunque, e aperti H24. Comodissimi, per comprare bottiglie d'acqua da tenere in camera o qualcosa da mangiare a pranzo, se siete in giro e non volete fare un pasto impegnativo. E i cerotti, per le mie vesciche.


Cicale e corvi. Anche in città è pieno. Dei corvacci che fanno un casino... e delle cicale giganti. E per giganti intendo GIGANTI. La foto con la moneta da 50 centesimi di euro rende l'idea. Questa è stata schiacciata per sbaglio da un ragazzo che correva. La cicala ha iniziato a emettere un suono fortissimo, tanto che ci siamo spaventati. Sembrava un antifurto. E soprattutto, non è morta. Vedete un po' voi...



Indicazioni. Per qualsiasi cosa, non c'è problema. C'è sempre un cartello, una mappa, una cartina, un'annuncio sonoro. Anche in caratteri occidentali, almeno nei posti principali. Nonostante quello che si crede, perdersi è davvero difficile. Poche volte ci è capitato di trovare scritte solo in ideogrammi. E lì però sono cazzi... E poi tanti cartelli sono tutti fumettosi, simpaticissimi.



Neon. Tokyo di notte, illuminata da migliaia di neon, è bellissima. Addirittura, il cielo diventa luminescente da quanti ce ne sono. Li adoro...



Affollamento. I giapponesi sono tanti, quasi 130 milioni, cioè il doppio degli italiani in un territorio che invece è grande come l'Italia, ma che è per il 70% montuoso. Per cui ovunque andate c'è sempre una marea di gente. Tutti gentili, precisi, ordinati, fanno la fila, non spingono. Il che rende il tutto più sopportabile. Anche se qualche volta non ne puoi più...



Grattacieli. Ho un debole per i grattacieli. A Tokyo ce ne sono tanti. Saliteci sopra, e guardatela dall'alto. Per esempio sul Tokyo Metropolitan Governement Building, che è gratis, o sulla Mori Tower, a Roppongi, oppure sulla Tokyo Tower. Salite nel tardo pomeriggio, e godetevi il tramonto, e poi la città illuminarsi. E' bellissima.



Megastore di elettronica. Da perderci la testa, tanta è la roba che c'è dentro e che qui in Italia magari fareste molta molta fatica a trovare. Ne ho già parlato qui. Se vi piace il genere, potreste passarci una giornata intera. Metto anche un paio di foto da deformazione professionale :-)



Cellulari. Onnipresenti, e tutti uguali. Modelli mai visti qui. Quasi tutti hanno quello a conchiglia, o l'iPhone, diffusissimo. E non li sentite mai suonare. In due settimane ne ho sentito squillare uno, e il tizio è corso fuori dalla carrozza del treno quasi vergognandosi. Comunque ce li hanno sempre in mano, per mandare SMS o giocare, poco per telefonare. Ho cercato di sbirciare uno di fianco a me in metro per capire come fanno a scrivere gli SMS con gli ideogrammi (che sono migliaia). Non ho capito.


Crocs. Si dice che quando una moda finisce anche in Giappone, allora è davvero finita in tutto il mondo. Ecco, qui un sacco di gente andava ancora in giro con le Crocs.


Avvolgiombrelli e portaombrelli. Geniali. Siccome piove spesso, i giapponesi si portano spesso dietro l'ombrello. E vuoi entrare in un negozio sgocciolando dappertutto? Certo che no... basta usare l'apposito avvolgiombrelli che si trova all'ingresso. E' una macchinetta con la quale in tre secondi infilate l'ombrello in una busta di plastica, senza doverla toccare. Quando uscite la togliete, e via. Fuori dall'hotel, invece, c'era questa fantastica griglia portaombrelli, con tanto di lucchettini e combinazione.



Cavi elettrici. E' l'unica cosa inspiegabile. In un posto dove tutto è organizzato, efficiente, puntuale, l'unica cosa stranissima è la gestione della rete elettrica. Pali ovunque e cavi che passano in aria e disegnano grovigli assurdi, intrecci, ammassi. Specialmente a Kyoto. Mah...


Ah, quanti ricordi...